Nel corso dei vent’anni seguiti alla Rivoluzione del 1789, il Regno di Napoli si trovò a essere invaso per ben due volte dalle armate francesi. In entrambi i casi l’esercito regolare si dimostrò del tutto incapace di difenderne i confini, e sia nel 1798-99 che nel 1806-15 la Corona si avvalse dell’apporto di numerose formazioni a massa per provare a mantenere o riacquistare il controllo del Regno. Nel 1799 fu addirittura un intero esercito di irregolari, l’Armata della Santa Fede, ad abbattere la Repubblica Partenopea ed a riconsegnare Napoli a Ferdinando I di Borbone. Come ogni esercito irregolare, anche quello del cardinale Ruffo era guidato da personaggi estremamente eterogenei: ex ufficiali del dissolto esercito regolare, uomini di chiesa, nobili provinciali, armigeri baronali, notabili di paese, banditi comuni. Per cercare di scoprire quanti briganti erano passati dallo schioppo e dalle grassazioni a indossare uniforme e spalline è prima necessario capire come fossero composti i quadri dell’Armata della Santa Fede. I protagonisti di questo saggio sono quindi gli uomini che guidarono le formazioni a massa dalle Calabrie e dagli Abruzzi fino a Napoli e Roma. Chi erano, quali motivazioni li spingevano a prendere le armi, rischiando di perdere sia la vita che i beni propri e della propria famiglia? Quanti fra loro decisero di rimanere nei ranghi dell’esercito borbonico una volta terminato il momento emergenziale che li aveva portati a sollevare le loro masse? E infine, quanti tra loro erano ex briganti, e di questi quanti vollero e furono in grado di trasformarsi compiutamente da ladri in guardie – di diventare ufficiali di carriera nell’esercito borbonico della Restaurazione?

Ladri e guardie. Da briganti a ufficiali del re, una ricognizione prosopografica / Jacopo Lorenzini. - STAMPA. - (2021), pp. 70-93.

Ladri e guardie. Da briganti a ufficiali del re, una ricognizione prosopografica.

Jacopo Lorenzini
2021

Abstract

Nel corso dei vent’anni seguiti alla Rivoluzione del 1789, il Regno di Napoli si trovò a essere invaso per ben due volte dalle armate francesi. In entrambi i casi l’esercito regolare si dimostrò del tutto incapace di difenderne i confini, e sia nel 1798-99 che nel 1806-15 la Corona si avvalse dell’apporto di numerose formazioni a massa per provare a mantenere o riacquistare il controllo del Regno. Nel 1799 fu addirittura un intero esercito di irregolari, l’Armata della Santa Fede, ad abbattere la Repubblica Partenopea ed a riconsegnare Napoli a Ferdinando I di Borbone. Come ogni esercito irregolare, anche quello del cardinale Ruffo era guidato da personaggi estremamente eterogenei: ex ufficiali del dissolto esercito regolare, uomini di chiesa, nobili provinciali, armigeri baronali, notabili di paese, banditi comuni. Per cercare di scoprire quanti briganti erano passati dallo schioppo e dalle grassazioni a indossare uniforme e spalline è prima necessario capire come fossero composti i quadri dell’Armata della Santa Fede. I protagonisti di questo saggio sono quindi gli uomini che guidarono le formazioni a massa dalle Calabrie e dagli Abruzzi fino a Napoli e Roma. Chi erano, quali motivazioni li spingevano a prendere le armi, rischiando di perdere sia la vita che i beni propri e della propria famiglia? Quanti fra loro decisero di rimanere nei ranghi dell’esercito borbonico una volta terminato il momento emergenziale che li aveva portati a sollevare le loro masse? E infine, quanti tra loro erano ex briganti, e di questi quanti vollero e furono in grado di trasformarsi compiutamente da ladri in guardie – di diventare ufficiali di carriera nell’esercito borbonico della Restaurazione?
2021
Re e Briganti. Monarchia borbonica, controrivoluzione e brigantaggio politico nel Mezzogiorno d’Italia (1799-1895)
70
93
Ladri e guardie. Da briganti a ufficiali del re, una ricognizione prosopografica / Jacopo Lorenzini. - STAMPA. - (2021), pp. 70-93.
Jacopo Lorenzini
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