Il riconoscimento delle zone sismiche italiane più esposte ai prossimi terremoti disastrosi potrebbe rendere praticabile un piano economico graduale per la messa in sicurezza del patrimonio edilizio. Alcuni recenti sviluppi della ricerca suggeriscono che ottenere l’informazione sopra citata potrebbe essere possibile. L’approccio da seguire per conseguire tale risultato è basato principalmente sullo studio delle perturbazioni del campo di deformazione prodotte da scosse intense. L’ipotesi che questo fenomeno possa causare significativi aumenti della pericolosità sismica nelle zone dove le ampiezze della perturbazione indotte e le faglie sono favorevolmente orientate rispetto all’orientazione di tale perturbazione è suggerita da distribuzioni molto peculiari dei principali terremoti storici in varie zone periadriatiche e dalle quantificazioni degli effetti del rilassamento postsismico. La possibilità di riconoscere la propagazione del fenomeno sopra citato e le sue implicazioni sulla pericolosità sismica di zone italiane può essere notevolmente agevolata dall’uso di misure geodetiche. In questo lavoro vengono sinteticamente descritte le principali informazioni che sono state ottenute dall’analisi dei dati acquisiti da una rete di circa 200 stazioni GPS permanenti collocate nell’Italia centro settentrionale. La ricostruzione del quadro cinematico attuale, in base alle velocità orizzontali misurate, potrà costituire un importante riferimento per riconoscere eventuali future situazioni anomale indotte da terremoti intensi. I movimenti verticali misurati permettono di identificare le zone interessate da fenomeni di subsidenza di origine antropica. La misura degli spostamenti cosismici in alcune stazioni circostanti la zona aquilana ha permesso di vincolare i parametri della sorgente sismica del terremoto del 6 Aprile. Il risultato nuovo e più significativo ottenuto dalle misure geodetiche è costituito dal possibile riconoscimento degli effetti del rilassamento viscoelastico indotto dal terremoto aquilano. La possibilità di ottenere questo tipo di informazione per una scossa di intensità medio alta, come il recente terremoto del 6 Aprile, rafforza notevolmente la speranza di riconoscere le zone sismiche italiane dove la perturbazione indotta da eventuali future scosse forti potrà causare aumenti significativi della pericolosità sismica.
Mantovani E., Cenni N., Baldi P., Viti M. (2010). GPS nell’Italia centro-settentrionale per la stima deterministica della pericolosità sismica. INGEGNERIA SISMICA, XXVII (3), 66-73.
GPS nell’Italia centro-settentrionale per la stima deterministica della pericolosità sismica
Mantovani E.;BALDI, PAOLO;
2010
Abstract
Il riconoscimento delle zone sismiche italiane più esposte ai prossimi terremoti disastrosi potrebbe rendere praticabile un piano economico graduale per la messa in sicurezza del patrimonio edilizio. Alcuni recenti sviluppi della ricerca suggeriscono che ottenere l’informazione sopra citata potrebbe essere possibile. L’approccio da seguire per conseguire tale risultato è basato principalmente sullo studio delle perturbazioni del campo di deformazione prodotte da scosse intense. L’ipotesi che questo fenomeno possa causare significativi aumenti della pericolosità sismica nelle zone dove le ampiezze della perturbazione indotte e le faglie sono favorevolmente orientate rispetto all’orientazione di tale perturbazione è suggerita da distribuzioni molto peculiari dei principali terremoti storici in varie zone periadriatiche e dalle quantificazioni degli effetti del rilassamento postsismico. La possibilità di riconoscere la propagazione del fenomeno sopra citato e le sue implicazioni sulla pericolosità sismica di zone italiane può essere notevolmente agevolata dall’uso di misure geodetiche. In questo lavoro vengono sinteticamente descritte le principali informazioni che sono state ottenute dall’analisi dei dati acquisiti da una rete di circa 200 stazioni GPS permanenti collocate nell’Italia centro settentrionale. La ricostruzione del quadro cinematico attuale, in base alle velocità orizzontali misurate, potrà costituire un importante riferimento per riconoscere eventuali future situazioni anomale indotte da terremoti intensi. I movimenti verticali misurati permettono di identificare le zone interessate da fenomeni di subsidenza di origine antropica. La misura degli spostamenti cosismici in alcune stazioni circostanti la zona aquilana ha permesso di vincolare i parametri della sorgente sismica del terremoto del 6 Aprile. Il risultato nuovo e più significativo ottenuto dalle misure geodetiche è costituito dal possibile riconoscimento degli effetti del rilassamento viscoelastico indotto dal terremoto aquilano. La possibilità di ottenere questo tipo di informazione per una scossa di intensità medio alta, come il recente terremoto del 6 Aprile, rafforza notevolmente la speranza di riconoscere le zone sismiche italiane dove la perturbazione indotta da eventuali future scosse forti potrà causare aumenti significativi della pericolosità sismica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.