Il ragionamento attorno ai vertici militari italiani nella Grande Guerra continua ad avvitarsi attorno ad una serie di luoghi comuni storiografici, spesso dovuti al fraintendimento di cosa sia stata l’élite militare italiana di età liberale. Si va dall’asserita separazione tra forze armate e società come tratto distintivo della cultura militare della belle époque, al ritratto degli ufficiali di stato maggiore come cultori di una “metafisica della guerra” alternativamente romantica o passatista, in ogni caso del tutto ignari della realtà del campo di battaglia, alla rappresentazione di Cadorna come prototipo dell’intera élite militare italiana di età liberale. Nel nostro intervento affronteremo questi problemi storiografici. In primo luogo, mostreremo come l’immagine della guerra futura fosse tutt’altro che pacifica e condivisa all’interno di un’élite militare, quella italiana di età liberale, tutt’altro che isolata dal contesto politico e sociale del paese. Vedremo come i vertici militari del 1915 e i loro ufficiali di stato maggiore non possano essere liquidati in blocco come ignoranti e incompetenti, dal momento che parecchi di loro erano ben consapevoli dei nuovi caratteri che la guerra avrebbe assunto. Ci soffermeremo quindi sulla figura di Luigi Cadorna: sulla sua nomina a capo di stato maggiore nell’estate del 1914, e sulle conseguenze della sua gestione nel mutare la natura della stessa élite militare italiana.
Jacopo Lorenzini (2019). Grande Guerra, piccoli generali? L’élite militare dell’Italia liberale e il conflitto mondiale. Soveria Mannelli : Rubbettino.
Grande Guerra, piccoli generali? L’élite militare dell’Italia liberale e il conflitto mondiale
Jacopo Lorenzini
2019
Abstract
Il ragionamento attorno ai vertici militari italiani nella Grande Guerra continua ad avvitarsi attorno ad una serie di luoghi comuni storiografici, spesso dovuti al fraintendimento di cosa sia stata l’élite militare italiana di età liberale. Si va dall’asserita separazione tra forze armate e società come tratto distintivo della cultura militare della belle époque, al ritratto degli ufficiali di stato maggiore come cultori di una “metafisica della guerra” alternativamente romantica o passatista, in ogni caso del tutto ignari della realtà del campo di battaglia, alla rappresentazione di Cadorna come prototipo dell’intera élite militare italiana di età liberale. Nel nostro intervento affronteremo questi problemi storiografici. In primo luogo, mostreremo come l’immagine della guerra futura fosse tutt’altro che pacifica e condivisa all’interno di un’élite militare, quella italiana di età liberale, tutt’altro che isolata dal contesto politico e sociale del paese. Vedremo come i vertici militari del 1915 e i loro ufficiali di stato maggiore non possano essere liquidati in blocco come ignoranti e incompetenti, dal momento che parecchi di loro erano ben consapevoli dei nuovi caratteri che la guerra avrebbe assunto. Ci soffermeremo quindi sulla figura di Luigi Cadorna: sulla sua nomina a capo di stato maggiore nell’estate del 1914, e sulle conseguenze della sua gestione nel mutare la natura della stessa élite militare italiana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.