La trasformazione delle società occidentali e del loro governo, le oppressioni, nuove in parte, che vi si sviluppano, e l’imbarazzo della critica nei suoi confronti, diventano più chiari quando si prendono in esame le trasformazioni di che cosa “fa autorità” e del modo di valutarla. Un posto senza precedenti viene accordato alle misure di valutazione nel duplice significato di misura che determina un valore a partire da uno standard, e di misura politica. Lo spiegamento di tali misure nelle sfere più diverse è giustificato da un cambiamento delle forme di autorità che mettono fine alle gerarchie e ai rapporti di subordinazione che ne conseguono. Oscure dipendenze sarebbero smantellate in favore di scambi egualitari strutturati da una misura oggettiva e trasparente, quella della realizzazione dell’obiettivo, prove standardizzate alla mano. Per smontare queste misure che pretendono oramai di “fare autorità” e di essere partecipi del miglior modo di governare, bisogna riprendere in mano la questione classica dell’autorità, in un duplice movimento, storico e concettuale. Lo spostamento concettuale operato da una sociologia dei regimi di coinvolgimento, a partire da una antropologia della ricerca affannosa di garanzie, ci aiuterà ad andare al cuore delle trasformazioni dell’autorità. Questa sociologia associa in effetti potere e coordinamento, a partire dalla prima tappa degli “investimenti in forma”, già consacrata alla costruzione di standard, fino alla più recente, che riguarda “la grammatica del comune al plurale”, tra cui quella che conferisce la sua autorità all’individuo autonomo nella scelta (parte prima). Una breve storia di un secolo di messa in discussione dell’autorità, considerata a partire dal caso francese, per arrivare a una prospettiva europea, mostra diverse ondate successive di critica all’autoritarismo e conduce alla trasformazione dell’autorità legittima, incentivando la speranza che delle relazioni orizzontali rimpiazzino delle relazioni verticali e gerarchiche (seconda parte). La tappa successiva della storia, conduce all’analisi delle modalità secondo le quali un “governo per obiettivi” comporta una riduzione della sfera politica (du politique), mettendo, al contempo, la critica in imbarazzo (parte terza).
N. Giusti, L. Centemeri (2010). Autorità e poteri alla prova della critica. L'oppressione del governo orientato all'obiettivo. [10.1423/33594].
Autorità e poteri alla prova della critica. L'oppressione del governo orientato all'obiettivo.
GIUSTI, NICOLETTA;
2010
Abstract
La trasformazione delle società occidentali e del loro governo, le oppressioni, nuove in parte, che vi si sviluppano, e l’imbarazzo della critica nei suoi confronti, diventano più chiari quando si prendono in esame le trasformazioni di che cosa “fa autorità” e del modo di valutarla. Un posto senza precedenti viene accordato alle misure di valutazione nel duplice significato di misura che determina un valore a partire da uno standard, e di misura politica. Lo spiegamento di tali misure nelle sfere più diverse è giustificato da un cambiamento delle forme di autorità che mettono fine alle gerarchie e ai rapporti di subordinazione che ne conseguono. Oscure dipendenze sarebbero smantellate in favore di scambi egualitari strutturati da una misura oggettiva e trasparente, quella della realizzazione dell’obiettivo, prove standardizzate alla mano. Per smontare queste misure che pretendono oramai di “fare autorità” e di essere partecipi del miglior modo di governare, bisogna riprendere in mano la questione classica dell’autorità, in un duplice movimento, storico e concettuale. Lo spostamento concettuale operato da una sociologia dei regimi di coinvolgimento, a partire da una antropologia della ricerca affannosa di garanzie, ci aiuterà ad andare al cuore delle trasformazioni dell’autorità. Questa sociologia associa in effetti potere e coordinamento, a partire dalla prima tappa degli “investimenti in forma”, già consacrata alla costruzione di standard, fino alla più recente, che riguarda “la grammatica del comune al plurale”, tra cui quella che conferisce la sua autorità all’individuo autonomo nella scelta (parte prima). Una breve storia di un secolo di messa in discussione dell’autorità, considerata a partire dal caso francese, per arrivare a una prospettiva europea, mostra diverse ondate successive di critica all’autoritarismo e conduce alla trasformazione dell’autorità legittima, incentivando la speranza che delle relazioni orizzontali rimpiazzino delle relazioni verticali e gerarchiche (seconda parte). La tappa successiva della storia, conduce all’analisi delle modalità secondo le quali un “governo per obiettivi” comporta una riduzione della sfera politica (du politique), mettendo, al contempo, la critica in imbarazzo (parte terza).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.