Nella città di Cesena a partire dal 1700 si aveva la presenza di quattro macelli, distinti in funzione della carne che veniva commercializzata al loro interno. Nel 1794, furono ridotti a due destinati ad animali di valore commerciale distinti in analogia a quelli precedenti. A seguito del regolamento nazionale del 1889, che imponeva ad ogni borgo o città con un numero superiore a 6.000 abitanti, di disporre di almeno un macello pubblico, nel 1891 fu costruito un nuovo macello pubblico con ubicazione diversa dal precedente, al di fuori delle mura cittadine. Nel Settecento, era presente a Cesena un pelatoio pubblico, presso il quale era fatto obbligo macellare gli animali di grossa taglia. La struttura era situata nell’area della città corrispondente all’odierna Via Quattordici, presso le mura cittadine, dove si trova ancora oggi la Portaccia (o Portazza) di Sant'Agostino, all’epoca denominata Porta di Santa Maria, da dove tuttora fa il suo ingresso nella città di Cesena il torrente Cesuola. Il mattatoio era collegato ai mercati del bestiame che, oltre allo scambio di bovini, cavalli e asini da riproduzione, rivestiva la funzione di approvvigionamento di carne per gli abitanti dei centri urbani. Gli animali, dopo le contrattazioni, erano infatti condotti nel pelatoio pubblico dotato di attrezzature necessarie all’abbattimento e in grado di garantire la salubrità delle carni. Nella seconda metà dell’Ottocento, l’incremento del numero di macellazioni all’interno del mattatoio determinò numerosi problemi organizzativi soprattutto in relazione alla gestione degli scarti e delle acque reflue. Sui periodici dell’epoca, numerosi articoli segnalano infatti i disagi derivanti dalla diffusione dei cattivi odori, dovuti allo scarico delle acque reflue e dei residui della macellazione nel torrente Cesuola, che dalla Portaccia attraversava la città di Cesena. I primi progetti per la costruzione del nuovo Macello risalgono al 1870. La difficoltà di individuare un’area idonea e gli elevati costi richiesti per la realizzazione dell’opera ritardarono, però, la sua realizzazione. Su pressione della popolazione e in relazione al nuovo quadro normativo, nacque la proposta di trasferire fuori dal centro storico di Cesena tutte le attività insalubri, tra cui c'erano la macellazione degli animali e la vendita del bestiame. Nella seduta del Consiglio Comunale del 21 luglio 1890, fu finalmente approvato il progetto predisposto dall’ing. Zannoni per la costruzione del nuovo Macello pubblico, per il quale fu scelta una zona oltre le mura cittadine nei pressi di Porta Trova, nell’area situata nell’odierna Via Mulini. Nel 1890, il Comune di Cesena assunse la decisione di chiedere un prestito alla Cassa Depositi e Prestiti del Regno d’Italia pari a Lire 86.500. I lavori di costruzione furono piuttosto rapidi e l’inaugurazione avvenne il 15 novembre del 1891. Agli inizi del XX secolo, il numero di animali macellati era pari a 500-550 animali al mese, come testimoniato dalle stime riportate sui periodici dell’epoca, di gran lunga superiore, quindi, a quello registrato nel Macello vecchio. In particolare, venivano macellati per lo più suini, mentre durante le festività pasquali o natalizie aumentava il numero di agnelli macellati. Il Macello pubblico ha continuato a svolgere la sua funzione sino al 1987. Negli anni seguenti, a sèguito dello sviluppo della zootecnia nel territorio cesenate e della conseguente riduzione dei piccoli allevamenti, si è assistito a una diminuzione progressiva dell’importanza della struttura. Le condizioni precarie in cui versava l'edificio, le normative sempre più stringenti in materia d’igiene e la riduzione delle richieste di macellazione portarono alla sua chiusura nel 1987.

Storia del Macello Pubblico della città di Cesena / Chiara Angelucci, Licia Pasini, Massimiliano Petracci. - STAMPA. - 17:(2023), pp. 219-230.

