Nel presente intervento ci si soffermerà sulla storia delle traduzioni del poema nell’Ottocento, che sarà esaminata secondo le tre fasi dello sviluppo dell’arte traduttiva nella Russia dell’epoca individuate da Yurij Levin (2013). Alla prima fase (tra gli anni Dieci e gli anni Trenta) corrisponde la scoperta di Dante da parte dei poeti romantici che si immedesimano nel protagonista del poema sentendosi attratti dalle tragiche immagini dell’Inferno. In questo periodo le traduzioni della Commedia vengono eseguite nell’intento di arricchire la giovane letteratura russa con delle nuove strutture metriche e stilistiche e fungono da sostegno nelle discussioni teoriche dei traduttori sullo stile della lingua letteraria e sulla poesia nazionale. Alla seconda fase, fino agli anni Sessanta, quando nascono anche in Russia le prime teorie traduttive, corrispondono gli sviluppi iniziali degli studi danteschi nel paese. In questo periodo Dmitrij Min (1855) realizza la prima traduzione “dotta” della Commedia, corredata da prefazione, commenti e appendici. Non si tratta più di influenzare il sistema poetico nazionale per mezzo della poesia dantesca bensì, al contrario, di arricchire la traduzione con alcuni mezzi espressivi dei poeti russi. L’opera del traduttore verrà considerata nel contesto sociale reazionario degli ultimi anni del regno di Nicola I, quando nel paese si aggrava il controllo della censura, e la traduzione di Min deve condividere la sorte dei poemi religiosi originali proibiti per il loro carattere “blasfemo”. Alla terza fase (tra gli anni Settanta e Novanta, epoca della volgarizzazione dell’arte traduttiva nel paese) corrisponde la diffusione dell’interesse per l’opera dantesca anche tra i non letterati e i non studiosi. In questo periodo vengono pubblicate alcune traduzioni bizzarre della Commedia non sempre eseguite da poeti: tra i “riscrittori” di Dante vanno menzionati, infatti, mercanti, banchieri e persino un senatore, Sergej Zarudnyj, ricordato per il suo contributo fondamentale nelle riforme giuridiche conseguenti all’abolizione della servitù della gleba nel 1861. La traduzione dell’Inferno viene eseguita nel periodo della controriforma reazionaria, quando le speranze dei progressisti rimangono deluse. Legislatore e progressista convinto, Zarudnyj integra la traduzione con le proprie riflessioni sul significato delle pene infernali e antepone ai canti epigrafi tratte dal codice legislativo russo, dedicando l’opera al re Umberto.
kristina landa (2021). Le traduzioni di Dante nella Russia dell’Ottocento: dagli esperimenti formali alla scoperta del messaggio civile della Commedia. Milano : Biblioteca Ambrosiana.
Le traduzioni di Dante nella Russia dell’Ottocento: dagli esperimenti formali alla scoperta del messaggio civile della Commedia
kristina landa
Primo
2021
Abstract
Nel presente intervento ci si soffermerà sulla storia delle traduzioni del poema nell’Ottocento, che sarà esaminata secondo le tre fasi dello sviluppo dell’arte traduttiva nella Russia dell’epoca individuate da Yurij Levin (2013). Alla prima fase (tra gli anni Dieci e gli anni Trenta) corrisponde la scoperta di Dante da parte dei poeti romantici che si immedesimano nel protagonista del poema sentendosi attratti dalle tragiche immagini dell’Inferno. In questo periodo le traduzioni della Commedia vengono eseguite nell’intento di arricchire la giovane letteratura russa con delle nuove strutture metriche e stilistiche e fungono da sostegno nelle discussioni teoriche dei traduttori sullo stile della lingua letteraria e sulla poesia nazionale. Alla seconda fase, fino agli anni Sessanta, quando nascono anche in Russia le prime teorie traduttive, corrispondono gli sviluppi iniziali degli studi danteschi nel paese. In questo periodo Dmitrij Min (1855) realizza la prima traduzione “dotta” della Commedia, corredata da prefazione, commenti e appendici. Non si tratta più di influenzare il sistema poetico nazionale per mezzo della poesia dantesca bensì, al contrario, di arricchire la traduzione con alcuni mezzi espressivi dei poeti russi. L’opera del traduttore verrà considerata nel contesto sociale reazionario degli ultimi anni del regno di Nicola I, quando nel paese si aggrava il controllo della censura, e la traduzione di Min deve condividere la sorte dei poemi religiosi originali proibiti per il loro carattere “blasfemo”. Alla terza fase (tra gli anni Settanta e Novanta, epoca della volgarizzazione dell’arte traduttiva nel paese) corrisponde la diffusione dell’interesse per l’opera dantesca anche tra i non letterati e i non studiosi. In questo periodo vengono pubblicate alcune traduzioni bizzarre della Commedia non sempre eseguite da poeti: tra i “riscrittori” di Dante vanno menzionati, infatti, mercanti, banchieri e persino un senatore, Sergej Zarudnyj, ricordato per il suo contributo fondamentale nelle riforme giuridiche conseguenti all’abolizione della servitù della gleba nel 1861. La traduzione dell’Inferno viene eseguita nel periodo della controriforma reazionaria, quando le speranze dei progressisti rimangono deluse. Legislatore e progressista convinto, Zarudnyj integra la traduzione con le proprie riflessioni sul significato delle pene infernali e antepone ai canti epigrafi tratte dal codice legislativo russo, dedicando l’opera al re Umberto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.