Una chiave per entrare, in punta di piedi, dentro Dacci questo veleno!

Il presente volume nasce da un’occasione didattica. Quando era maestro elementare Faeti fece un esperimento: introdusse in una classe quinta il fumetto come medium da studiare e analizzare insieme, attraverso la presentazione e la lettura dei suoi migliori esempi, titoli, autori. Lo fece non solo per mettere in atto con i suoi allievi esperienze che oggi chiameremmo di visual literacy, cioè di alfabetizzazione visiva. Lo fece anche e soprattutto per fornire ai bambini un’opportunità in più di esprimersi, per regalare loro il fumetto come possibilità, oltre al componimento, alla poesia, ad altri tipi di testo. Il fumetto è un linguaggio che, dopo averlo esplorato e conosciuto, pensava Faeti, poteva essere dai bambini e dalle bambine personalmente usato. E così è stato: i suoi allievi lo usarono, inaspettatamente per dire cose che si potevano dire meglio, o forse solo, attraverso quel medium. I fumetti prodotti in classe dai bambini, e soprattutto dalle bambine di cui era maestro, erano caratterizzati da trame i cui echi sembravano giungere da molto lontano, da zone remote e rimosse della storia, della cronaca, della finzione con cui le bambine non erano venute a contatto personalmente, ma di cui si erano fatte in qualche modo e comunque testimoni. Come maestro, Faeti raccoglie i prodotti creati in classe e registra stupito questo fatto; come studioso, inizia a ricercare, a leggere, a riflettere, ad abbozzare uno schema di lavoro intellettuale utile in qualche modo a decifrare. Come stanno insieme bambine, fumetto e trame domestiche tra il rosa, il noir e l’orrore? Lo si può comprendere solo provando ad approfondire tutte queste dimensioni, una dopo l’altra, e lasciando che dallo scavo di ciascuna emergano gli elementi che forse le legano, che rimandano l’una all’altra, che ritornano in tutte, dando senso a quella che altrimenti sembrerebbe una strana combinazione.