Storia del Macello Pubblico della città di Cesena

Chiara Angelucci
Primo
Writing – Review & Editing
;
Massimiliano Petracci
Ultimo
Writing – Original Draft Preparation
2023

Abstract

Nella città di Cesena a partire dal 1700 si aveva la presenza di quattro macelli, distinti in funzione della carne che veniva commercializzata al loro interno. Nel 1794, furono ridotti a due destinati ad animali di valore commerciale distinti in analogia a quelli precedenti. A seguito del regolamento nazionale del 1889, che imponeva ad ogni borgo o città con un numero superiore a 6.000 abitanti, di disporre di almeno un macello pubblico, nel 1891 fu costruito un nuovo macello pubblico con ubicazione diversa dal precedente, al di fuori delle mura cittadine. Nel Settecento, era presente a Cesena un pelatoio pubblico, presso il quale era fatto obbligo macellare gli animali di grossa taglia. La struttura era situata nell’area della città corrispondente all’odierna Via Quattordici, presso le mura cittadine, dove si trova ancora oggi la Portaccia (o Portazza) di Sant'Agostino, all’epoca denominata Porta di Santa Maria, da dove tuttora fa il suo ingresso nella città di Cesena il torrente Cesuola. Il mattatoio era collegato ai mercati del bestiame che, oltre allo scambio di bovini, cavalli e asini da riproduzione, rivestiva la funzione di approvvigionamento di carne per gli abitanti dei centri urbani. Gli animali, dopo le contrattazioni, erano infatti condotti nel pelatoio pubblico dotato di attrezzature necessarie all’abbattimento e in grado di garantire la salubrità delle carni. Nella seconda metà dell’Ottocento, l’incremento del numero di macellazioni all’interno del mattatoio determinò numerosi problemi organizzativi soprattutto in relazione alla gestione degli scarti e delle acque reflue. Sui periodici dell’epoca, numerosi articoli segnalano infatti i disagi derivanti dalla diffusione dei cattivi odori, dovuti allo scarico delle acque reflue e dei residui della macellazione nel torrente Cesuola, che dalla Portaccia attraversava la città di Cesena. I primi progetti per la costruzione del nuovo Macello risalgono al 1870. La difficoltà di individuare un’area idonea e gli elevati costi richiesti per la realizzazione dell’opera ritardarono, però, la sua realizzazione. Su pressione della popolazione e in relazione al nuovo quadro normativo, nacque la proposta di trasferire fuori dal centro storico di Cesena tutte le attività insalubri, tra cui c'erano la macellazione degli animali e la vendita del bestiame. Nella seduta del Consiglio Comunale del 21 luglio 1890, fu finalmente approvato il progetto predisposto dall’ing. Zannoni per la costruzione del nuovo Macello pubblico, per il quale fu scelta una zona oltre le mura cittadine nei pressi di Porta Trova, nell’area situata nell’odierna Via Mulini. Nel 1890, il Comune di Cesena assunse la decisione di chiedere un prestito alla Cassa Depositi e Prestiti del Regno d’Italia pari a Lire 86.500. I lavori di costruzione furono piuttosto rapidi e l’inaugurazione avvenne il 15 novembre del 1891. Agli inizi del XX secolo, il numero di animali macellati era pari a 500-550 animali al mese, come testimoniato dalle stime riportate sui periodici dell’epoca, di gran lunga superiore, quindi, a quello registrato nel Macello vecchio. In particolare, venivano macellati per lo più suini, mentre durante le festività pasquali o natalizie aumentava il numero di agnelli macellati. Il Macello pubblico ha continuato a svolgere la sua funzione sino al 1987. Negli anni seguenti, a sèguito dello sviluppo della zootecnia nel territorio cesenate e della conseguente riduzione dei piccoli allevamenti, si è assistito a una diminuzione progressiva dell’importanza della struttura. Le condizioni precarie in cui versava l'edificio, le normative sempre più stringenti in materia d’igiene e la riduzione delle richieste di macellazione portarono alla sua chiusura nel 1987.
2023
Le Vite dei Cesenati Vol. 17
219
230
Storia del Macello Pubblico della città di Cesena / Chiara Angelucci, Licia Pasini, Massimiliano Petracci. - STAMPA. - 17:(2023), pp. 219-230.
Chiara Angelucci, Licia Pasini, Massimiliano Petracci
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/948538
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