Per portata ed effetti, la pandemia da COVID-19 ha favorito l’affermarsi di una diversa e maggiore consapevolezza del livello di preparazione giuridica necessario per fronteggiare le future crisi sanitarie. L’insufficiente numero di posti letto e unità di terapia intensiva, la penuria di infermieri e dottori e la scarsa familiarità con gli strumenti di sanità digitale hanno esacerbato gli effetti negativi della crisi e portato alla rapida chiusura delle frontiere da parte degli Stati membri. Non sorprende, quindi, che il nuovo quadro di risposta emergenziale riservi un’attenzione particolare alla libera circolazione delle cosiddette professioni critiche, tra cui figurano gli operatori sanitari. Il presente contributo si concentra sul regime applicabile a questa categoria di lavoratori. Le soluzioni elaborate durante la pandemia sono state in larga parte codificate nel diritto interno, ma non mancano novità di rilievo e non possono escludersi interventi in materia di riconoscimento automatico delle professioni sanitarie. Sebbene talune delle iniziative considerate siano ancora in fase di approvazione, la traiettoria disegnata dal legislatore va decisamente nel senso di una codificazione normativa dell’esperienza pandemica e di una marcata sovranazionalizzazione della tutela della salute pubblica. Nelle conclusioni verranno quindi svolte alcune riflessioni di più ampio respiro sul ruolo centrale degli operatori sanitari nell’istituenda Unione europea della salute e sull’esigenza di continuare in questa direzione, eventualmente anche tramite una modifica dei trattati.
Giacomo Di Federico (2023). Unione europea della salute, emergenze e professioni critiche: verso una disciplina ad hoc per gli operatori sanitari?. EUROJUS, 10(4), 147-163.
Unione europea della salute, emergenze e professioni critiche: verso una disciplina ad hoc per gli operatori sanitari?
Giacomo Di Federico
2023
Abstract
Per portata ed effetti, la pandemia da COVID-19 ha favorito l’affermarsi di una diversa e maggiore consapevolezza del livello di preparazione giuridica necessario per fronteggiare le future crisi sanitarie. L’insufficiente numero di posti letto e unità di terapia intensiva, la penuria di infermieri e dottori e la scarsa familiarità con gli strumenti di sanità digitale hanno esacerbato gli effetti negativi della crisi e portato alla rapida chiusura delle frontiere da parte degli Stati membri. Non sorprende, quindi, che il nuovo quadro di risposta emergenziale riservi un’attenzione particolare alla libera circolazione delle cosiddette professioni critiche, tra cui figurano gli operatori sanitari. Il presente contributo si concentra sul regime applicabile a questa categoria di lavoratori. Le soluzioni elaborate durante la pandemia sono state in larga parte codificate nel diritto interno, ma non mancano novità di rilievo e non possono escludersi interventi in materia di riconoscimento automatico delle professioni sanitarie. Sebbene talune delle iniziative considerate siano ancora in fase di approvazione, la traiettoria disegnata dal legislatore va decisamente nel senso di una codificazione normativa dell’esperienza pandemica e di una marcata sovranazionalizzazione della tutela della salute pubblica. Nelle conclusioni verranno quindi svolte alcune riflessioni di più ampio respiro sul ruolo centrale degli operatori sanitari nell’istituenda Unione europea della salute e sull’esigenza di continuare in questa direzione, eventualmente anche tramite una modifica dei trattati.File | Dimensione | Formato | |
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