Nel decennale della sua scomparsa (31 marzo 2012), la casa Usher ripubblica uno dei libri più conosciuti e tradotti di Omar Calabrese: L’età neobarocca, uscito nel 1987 per le edizioni Laterza, con un’introduzione di Francesco Casetti, Sterling Professor a Yale e un ricordo di Claudio Castellacci, amico e giornalista (€ 20). Stendere alcune note in occasione della ristampa di L’età neobarocca di Omar Calabrese a dieci anni dalla sua dipartita è senza dubbio un lavoro di responsabilità, anche perché questo è il libro che ha dato una notorietà internazionale al suo autore e che continua a manifestare tuttora una sua grande vitalità. Le pagine che il lettore può ritrovare appartengono a un libro che può essere definito vintage, dove però il termine va inteso nel suo originario significato e non tanto in relazione al suo anno di pubblicazione, ben trentacinque anni fa. Il libro, evitando gerarchie di opere, conduce il lettore in un viaggio attraverso la cultura degli anni ottanta del secolo scorso, e termina con una considerazione sulla valutazione e sulla forma classica. Gli oggetti che Calabrese mette al centro della sua attenzione sono considerati come fenomeni dotati di una forma o di una struttura soggiacente, al fine di individuare tratti comuni in oggetti anche molto disparati e senza rapporto di causa-effetto fra di loro. “Il che equivale a dire che bisogna costruirli come oggetti teorici. La validità fuori dal tempo del libro L’età neobarocca consiste nel fatto che Calabrese ha intercettato il gusto della società di allora e ha messo a punto un metodo di indagine fatto di categorie oppositive, di considerazioni plastiche. Un metodo che ancora oggi può aiutare nell’indagine dei fenomeni della contemporaneità. L’idea forte da cui partiva Calabrese era la constatazione, per certi versi ancora oggi ‘sconvolgente’, di una uniformità stilistica in grado di travalicare i confini abituali dell’estetica, includendo sotto il termine neobarocco non solo la produzione propriamente artistica – visiva, musicale, letteraria, teatrale, ecc. – ma anche quella mediatica, in particolare televisiva, nonché i fumetti, le canzoni, senza peraltro tralasciare le teorie scientifiche e filosofiche che allora erano al centro del dibattito culturale,[6] mettendo così a punto quella che è stata definita un’“estetica sociale”.[7] È tuttavia un’idea che non nasce ex novo e ex nihilo, ma che – come il più delle volte succede – ha nobili precedenti. Il più immediato è Miti d’oggi di Roland Barthes, uscito nel 1957, dove il raffinato intellettuale francese analizza la cultura di massa del periodo: dai dischi volanti allo striptease, dal “nuovo Nautilus” (la leggendaria DS 19 della Citroën) al Tour de France, da Marlon Brando a Greta Garbo, al music-hall, ecc.; al quale occorre subito aggiungere Diario minimo del 1963 di Umberto Eco, con la sua irresistibile Fenomenologia di Mike Buongiorno. Se è vero che il neobarocco continua a esistere, è altrettanto vero che “ritmo e ripetizione”, “limite ed eccesso”, “instabilità e metamorfosi”, “disordine e caos”, “complessità e dissipazione”, “distorsione e perversione” (categorie che Calabrese utilizza) restano oggi categorie ancora valide, addirittura portate a una vera e propria esplosione, senza che per questo venga completamente meno la dimensione tradizionale del classico.

Neobarocco contemporaneo / Lucia Corrain. - ELETTRONICO. - 30 marzo 2022:(2022), pp. 1-9.

Neobarocco contemporaneo

Lucia Corrain
2022

Abstract

Nel decennale della sua scomparsa (31 marzo 2012), la casa Usher ripubblica uno dei libri più conosciuti e tradotti di Omar Calabrese: L’età neobarocca, uscito nel 1987 per le edizioni Laterza, con un’introduzione di Francesco Casetti, Sterling Professor a Yale e un ricordo di Claudio Castellacci, amico e giornalista (€ 20). Stendere alcune note in occasione della ristampa di L’età neobarocca di Omar Calabrese a dieci anni dalla sua dipartita è senza dubbio un lavoro di responsabilità, anche perché questo è il libro che ha dato una notorietà internazionale al suo autore e che continua a manifestare tuttora una sua grande vitalità. Le pagine che il lettore può ritrovare appartengono a un libro che può essere definito vintage, dove però il termine va inteso nel suo originario significato e non tanto in relazione al suo anno di pubblicazione, ben trentacinque anni fa. Il libro, evitando gerarchie di opere, conduce il lettore in un viaggio attraverso la cultura degli anni ottanta del secolo scorso, e termina con una considerazione sulla valutazione e sulla forma classica. Gli oggetti che Calabrese mette al centro della sua attenzione sono considerati come fenomeni dotati di una forma o di una struttura soggiacente, al fine di individuare tratti comuni in oggetti anche molto disparati e senza rapporto di causa-effetto fra di loro. “Il che equivale a dire che bisogna costruirli come oggetti teorici. La validità fuori dal tempo del libro L’età neobarocca consiste nel fatto che Calabrese ha intercettato il gusto della società di allora e ha messo a punto un metodo di indagine fatto di categorie oppositive, di considerazioni plastiche. Un metodo che ancora oggi può aiutare nell’indagine dei fenomeni della contemporaneità. L’idea forte da cui partiva Calabrese era la constatazione, per certi versi ancora oggi ‘sconvolgente’, di una uniformità stilistica in grado di travalicare i confini abituali dell’estetica, includendo sotto il termine neobarocco non solo la produzione propriamente artistica – visiva, musicale, letteraria, teatrale, ecc. – ma anche quella mediatica, in particolare televisiva, nonché i fumetti, le canzoni, senza peraltro tralasciare le teorie scientifiche e filosofiche che allora erano al centro del dibattito culturale,[6] mettendo così a punto quella che è stata definita un’“estetica sociale”.[7] È tuttavia un’idea che non nasce ex novo e ex nihilo, ma che – come il più delle volte succede – ha nobili precedenti. Il più immediato è Miti d’oggi di Roland Barthes, uscito nel 1957, dove il raffinato intellettuale francese analizza la cultura di massa del periodo: dai dischi volanti allo striptease, dal “nuovo Nautilus” (la leggendaria DS 19 della Citroën) al Tour de France, da Marlon Brando a Greta Garbo, al music-hall, ecc.; al quale occorre subito aggiungere Diario minimo del 1963 di Umberto Eco, con la sua irresistibile Fenomenologia di Mike Buongiorno. Se è vero che il neobarocco continua a esistere, è altrettanto vero che “ritmo e ripetizione”, “limite ed eccesso”, “instabilità e metamorfosi”, “disordine e caos”, “complessità e dissipazione”, “distorsione e perversione” (categorie che Calabrese utilizza) restano oggi categorie ancora valide, addirittura portate a una vera e propria esplosione, senza che per questo venga completamente meno la dimensione tradizionale del classico.
2022
Neobarocco contemporaneo / Lucia Corrain. - ELETTRONICO. - 30 marzo 2022:(2022), pp. 1-9.
Lucia Corrain
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/960049
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