Il nobiluomo pavese Giovanni Filippo Binaschi, divenuto cieco dopo il sacco di Pavia del 1527, espresse i propri sentimenti d’amore (in particolare per lAlda Torelli Lunati, m. 1580) in liriche di intonazione petrarchesca ricche di riminiscenze classiche e cristiane. Lettore appassionato di Petrarca, al quale aveva dedicato una delle ventitre letture tenute nell’Accademia degli Affidati di Pavia, sublimava l’amore profano in amore sacro trasformando in virtù le proprie passioni dentro la tradizione letteraria. Grazie al mito di Endimione, l’amante della Luna, gli fu anche possibile rendere visibile la propria passione per l’amata tramite il motto della sua impresa accademica ‘Illuminatio mea’ (ricordata da Luca Contile), creata secondo quel procedimento detto del ‘giocare seriamente’ insegnato da tempo da Marsilio Ficino, strettamente integrato nella tradizione cristiana e destinato a diventare una delle occupazioni letterarie preferite di accademie e salotti.
La metamorfosi del dolore. Lacrime private e pubbliche virtù (di Filippo Binaschi ed Alda Torelli Lunati in particolare) / A. Maranini. - STAMPA. - (2010), pp. 255-270. (Intervento presentato al convegno Vita pubblica e Vita privata nel Rinascimento tenutosi a XX Convegno Internazionale Chianciano Terme-Pienza nel 21-24 luglio 2008).
La metamorfosi del dolore. Lacrime private e pubbliche virtù (di Filippo Binaschi ed Alda Torelli Lunati in particolare)
MARANINI, ANNA
2010
Abstract
Il nobiluomo pavese Giovanni Filippo Binaschi, divenuto cieco dopo il sacco di Pavia del 1527, espresse i propri sentimenti d’amore (in particolare per lAlda Torelli Lunati, m. 1580) in liriche di intonazione petrarchesca ricche di riminiscenze classiche e cristiane. Lettore appassionato di Petrarca, al quale aveva dedicato una delle ventitre letture tenute nell’Accademia degli Affidati di Pavia, sublimava l’amore profano in amore sacro trasformando in virtù le proprie passioni dentro la tradizione letteraria. Grazie al mito di Endimione, l’amante della Luna, gli fu anche possibile rendere visibile la propria passione per l’amata tramite il motto della sua impresa accademica ‘Illuminatio mea’ (ricordata da Luca Contile), creata secondo quel procedimento detto del ‘giocare seriamente’ insegnato da tempo da Marsilio Ficino, strettamente integrato nella tradizione cristiana e destinato a diventare una delle occupazioni letterarie preferite di accademie e salotti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.