Il presente articolo si occupa di processi giudiziari che vedono le donne come protagoniste di reati di violenza nella Bologna tardomedievale. Attraverso un’analisi a tappeto delle buste della serie dei giudici ad maleficia – tribunale responsabile per i reati con-siderati più dannosi alla collettività – relative soprattutto alla prima metà del Trecento e custodite presso l’Archivio di Stato di Bologna, la trattazione cerca di ricostruire questi processi nel dettaglio, estraendone gli elementi impiegati nella qualificazione della violenza femminile attiva. Paragonando con altre fonti, quali gli statuti cittadini, le diverse sfumature di questi reati, così come i precisi spazi della loro attuazione, gli oggetti e soggetti in essi coinvolti, si tenta di capire qual era l’atteggiamento delle au-torità nei confronti di queste donne violente e i momenti in cui questi comportamenti diventavano un problema da affrontare in una sede così pubblica come il tribunale. Una delle ipotesi avanzate nell’articolo è l’esistenza di precisi parametri con cui veni-va valutata la violenza delle donne nel periodo, in base ai quali si configurava un campo di violenza consentita a questi soggetti.
Edward Loss (2023). Tra violenza consentita e violenza vietata: processi contro donne violente nella Bologna del trecento. SOCIETÀ E STORIA, 2023(182), 723-744 [10.3280/SS2023-182003].
Tra violenza consentita e violenza vietata: processi contro donne violente nella Bologna del trecento
Edward Loss
2023
Abstract
Il presente articolo si occupa di processi giudiziari che vedono le donne come protagoniste di reati di violenza nella Bologna tardomedievale. Attraverso un’analisi a tappeto delle buste della serie dei giudici ad maleficia – tribunale responsabile per i reati con-siderati più dannosi alla collettività – relative soprattutto alla prima metà del Trecento e custodite presso l’Archivio di Stato di Bologna, la trattazione cerca di ricostruire questi processi nel dettaglio, estraendone gli elementi impiegati nella qualificazione della violenza femminile attiva. Paragonando con altre fonti, quali gli statuti cittadini, le diverse sfumature di questi reati, così come i precisi spazi della loro attuazione, gli oggetti e soggetti in essi coinvolti, si tenta di capire qual era l’atteggiamento delle au-torità nei confronti di queste donne violente e i momenti in cui questi comportamenti diventavano un problema da affrontare in una sede così pubblica come il tribunale. Una delle ipotesi avanzate nell’articolo è l’esistenza di precisi parametri con cui veni-va valutata la violenza delle donne nel periodo, in base ai quali si configurava un campo di violenza consentita a questi soggetti.File | Dimensione | Formato | |
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