Karl Marx, in un contesto sociale a dire il vero molto diverso da quello presente, ha dimostrato come il processo di produzione delle merci è, allo stesso tempo, anche un processo di (ri)produzione sociale; un processo in cui non solo le merci, ma anche i rapporti sociali, sono continuamente prodotti in una forma adeguata allo stesso sviluppo capitalistico. Il saggio parte dalla considerazione che questa certamente ancora oggi valida assunzione, deve però essere interpretata alla luce di due principali metamorfosi: da un lato la dicotomia tra produzione e consumo non può più essere considerata in modo così netto e radicale (come invece in una considerevole parte delle interpretazioni di origine marxista); dall’altro lato il fatto che le nuove catene di produzione globale del valore coinvolgono, sempre più direttamente, nuove risorse che riguardano le facoltà umane fondamentali (lingua, comunicazione, socievolezza, capacità cognitive e simboliche, capacità sociali, ecc.). Alla fine del saggio, ci si propone inoltre di evidenziare alcune contraddizioni che i più recenti sviluppi della relazione tra merci e rapporti sociali di produzione stanno causando in termini di rischio di auto-distruzione delle basi morali del capitalismo e di persistenza e crescita di rilevanza economica di pratiche di lavoro che cercano di evitare, come modalità intrinseca della loro organizzazione, l’esercizio dello sfruttamento capitalistico.
Borghi, V., Chicchi, F. (2009). I capricci della merce: produzione di merci come produzione di rapporti sociali. SOCIOLOGIA DEL LAVORO, 116/2009, 20-30 [10.3280/SL2009-116003].
I capricci della merce: produzione di merci come produzione di rapporti sociali
BORGHI, VANDO;CHICCHI, FEDERICO
2009
Abstract
Karl Marx, in un contesto sociale a dire il vero molto diverso da quello presente, ha dimostrato come il processo di produzione delle merci è, allo stesso tempo, anche un processo di (ri)produzione sociale; un processo in cui non solo le merci, ma anche i rapporti sociali, sono continuamente prodotti in una forma adeguata allo stesso sviluppo capitalistico. Il saggio parte dalla considerazione che questa certamente ancora oggi valida assunzione, deve però essere interpretata alla luce di due principali metamorfosi: da un lato la dicotomia tra produzione e consumo non può più essere considerata in modo così netto e radicale (come invece in una considerevole parte delle interpretazioni di origine marxista); dall’altro lato il fatto che le nuove catene di produzione globale del valore coinvolgono, sempre più direttamente, nuove risorse che riguardano le facoltà umane fondamentali (lingua, comunicazione, socievolezza, capacità cognitive e simboliche, capacità sociali, ecc.). Alla fine del saggio, ci si propone inoltre di evidenziare alcune contraddizioni che i più recenti sviluppi della relazione tra merci e rapporti sociali di produzione stanno causando in termini di rischio di auto-distruzione delle basi morali del capitalismo e di persistenza e crescita di rilevanza economica di pratiche di lavoro che cercano di evitare, come modalità intrinseca della loro organizzazione, l’esercizio dello sfruttamento capitalistico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.