RIASSUNTO. INTRODUZIONE. Studiare il contributo che tradizionali (acido t,t-muconico - t,t-MA ed S-fenilmercapturico - SPMA) e nuovi (benzene urinario) biomarcatori urinari di dose interna possono fornire per escludere l’origine occupazionale di esposizioni a concentrazioni molto molto basse di benzene, considerando altresì l’influenza che fonti di esposizione non occupazionale ad esso, quali fumo di sigaretta ed inquinamento delle aree urbane, possono avere sui livelli di questi indicatori. MATERIALI E METODI. Sono stati esaminati 6 lavoratori che operavano presso un impianto di depurazione di acqua di falda contaminata da benzene (esposti) e 6 impiegati amministrativi che lavoravano presso la stessa azienda (controlli); entrambi i gruppi comprendevano fumatori e non fumatori. Il monitoraggio ambientale (campionamenti fissi e personali della durata di 8 ore) ed il monitoraggio biologico (determinazione di t,t-MA, SPMA, benzene urinario, creatinina urinaria per la correzione dei biomarcatori) sono stati effettuati negli esposti per 10 giorni consecutivi, comprendenti anche i giorni di riposo (ambienti di vita), e nei controlli una sola volta. RISULTATI. L’esposizione ambientale a benzene è risultata sempre inferiore al limite di rilevabilità della metodica analitica in tutti i campionamenti, sia fissi che personali, eseguiti su esposti e controlli durante i giorni di lavoro, mentre le misurazioni personali effettuate sugli esposti durante i giorni di riposo hanno mostrato concentrazioni di benzene anche superiori a 5 μg/m3, che rappresenta il valore limite di qualità dell’aria degli ambienti di vita. Le concentrazioni di t,t-MA, SPMA e benzene urinario non hanno mostrato differenze tra esposti, indipendentemente se considerati nei giorni di lavoro o di riposo, e controlli e sono apparse sostanzialmente comprese nel range dei valori di riferimento per la popolazione italiana. Per tutti gli indicatori di dose interna studiati sono stati osservati valori significativamente più alti nei fumatori rispetto ai non fumatori. In questi ultimi, l’SPMA è risultato sempre inferiore al limite di rilevabilità mentre il benzene urinario è risultato dosabile nel 60.0% delle determinazioni effettuate nei giorni di lavoro e nell’87.5% di quelle effettuate nei giorni di riposo. CONCLUSIONI. In condizioni di esposizione occupazionale molto molto bassa o assente a benzene, per escludere l’esposizione occupazionale si rende indispensabile applicare un approccio integrato monitoraggio ambientale - monitoraggio biologico con determinazione di SPMA e/o benzene urinario, insieme ad un’attenta valutazione dei fattori che possono aver determinato un’esposizione non occupazionale al tossico. In queste particolari situazioni di esposizione occupazionale a benzene l’interpretazione dei risultati del monitoraggio ambientale e di quello biologico non deve tenere conto soltanto dei TLV o degli IBE, ma anche dei valori limite di qualità dell’aria degli ambienti di vita e rispettivamente dei valori di riferimento della popolazione generale, considerata la possibilità di comparsa degli effetti cancerogeni genotossici del benzene anche a concentrazioni di esposizione molto molto basse.

Lovreglio P, Cancanelli G, Barbieri A, Sabatini L, D'Errico MN, Scicolone L, et al. (2010). Ruolo dei fattori non occupazionali nel condizionare i livelli di indicatori di dose interna utilizzati per monitorare l’esposizione occupazionale a concentrazioni molto molto basse di benzene. GIORNALE ITALIANO DI MEDICINA DEL LAVORO ED ERGONOMIA, 32, 49-58.

