Spazi claustrali e costruzioni di senso. Il campo attraverso la rappresentazione fotografica di Franco Zecchin

The monastery is first of all a place, characterized by defined and characterized spatialities. In the process of building the configuration of cloistered community life, silent and marked by structured times, the acquisition of verbal and corporal silencing techniques certainly comes into play, but also and above all the quality of the spatial forms, and consequently their design. , material and symbolic. Cloistered spatiality, as it presents itself in Carmelite monastic practice, seems to be characterized by some recurring elements that the nuns constantly undertake to build and maintain: delimitation, exclusivity and fixity. These elements guarantee a silent condition, of absence of words and rhythmic movement. The positioning and trajectories of use of the objects are linked to the mystical-religious perceptive fields of the nuns and draw the interpretative map of their religious feelings. In this article I intend to analyse, through the photographic representation of Franco Zecchin, how the monastic spatial forms construct the daily life of the nuns who inhabit them and above all how they orient, through some trajectories of meaning, spirituality within the interpretative framework of life that they they gave themselves.

Il monastero è prima di tutto luogo, caratterizzato da spazialità definite e caratterizzate. Nel processo di costruzione della configurazione di vita comunitaria claustrale, silenziosa e scandita da tempi strutturati, entra in gioco di certo l’acquisizione di tecniche di silenziamento verbale e corporale, ma anche e soprattutto la qualità delle forme spaziali, e di conseguenza la loro progettazione, materiale e simbolica. La spazialità claustrale, così come si presenta nella prassi monastica carmelitana, sembra caratterizzarsi per alcuni elementi ricorrenti che costantemente le religiose si impegnano a costruire e a mantenere: la delimitazione, l’esclusività e la fissità. Tali elementi garantiscono una condizione silenziosa, di assenza di parola e di movimento ritmato. Il posizionamento e le traiettorie di utilizzo degli oggetti sono legati agli ambiti percettivi mistico-religiosi delle monache e disegnano la mappa interpretativa del loro sentire religioso. In questo articolo intendo analizzare, attraverso la rappresentazione fotografica di Franco Zecchin, come le forme spaziali monastiche costruiscano la quotidianità delle religiose che le abitano e soprattutto come orientino, attraverso alcune traiettorie di senso, la spiritualità all’interno del quadro interpretativo di vita che esse si sono date.