Il processo di riforma dell’impianto regolamentare del settore assicurativo è stato condizionato da numerose componenti: a) l’evidenza che i vincoli patrimoniali imposti con Solvency I e relativi ai rischi propriamente assicurativi erano scarsamente adeguati alle caratteristiche operative delle compagnie e soprattutto non tenevano in adeguata considerazione l’effetto dei rischi finanziari ed operativi del portafoglio aziendale; b) l’esperienza maturata in ambito bancario con Basilea 2, con particolare riferimento alla volontà di consentire anche alle imprese di assicurazione di dotarsi di modelli interni di misurazione dei rischi e di assorbimento del capitale e alla logica di assessment e di dialogo con le autorità di vigilanza per una più raffinata calibrazione dei rischi e della solvibilità; c) la necessità di elevare il grado di consapevolezza del rischio assunto, mediante la definizione del risk appetite da parte degli amministratori e la diffusione della cultura del rischio a tutti i livelli dell’organigramma. Una prima lettura del testo di Solvency II, sia pure con le numerose differenze di possibile recepimento nazionale, evidenzia come i capitoli siano dedicati essenzialmente ai rischi di mercato, di controparte, vita, non vita, salute, ed operativi. Il presidio organizzativo della materia è direttamente, quindi, quello del risk management, e al conseguente riflesso per l’adeguatezza patrimoniale, o capital management. Un’analisi più approfondita, anche alla luce di quanto osservato nell’ambito del sistema bancario, si deve prevedere come il nuovo framework regolamentare produrrà un inevitabile impatto per diversi processi aziendali che sembrerebbero neutrali. La premessa della nuova normativa è quella di individuare tutte le voci di bilancio che possono alterare l’equilibrio aziendale. In particolare, sia pure in forma stilizzata, le voci che risultano considerate nello stato patrimoniale sono, nell’attivo, la riassicurazione, gli investimenti, gli investimenti in unit-linked, altre attività; nel passivo, le passività assicurative (best estimate e risk margin), le passività a fronte di unit-linked, altre passività e, ovviamente, il capitale. Un sistema che risulti adeguato a recepire i nuovi vincoli patrimoniali non possono limitarsi alla misurazione del requisito. Il loro calcolo, se effettuato sulla base degli approcci standard, non richiede peraltro competenze particolarmente sofisticate. Ciò che risulta sicuramente più complessa è l’individuazione delle implicazioni che Solvency II avrà per l’intero sistema di relazioni aziendali, sia all’interno dei processi, sia fra di loro. A tal fine, si è ritenuto fosse fondamentale approfondire queste implicazioni creando un Osservatorio in grado di monitorare sia lo stato dell’arte sia l’evoluzione, dei cantieri che coinvolgono alcune aree che si potessero ritenere decisive per il successo dell’implementazione del nuovo sistema di regole che non limiti alla sola “compliance” normativa, ma che risulti anche efficace in termini di redditività e valore creato per le imprese coinvolte. Le aree prese in considerazione sono state: l’organizzazione, l’information technology, il commerciale e la comunicazione. L’Osservatorio ha visto la costituzione di tavoli di lavoro (il primo per organizzazione e IT; il secondo per commerciale e comunicazione) con la partecipazione di responsabili ed esperti del settore, volti a evidenziare l’esperienza maturata e i progetti in essere, confrontando il ciclo di maturità dei cantieri e le prospettive. I gruppi di lavoro hanno permesso di confrontare anche l’evoluzione delle attività con due incontri svoltisi nel corso del 2011 per ciascun tavolo di lavoro. Infine, sulla base di un questionario inviato alle funzioni coinvolte delle compagnie assicurative, sono stati analizzati i dati emersi per confrontare i risultati emersi nei tavoli e generalizzare l’analisi all’industria nel suo complesso. In particolare sono stati precisati i requisiti minimi per il rispetto dei vincoli normativi e il processo che potrebbe portare alle soluzioni ideali per le aree interessate. Il report che presentiamo, frutto della collaborazione fra SDA Bocconi School of Management e CapGemini, costituisce il primo output della ricerca avviata, che si propone di contribuire al dibattito nell’ambito del settore, di permettere un confronto nel tempo attraverso l’attività dell’Osservatorio che si svolgerà nei prossimi anni e, infine, allargare il perimetro di analisi, analizzando anche ulteriori aree di impatto
COSMA, S., G. Corvino, G. Gabbi, R. Pisani, P. Castelli, P. Musile Tanzi (2012). Rapporto Finale 2011 Osservatorio Solvency II.