Ruolo dei fattori non occupazionali nel condizionare i livelli di indicatori di dose interna utilizzati per monitorare l’esposizione occupazionale a concentrazioni molto molto basse di benzene

BARBIERI, ANNA;SABATINI, LAURA;VIOLANTE, FRANCESCO SAVERIO;
2010

Abstract

RIASSUNTO. INTRODUZIONE. Studiare il contributo che tradizionali (acido t,t-muconico - t,t-MA ed S-fenilmercapturico - SPMA) e nuovi (benzene urinario) biomarcatori urinari di dose interna possono fornire per escludere l’origine occupazionale di esposizioni a concentrazioni molto molto basse di benzene, considerando altresì l’influenza che fonti di esposizione non occupazionale ad esso, quali fumo di sigaretta ed inquinamento delle aree urbane, possono avere sui livelli di questi indicatori. MATERIALI E METODI. Sono stati esaminati 6 lavoratori che operavano presso un impianto di depurazione di acqua di falda contaminata da benzene (esposti) e 6 impiegati amministrativi che lavoravano presso la stessa azienda (controlli); entrambi i gruppi comprendevano fumatori e non fumatori. Il monitoraggio ambientale (campionamenti fissi e personali della durata di 8 ore) ed il monitoraggio biologico (determinazione di t,t-MA, SPMA, benzene urinario, creatinina urinaria per la correzione dei biomarcatori) sono stati effettuati negli esposti per 10 giorni consecutivi, comprendenti anche i giorni di riposo (ambienti di vita), e nei controlli una sola volta. RISULTATI. L’esposizione ambientale a benzene è risultata sempre inferiore al limite di rilevabilità della metodica analitica in tutti i campionamenti, sia fissi che personali, eseguiti su esposti e controlli durante i giorni di lavoro, mentre le misurazioni personali effettuate sugli esposti durante i giorni di riposo hanno mostrato concentrazioni di benzene anche superiori a 5 μg/m3, che rappresenta il valore limite di qualità dell’aria degli ambienti di vita. Le concentrazioni di t,t-MA, SPMA e benzene urinario non hanno mostrato differenze tra esposti, indipendentemente se considerati nei giorni di lavoro o di riposo, e controlli e sono apparse sostanzialmente comprese nel range dei valori di riferimento per la popolazione italiana. Per tutti gli indicatori di dose interna studiati sono stati osservati valori significativamente più alti nei fumatori rispetto ai non fumatori. In questi ultimi, l’SPMA è risultato sempre inferiore al limite di rilevabilità mentre il benzene urinario è risultato dosabile nel 60.0% delle determinazioni effettuate nei giorni di lavoro e nell’87.5% di quelle effettuate nei giorni di riposo. CONCLUSIONI. In condizioni di esposizione occupazionale molto molto bassa o assente a benzene, per escludere l’esposizione occupazionale si rende indispensabile applicare un approccio integrato monitoraggio ambientale - monitoraggio biologico con determinazione di SPMA e/o benzene urinario, insieme ad un’attenta valutazione dei fattori che possono aver determinato un’esposizione non occupazionale al tossico. In queste particolari situazioni di esposizione occupazionale a benzene l’interpretazione dei risultati del monitoraggio ambientale e di quello biologico non deve tenere conto soltanto dei TLV o degli IBE, ma anche dei valori limite di qualità dell’aria degli ambienti di vita e rispettivamente dei valori di riferimento della popolazione generale, considerata la possibilità di comparsa degli effetti cancerogeni genotossici del benzene anche a concentrazioni di esposizione molto molto basse.
2010
Lovreglio P, Cancanelli G, Barbieri A, Sabatini L, D'Errico MN, Scicolone L, et al. (2010). Ruolo dei fattori non occupazionali nel condizionare i livelli di indicatori di dose interna utilizzati per monitorare l’esposizione occupazionale a concentrazioni molto molto basse di benzene. GIORNALE ITALIANO DI MEDICINA DEL LAVORO ED ERGONOMIA, 32, 49-58.
Lovreglio P; Cancanelli G; Barbieri A; Sabatini L; D'Errico MN; Scicolone L; Ghitti R; Violante FS; Apostoli P; Soleo L.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/92830
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