Pier Paolo Pasolini vedeva i giovani come la punta avanzata della società. Dunque nella fascia giovanile riteneva di poter intuire in maniera più evidente quei fenomeni che riguardavano la società nel suo complesso. Il presente articolo parte dall’analisi di un testo dei primi mesi del 1975, dal titolo I giovani infelici, che Pasolini aveva deciso di porre quale capitolo introduttivo del volume Lettere luterane, che sarebbe uscito postumo nel 1976, l’anno dopo la morte dell’autore. Pasolini sostiene di percepire l’infelicità delle nuove generazioni a partire dall’osservazione del loro aspetto, dei loro gesti, dei loro comportamenti. La diagnosi pasoliniana di tale supposta infelicità ha a che fare con la pervasività del processo di omologazione in atto nella società italiana del tempo. Lo stesso crescente permissivismo in campo sessuale, lungi dal rappresentare un’autentica liberazione, è motivo di comportamenti massificanti e fonte di ansia nevrotica, poiché obbliga i giovani ad aderire inconsciamente allo schema coatto della coppia eterosessuale. L’articolo amplia poi l’indagine di questi temi tipici della riflessione dell’ultimo Pasolini facendo riferimento anche ad altre opere dello scrittore: dagli Scritti corsari all’estrema, disperata allegoria cinematografica di Salò o le 120 giornate di Sodoma, fino al romanzo incompiuto Petrolio.
Carnero, R. (2023). Pasolini e i giovani infelici. SINESTESIE, XXV, 141-154.
Pasolini e i giovani infelici
Carnero, Roberto
2023
Abstract
Pier Paolo Pasolini vedeva i giovani come la punta avanzata della società. Dunque nella fascia giovanile riteneva di poter intuire in maniera più evidente quei fenomeni che riguardavano la società nel suo complesso. Il presente articolo parte dall’analisi di un testo dei primi mesi del 1975, dal titolo I giovani infelici, che Pasolini aveva deciso di porre quale capitolo introduttivo del volume Lettere luterane, che sarebbe uscito postumo nel 1976, l’anno dopo la morte dell’autore. Pasolini sostiene di percepire l’infelicità delle nuove generazioni a partire dall’osservazione del loro aspetto, dei loro gesti, dei loro comportamenti. La diagnosi pasoliniana di tale supposta infelicità ha a che fare con la pervasività del processo di omologazione in atto nella società italiana del tempo. Lo stesso crescente permissivismo in campo sessuale, lungi dal rappresentare un’autentica liberazione, è motivo di comportamenti massificanti e fonte di ansia nevrotica, poiché obbliga i giovani ad aderire inconsciamente allo schema coatto della coppia eterosessuale. L’articolo amplia poi l’indagine di questi temi tipici della riflessione dell’ultimo Pasolini facendo riferimento anche ad altre opere dello scrittore: dagli Scritti corsari all’estrema, disperata allegoria cinematografica di Salò o le 120 giornate di Sodoma, fino al romanzo incompiuto Petrolio.File | Dimensione | Formato | |
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