Le narrazioni che nel corso del tempo hanno costruito le immaginazioni geografiche sono state ancorate a un quadro di rappresentazioni egemoni che hanno limitato la possibilità di costruire fabulazioni (Haraway, 2019). Per questo motivo e muovendo dalle mosse del creative turn (Hawkins, 2019), il contributo vuole presentare il racconto di un’esperienza personale e collettiva che rimanda ai due viaggi intrapresi da Michele Rech (alias Zerocalcare) fra il 2014 e il 2015, all’interno del progetto “Rojava calling”. Il “non-reportage” di Kobane Calling, restituito nella forma del graphic novel, è infatti guidato da un bisogno di partecipazione e testimonianza contribuendo alla costruzione di un attivismo critico e informato. La partecipazione diretta alle vicende di un’area geografica e di una popolazione che sfuggono ai nostri modelli di spazialità diventa l’occasione per produrre un’immedesimazione (Davies, 2017) nelle vicende narrate. È in questo contesto che l’immaginazione cartografica dominante si fa incerta, i centri si moltiplicano attraverso il movimento e le performance dei corpi: “Space is a kind of becoming […] space is a performance” (Dittmer e Latham, 2015, 431). Da questa prospettiva Kobane Calling costruisce una nuova immaginazione geografica fatta di domande, pezzi di esperienza e dalla somma di traiettorie e percorsi che riproducono la fabulazione di un diverso mosaico spaziale.

Lo spacing di Kobane Calling e il suo mosaico spaziale

emanuele frixa
2023

Abstract

Le narrazioni che nel corso del tempo hanno costruito le immaginazioni geografiche sono state ancorate a un quadro di rappresentazioni egemoni che hanno limitato la possibilità di costruire fabulazioni (Haraway, 2019). Per questo motivo e muovendo dalle mosse del creative turn (Hawkins, 2019), il contributo vuole presentare il racconto di un’esperienza personale e collettiva che rimanda ai due viaggi intrapresi da Michele Rech (alias Zerocalcare) fra il 2014 e il 2015, all’interno del progetto “Rojava calling”. Il “non-reportage” di Kobane Calling, restituito nella forma del graphic novel, è infatti guidato da un bisogno di partecipazione e testimonianza contribuendo alla costruzione di un attivismo critico e informato. La partecipazione diretta alle vicende di un’area geografica e di una popolazione che sfuggono ai nostri modelli di spazialità diventa l’occasione per produrre un’immedesimazione (Davies, 2017) nelle vicende narrate. È in questo contesto che l’immaginazione cartografica dominante si fa incerta, i centri si moltiplicano attraverso il movimento e le performance dei corpi: “Space is a kind of becoming […] space is a performance” (Dittmer e Latham, 2015, 431). Da questa prospettiva Kobane Calling costruisce una nuova immaginazione geografica fatta di domande, pezzi di esperienza e dalla somma di traiettorie e percorsi che riproducono la fabulazione di un diverso mosaico spaziale.
2023
Oltre la Globalizzazione – Narrazioni/Narratives
307
312
emanuele frixa
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