Negli ultimi dieci anni si è registrata una significativa crescita dell’offerta di fondi rivolti ad investire in asset infrastrutturali con strategie finanziarie di equity e/o di debito. Il presente articolo ne descrive il funzionamento e le tendenze distintive dell’industria internazionale di riferimento, con specifico riguardo alle capacità finora dimostrate nella raccolta dei capitali d’impiego (fundraising), nell’individuazione dei target di investimento e nell’ottenimento di adeguati tassi di rendimento, anche rispetto alle performance conseguite da fondi chiusi aventi altre strategie di investimento. Il lavoro propone altresì una metodologia, basata sulla costruzione di frontiere rischio-rendimento ispirate alla moderna teoria di portafoglio (Markowitz, 1952), utile al posizionamento strategico di un fondo infrastrutturale mediante (a) la definizione delle strategie di investimento, tenuto conto delle policy interne di rischio e dei vincoli settoriali (trasporto, energia, telecomunicazioni) e di specializzazione (greenfield, brownfield, misti) declinati nei regolamenti approvati dagli organi di governance; (b) il successivo monitoraggio delle performance (anche a fronte di benchmark predefiniti); (c) l’eventuale analisi competitiva tra fondi. Infine, sono evidenziate le principali criticità che ancora rallentano il pieno sviluppo di detto segmento dell’industria finanziaria italiana, individuando due tipologie di gap – equity gap ed industry gap – che richiedono di essere colmate con azioni rapide ed efficaci del policy-maker al fine di consentire l’ammodernamento della dotazione infrastrutturale del nostro Paese.
Baldi, F. (2018). I fondi infrastrutturali quali intermediari emergenti nella finanza di progetto: funzionamento e mercati di riferimento. RIVISTA BANCARIA. MINERVA BANCARIA, 74(4), 49-77.
I fondi infrastrutturali quali intermediari emergenti nella finanza di progetto: funzionamento e mercati di riferimento
Baldi, Francesco
2018
Abstract
Negli ultimi dieci anni si è registrata una significativa crescita dell’offerta di fondi rivolti ad investire in asset infrastrutturali con strategie finanziarie di equity e/o di debito. Il presente articolo ne descrive il funzionamento e le tendenze distintive dell’industria internazionale di riferimento, con specifico riguardo alle capacità finora dimostrate nella raccolta dei capitali d’impiego (fundraising), nell’individuazione dei target di investimento e nell’ottenimento di adeguati tassi di rendimento, anche rispetto alle performance conseguite da fondi chiusi aventi altre strategie di investimento. Il lavoro propone altresì una metodologia, basata sulla costruzione di frontiere rischio-rendimento ispirate alla moderna teoria di portafoglio (Markowitz, 1952), utile al posizionamento strategico di un fondo infrastrutturale mediante (a) la definizione delle strategie di investimento, tenuto conto delle policy interne di rischio e dei vincoli settoriali (trasporto, energia, telecomunicazioni) e di specializzazione (greenfield, brownfield, misti) declinati nei regolamenti approvati dagli organi di governance; (b) il successivo monitoraggio delle performance (anche a fronte di benchmark predefiniti); (c) l’eventuale analisi competitiva tra fondi. Infine, sono evidenziate le principali criticità che ancora rallentano il pieno sviluppo di detto segmento dell’industria finanziaria italiana, individuando due tipologie di gap – equity gap ed industry gap – che richiedono di essere colmate con azioni rapide ed efficaci del policy-maker al fine di consentire l’ammodernamento della dotazione infrastrutturale del nostro Paese.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.