Ustica è un’isola vulcanica posizionata a circa 40 km dalla costa di Palermo e si trova a ovest dell’arco eoliano, a circa 100 km dalla più vicina isola di Alicudi. L’occupazione dell’isola risale al Neolitico medio, quando Ustica diviene probabilmente un centro di snodo per scambio e lavorazione dell’ossidiana di Lipari. L’occupazione durante l’età del Rame è attestata non solo nelle grotte San Francesco e Azzurra, sul versante meridionale dell’isola, ma anche nel Piano dei Cardoni, con materiali dell’età del Rame iniziale e media. L’isola è sicuramente abitata tra la fine del Bronzo medio e il Bronzo recente, come testimoniato dall’importante presenza del Villaggio fortificato dei Faraglioni. Le fasi tra la fine dell’età del Rame e gli inizi dell’età del Bronzo sono invece meno note, con pochi rinvenimenti sparsi per l’isola e la presenza di tombe a grotticella nella parte sommitale della cd. Culunnedda, sulla dorsale orientale di M. Guardia dei Turchi. In questa contrada, in seguito al ritrovamento fortuito da parte di un cacciatore, Giovanni Mannino e Vito Ailara, conoscitori dell’isola e ispettori onorari della Soprintendenza di Palermo, esplorarono nel 1979 alcune tombe a grotticella con pozzetto di accesso laterale, per un totale di 4 celle funerarie (A, B, C e D). Queste conservavano al loro interno solo pochi materiali (pozzetti delle celle A, C e D), mentre la tomba B era del tutto priva di resti archeologici, fatta eccezione per qualche frammento di ossa non determinabile. Un’altra struttura, non segnalata dagli autori nella pubblicazione e parzialmente erosa, si trova poco più a Est e viene qui definita tomba E. La struttura delle tombe è costituita da un pozzetto di ingresso di circa cm 50-70 di profondità e una cella emisferica di circa 1/1.20 m di diametro. Gli studiosi attribuirono le sepolture alla “facies di Capo Graziano” per la presenza di frammenti ceramici con linee incise verticali parallele. Grazie al supporto del Museo Archeologico Regionale “A. Salinas”, sono stati ridisegnati e fotografati i materiali raccolti alla fine degli anni ’70, per potere interpretare meglio il contesto e inserirlo nel più ampio quadro delle dinamiche basso-insulari del Tirreno alla fine dell’età del Rame.

Claudia Speciale, G.B. (2022). Contrada Culunnedda (Ustica, PA). NOTIZIARIO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA, 8(2), 76-79.

Contrada Culunnedda (Ustica, PA)

Alessandra Magrì
2022

Abstract

Ustica è un’isola vulcanica posizionata a circa 40 km dalla costa di Palermo e si trova a ovest dell’arco eoliano, a circa 100 km dalla più vicina isola di Alicudi. L’occupazione dell’isola risale al Neolitico medio, quando Ustica diviene probabilmente un centro di snodo per scambio e lavorazione dell’ossidiana di Lipari. L’occupazione durante l’età del Rame è attestata non solo nelle grotte San Francesco e Azzurra, sul versante meridionale dell’isola, ma anche nel Piano dei Cardoni, con materiali dell’età del Rame iniziale e media. L’isola è sicuramente abitata tra la fine del Bronzo medio e il Bronzo recente, come testimoniato dall’importante presenza del Villaggio fortificato dei Faraglioni. Le fasi tra la fine dell’età del Rame e gli inizi dell’età del Bronzo sono invece meno note, con pochi rinvenimenti sparsi per l’isola e la presenza di tombe a grotticella nella parte sommitale della cd. Culunnedda, sulla dorsale orientale di M. Guardia dei Turchi. In questa contrada, in seguito al ritrovamento fortuito da parte di un cacciatore, Giovanni Mannino e Vito Ailara, conoscitori dell’isola e ispettori onorari della Soprintendenza di Palermo, esplorarono nel 1979 alcune tombe a grotticella con pozzetto di accesso laterale, per un totale di 4 celle funerarie (A, B, C e D). Queste conservavano al loro interno solo pochi materiali (pozzetti delle celle A, C e D), mentre la tomba B era del tutto priva di resti archeologici, fatta eccezione per qualche frammento di ossa non determinabile. Un’altra struttura, non segnalata dagli autori nella pubblicazione e parzialmente erosa, si trova poco più a Est e viene qui definita tomba E. La struttura delle tombe è costituita da un pozzetto di ingresso di circa cm 50-70 di profondità e una cella emisferica di circa 1/1.20 m di diametro. Gli studiosi attribuirono le sepolture alla “facies di Capo Graziano” per la presenza di frammenti ceramici con linee incise verticali parallele. Grazie al supporto del Museo Archeologico Regionale “A. Salinas”, sono stati ridisegnati e fotografati i materiali raccolti alla fine degli anni ’70, per potere interpretare meglio il contesto e inserirlo nel più ampio quadro delle dinamiche basso-insulari del Tirreno alla fine dell’età del Rame.
2022
Claudia Speciale, G.B. (2022). Contrada Culunnedda (Ustica, PA). NOTIZIARIO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA, 8(2), 76-79.
Claudia Speciale, Giuseppina Battaglia, Nunzia Larosa, Alessandra Magrì
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