La tesi consiste nell'esame di alcuni stereotipi sul mondo contadino trasmessi dai testi di satira del villano prodotti in Italia tra XIV e XV secolo, effettuato incrociando l'immagine letteraria con i dati desumibili da fonti di diversa tipologia. In particolare, sono presi in considerazione la propensione ai furti e la dieta pessima dei contadini, alla luce delle evenienze tratte dagli archivi giudiziari e dai ricettari di cucina. Le carte dei processi per danni dati e per altri conflitti agrari mostrano come il rapporto di lavoro fosse effettivamente conflittuale, ma le accuse di furto mosse nei confronti dei contadini mascherassero spesso liti di diversa natura, che solo una ricostruzione di parte avrebbe potuto identificare come furti. I contadini, infatti, avevano la possibilità di difendersi davanti al giudice e far valere le loro ragioni, o addirittura smascherare le false accuse dei loro padroni. Dal punto di vista della dieta e della cultura alimentare contadina, denigrata dalla satira, i ricettari di alta cucina, destinati alle élites, mostrano come prodotti, pratiche di cucina e anche intere ricette etichettate come rustiche in letteratura erano in realtà parte integrante della cultura alimentare più raffinata del tempo. L'asprezza e il volume delle invettive letterarie contro i contadini, particolarmente numerose tra la metà del Trecento e tutto il Quattrocento, si spiegano dunque con la volontà di distinzione sociale e con l'astio dei cittadini nei confronti di un mondo contadino non così abbrutito o sottomesso come avrebbero desiderato.
Filippo Ribani (2020). Dietro le quinte della satira. Rapporti tra cittadini e contadini nel basso Medioevo italiano. Bologna : Università di Bologna.
Dietro le quinte della satira. Rapporti tra cittadini e contadini nel basso Medioevo italiano
Filippo Ribani
2020
Abstract
La tesi consiste nell'esame di alcuni stereotipi sul mondo contadino trasmessi dai testi di satira del villano prodotti in Italia tra XIV e XV secolo, effettuato incrociando l'immagine letteraria con i dati desumibili da fonti di diversa tipologia. In particolare, sono presi in considerazione la propensione ai furti e la dieta pessima dei contadini, alla luce delle evenienze tratte dagli archivi giudiziari e dai ricettari di cucina. Le carte dei processi per danni dati e per altri conflitti agrari mostrano come il rapporto di lavoro fosse effettivamente conflittuale, ma le accuse di furto mosse nei confronti dei contadini mascherassero spesso liti di diversa natura, che solo una ricostruzione di parte avrebbe potuto identificare come furti. I contadini, infatti, avevano la possibilità di difendersi davanti al giudice e far valere le loro ragioni, o addirittura smascherare le false accuse dei loro padroni. Dal punto di vista della dieta e della cultura alimentare contadina, denigrata dalla satira, i ricettari di alta cucina, destinati alle élites, mostrano come prodotti, pratiche di cucina e anche intere ricette etichettate come rustiche in letteratura erano in realtà parte integrante della cultura alimentare più raffinata del tempo. L'asprezza e il volume delle invettive letterarie contro i contadini, particolarmente numerose tra la metà del Trecento e tutto il Quattrocento, si spiegano dunque con la volontà di distinzione sociale e con l'astio dei cittadini nei confronti di un mondo contadino non così abbrutito o sottomesso come avrebbero desiderato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.