Nel 1954 Fredric Brown, famoso scrittore di fantascienza, narrava della creazione di un supercomputer che al momento della sua prima accensione, postagli la domanda sull'esistenza di Dio, rispose "ora sì". Era un'epoca in cui toccava a scrittori e visionari parlare di intelligenza artificiale, viaggi intergalattici, computer e robot, sem-pre però proiettando la tecnologia in una dimensione futura e molto lontana, in una scala che andava dai decenni alle centinaia di anni, tra paure e curiosità. Oggi abbiamo la sensazione che il futuro sia qualcosa di sempre più vicino a noi, sottraendoci al pensiero di lungo termine e lasciando spesso dettare l'agenda dal soluzionismo più immediato. Dalla fine degli anni Cinquanta si è parlato molto dell'idea di singolarità tecnologica, concetto che richiama un sorpasso dell'intelligenza umana da parte di quella artificiale, o più semplicemente del momento in cui il progresso tecnologico va oltre la nostra capacità di comprensione. È una tesi che, al netto della sua correttezza e fondatezza, rimane da un lato affascinante, dall'altro paradigmatica di come, soprattutto negli ultimi dieci anni, ci troviamo divisi fra le profezie di un digitale capace di traghettarci verso un post-umano quasi trascendentale e la sensazione di disagio dovuto al subire, più o meno inconsciamente, la penetrazione nell'esperienza del quotidiano di tecnologie che capiamo sempre meno. Questa dimensione è sempre più evidente se analizziamo come cambiano i nostri bisogni, quindi prodotti e servizi disponibili a mercato, in funzione delle tecnologie che abbiamo a disposizione. Man mano che queste ultime ci consentono di immaginarne applicazioni nuove, come una profezia che si auto-avvera, iniziamo a cambiare, creando i presupposti per lo sviluppo di nuove tecnologie. Questa è la natura del nostro rapporto con la tecnologia: un'integrazione profonda, continua, che ci stringe tra possibilità vertiginose e la sensazione di non controllarne più la penetrazione nelle nostre vite.
Cattabriga, A. (2022). Tra Digitale e Fabbrica Intelligente. L'innovazione si fa col design dell'esperienza. SCUOLA OFFICINA, 1, 6-11.
Tra Digitale e Fabbrica Intelligente. L'innovazione si fa col design dell'esperienza
Cattabriga, Andrea
2022
Abstract
Nel 1954 Fredric Brown, famoso scrittore di fantascienza, narrava della creazione di un supercomputer che al momento della sua prima accensione, postagli la domanda sull'esistenza di Dio, rispose "ora sì". Era un'epoca in cui toccava a scrittori e visionari parlare di intelligenza artificiale, viaggi intergalattici, computer e robot, sem-pre però proiettando la tecnologia in una dimensione futura e molto lontana, in una scala che andava dai decenni alle centinaia di anni, tra paure e curiosità. Oggi abbiamo la sensazione che il futuro sia qualcosa di sempre più vicino a noi, sottraendoci al pensiero di lungo termine e lasciando spesso dettare l'agenda dal soluzionismo più immediato. Dalla fine degli anni Cinquanta si è parlato molto dell'idea di singolarità tecnologica, concetto che richiama un sorpasso dell'intelligenza umana da parte di quella artificiale, o più semplicemente del momento in cui il progresso tecnologico va oltre la nostra capacità di comprensione. È una tesi che, al netto della sua correttezza e fondatezza, rimane da un lato affascinante, dall'altro paradigmatica di come, soprattutto negli ultimi dieci anni, ci troviamo divisi fra le profezie di un digitale capace di traghettarci verso un post-umano quasi trascendentale e la sensazione di disagio dovuto al subire, più o meno inconsciamente, la penetrazione nell'esperienza del quotidiano di tecnologie che capiamo sempre meno. Questa dimensione è sempre più evidente se analizziamo come cambiano i nostri bisogni, quindi prodotti e servizi disponibili a mercato, in funzione delle tecnologie che abbiamo a disposizione. Man mano che queste ultime ci consentono di immaginarne applicazioni nuove, come una profezia che si auto-avvera, iniziamo a cambiare, creando i presupposti per lo sviluppo di nuove tecnologie. Questa è la natura del nostro rapporto con la tecnologia: un'integrazione profonda, continua, che ci stringe tra possibilità vertiginose e la sensazione di non controllarne più la penetrazione nelle nostre vite.File | Dimensione | Formato | |
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