Negli anni in cui si rafforza il culto di Imelde Lambertini (1826) e di Elena Duglioli (1828) e si intensificano gli studi sulle illustri artiste bolognesi (Gaetano Giordani 1832), anche la figura di Caterina Vigri (1413-1463), monaca e miniatrice al Corpus Domini di Bologna, gode di rinnovata attenzione: la riapertura dell’Accademia Nazionale di Belle Arti (1804), dopo la chiusura della Clementina, rinverdisce l’interesse per la Santa che era stata nominata tutelare della maggiore istituzione bolognese per le belle arti. All’interno dell’Accademia di Belle Arti un ruolo di spicco è riservato al conte Antonio Bolognini Amorini, autore fra l’altro di un’edizione aggiornata della "Felsina pittrice" di Carlo Cesare Malvasia. La figlia del nobile letterato, Barbara, è pittrice dilettante e dipinge in collaborazione col maestro Pietro Fancelli una pala per la chiesa della Villa di campagna a Castelmaggiore, in cui raffigura la "Vergine col Bambino e i Santi Camillo de Lellis e Caterina Vigri" (1837). La scelta del contenuto iconografico risponde a precise esigenze. Se San Camillo è patrono della famiglia del marito di Barbara, i Salina, Santa Caterina Vigri è scelta dall’autrice della pala come emblema di un personale percorso di cultura e fede, divenendo modello intellettuale e devozionale in cui proiettare la propria identità. Ricostruendo l’immagine della Santa che fu, come lei, pittrice, Barbara medita sulla propria condizione di donna e di artista.

I. Graziani (2004). Barbara Bolognini Amorini e il culto di Caterina Vigri nel XIX secolo. FIRENZE : Sismel-Edizioni del Galluzzo.

Barbara Bolognini Amorini e il culto di Caterina Vigri nel XIX secolo

GRAZIANI, IRENE
2004

Abstract

Negli anni in cui si rafforza il culto di Imelde Lambertini (1826) e di Elena Duglioli (1828) e si intensificano gli studi sulle illustri artiste bolognesi (Gaetano Giordani 1832), anche la figura di Caterina Vigri (1413-1463), monaca e miniatrice al Corpus Domini di Bologna, gode di rinnovata attenzione: la riapertura dell’Accademia Nazionale di Belle Arti (1804), dopo la chiusura della Clementina, rinverdisce l’interesse per la Santa che era stata nominata tutelare della maggiore istituzione bolognese per le belle arti. All’interno dell’Accademia di Belle Arti un ruolo di spicco è riservato al conte Antonio Bolognini Amorini, autore fra l’altro di un’edizione aggiornata della "Felsina pittrice" di Carlo Cesare Malvasia. La figlia del nobile letterato, Barbara, è pittrice dilettante e dipinge in collaborazione col maestro Pietro Fancelli una pala per la chiesa della Villa di campagna a Castelmaggiore, in cui raffigura la "Vergine col Bambino e i Santi Camillo de Lellis e Caterina Vigri" (1837). La scelta del contenuto iconografico risponde a precise esigenze. Se San Camillo è patrono della famiglia del marito di Barbara, i Salina, Santa Caterina Vigri è scelta dall’autrice della pala come emblema di un personale percorso di cultura e fede, divenendo modello intellettuale e devozionale in cui proiettare la propria identità. Ricostruendo l’immagine della Santa che fu, come lei, pittrice, Barbara medita sulla propria condizione di donna e di artista.
2004
La Santa e la città, Atti del Convegno
295
308
I. Graziani (2004). Barbara Bolognini Amorini e il culto di Caterina Vigri nel XIX secolo. FIRENZE : Sismel-Edizioni del Galluzzo.
I. Graziani
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