Rapporto Finale 2011 Osservatorio Solvency II
COSMA, Simona;
2012
Abstract
Il processo di riforma dell’impianto regolamentare del settore assicurativo è stato condizionato da numerose componenti: a) l’evidenza che i vincoli patrimoniali imposti con Solvency I e relativi ai rischi propriamente assicurativi erano scarsamente adeguati alle caratteristiche operative delle compagnie e soprattutto non tenevano in adeguata considerazione l’effetto dei rischi finanziari ed operativi del portafoglio aziendale; b) l’esperienza maturata in ambito bancario con Basilea 2, con particolare riferimento alla volontà di consentire anche alle imprese di assicurazione di dotarsi di modelli interni di misurazione dei rischi e di assorbimento del capitale e alla logica di assessment e di dialogo con le autorità di vigilanza per una più raffinata calibrazione dei rischi e della solvibilità; c) la necessità di elevare il grado di consapevolezza del rischio assunto, mediante la definizione del risk appetite da parte degli amministratori e la diffusione della cultura del rischio a tutti i livelli dell’organigramma. Una prima lettura del testo di Solvency II, sia pure con le numerose differenze di possibile recepimento nazionale, evidenzia come i capitoli siano dedicati essenzialmente ai rischi di mercato, di controparte, vita, non vita, salute, ed operativi. Il presidio organizzativo della materia è direttamente, quindi, quello del risk management, e al conseguente riflesso per l’adeguatezza patrimoniale, o capital management. Un’analisi più approfondita, anche alla luce di quanto osservato nell’ambito del sistema bancario, si deve prevedere come il nuovo framework regolamentare produrrà un inevitabile impatto per diversi processi aziendali che sembrerebbero neutrali. La premessa della nuova normativa è quella di individuare tutte le voci di bilancio che possono alterare l’equilibrio aziendale. In particolare, sia pure in forma stilizzata, le voci che risultano considerate nello stato patrimoniale sono, nell’attivo, la riassicurazione, gli investimenti, gli investimenti in unit-linked, altre attività; nel passivo, le passività assicurative (best estimate e risk margin), le passività a fronte di unit-linked, altre passività e, ovviamente, il capitale. Un sistema che risulti adeguato a recepire i nuovi vincoli patrimoniali non possono limitarsi alla misurazione del requisito. Il loro calcolo, se effettuato sulla base degli approcci standard, non richiede peraltro competenze particolarmente sofisticate. Ciò che risulta sicuramente più complessa è l’individuazione delle implicazioni che Solvency II avrà per l’intero sistema di relazioni aziendali, sia all’interno dei processi, sia fra di loro. A tal fine, si è ritenuto fosse fondamentale approfondire queste implicazioni creando un Osservatorio in grado di monitorare sia lo stato dell’arte sia l’evoluzione, dei cantieri che coinvolgono alcune aree che si potessero ritenere decisive per il successo dell’implementazione del nuovo sistema di regole che non limiti alla sola “compliance” normativa, ma che risulti anche efficace in termini di redditività e valore creato per le imprese coinvolte. Le aree prese in considerazione sono state: l’organizzazione, l’information technology, il commerciale e la comunicazione. L’Osservatorio ha visto la costituzione di tavoli di lavoro (il primo per organizzazione e IT; il secondo per commerciale e comunicazione) con la partecipazione di responsabili ed esperti del settore, volti a evidenziare l’esperienza maturata e i progetti in essere, confrontando il ciclo di maturità dei cantieri e le prospettive. I gruppi di lavoro hanno permesso di confrontare anche l’evoluzione delle attività con due incontri svoltisi nel corso del 2011 per ciascun tavolo di lavoro. Infine, sulla base di un questionario inviato alle funzioni coinvolte delle compagnie assicurative, sono stati analizzati i dati emersi per confrontare i risultati emersi nei tavoli e generalizzare l’analisi all’industria nel suo complesso. In particolare sono stati precisati i requisiti minimi per il rispetto dei vincoli normativi e il processo che potrebbe portare alle soluzioni ideali per le aree interessate. Il report che presentiamo, frutto della collaborazione fra SDA Bocconi School of Management e CapGemini, costituisce il primo output della ricerca avviata, che si propone di contribuire al dibattito nell’ambito del settore, di permettere un confronto nel tempo attraverso l’attività dell’Osservatorio che si svolgerà nei prossimi anni e, infine, allargare il perimetro di analisi, analizzando anche ulteriori aree di impattoI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.