La "Sofonisba" di Giovan Giorgio Trissino (editio princeps: Roma, 1524) è la prima tragedia regolare in lingua italiana. La pièce ottenne la sua consacrazione con la rappresentazione del 1562, che si avvalse dell’apparato scenico allestito da Andrea Palladio insieme ai pittori Giovanni Antonio Fasòlo e Giovan Battista Zelotti. L’intervento illustra la sinergia sviluppatasi tra drammaturgo, architetto e pittori per garantire il successo della messa in scena, nonché la successiva fortuna iconografica dell’eroina nei cicli pittorici dipinti dai medesimi Giovanni Antonio Fasòlo e Giovan Battista Zelotti. Il mio contributo recupera il confronto proposto da Kragelund (P. Kragelund, "Palladio, Trissino and Sofonisba in Villa Caldogno at Vicenza", «Analecta Romana Instituti Danici», XXXII (2006), 1, 139-159) fra il testo di Trissino e gli affreschi di Fasòlo e Zelotti, aggiungendovi alcune riflessioni e ponendo in risalto gli elementi stilistici che resero la tragedia di Trissino adatta a una rappresentazione scenica, e anche, sebbene indirettamente, a una realizzazione pittorica. Facendo leva in particolare sulle didascalie implicite (deittici e verbi di movimento) e sulla scansione delle scene, vorrei contribuire ad avvalorare l’ipotesi (avanzata da G. J. J. Van der Sman e P. Kragelund) che nel ciclo di affreschi della stanza di Sofonisba di villa Caldogno i pittori, per illustrare la vicenda, abbiano espressamente seguito le indicazioni del testo trissiniano, e non di quello liviano. A ciò, premetto una sezione che fa il punto sulle fonti storiche delle rappresentazioni (o delle letture pubbliche) della Sofonisba trissiniana durante il Cinquecento. Il contributo ha quindi lo scopo di riportare l’attenzione su questa vicenda letteraria, artistica e teatrale, raccogliendo la documentazione e gli studi prodotti fino a questo momento sull’argomento e fornendo alcuni spunti aggiuntivi, in modo da offrire una panoramica completa sul convergere delle attività degli artisti menzionati; correla la "rappresentabilità" teatrale della tragedia alla sua "rappresentabilità" pittorica; riflette sull’intenzione originaria di Trissino di elaborare un testo tragico ricco di suggestioni visive, con finalità non solo letteraria ma anche di rappresentazione scenica.

La fortuna iconografica di un’eroina tragica: la storia di Sofonisba tra pittura e teatro / Arianna Capirossi. - ELETTRONICO. - (2018), pp. 1-23. (Intervento presentato al convegno La letteratura italiana e le arti, XX Congresso dell’ADI - Associazione degli Italianisti tenutosi a Napoli nel 7-10 settembre 2016).

La fortuna iconografica di un’eroina tragica: la storia di Sofonisba tra pittura e teatro

Arianna Capirossi
2018

Abstract

La "Sofonisba" di Giovan Giorgio Trissino (editio princeps: Roma, 1524) è la prima tragedia regolare in lingua italiana. La pièce ottenne la sua consacrazione con la rappresentazione del 1562, che si avvalse dell’apparato scenico allestito da Andrea Palladio insieme ai pittori Giovanni Antonio Fasòlo e Giovan Battista Zelotti. L’intervento illustra la sinergia sviluppatasi tra drammaturgo, architetto e pittori per garantire il successo della messa in scena, nonché la successiva fortuna iconografica dell’eroina nei cicli pittorici dipinti dai medesimi Giovanni Antonio Fasòlo e Giovan Battista Zelotti. Il mio contributo recupera il confronto proposto da Kragelund (P. Kragelund, "Palladio, Trissino and Sofonisba in Villa Caldogno at Vicenza", «Analecta Romana Instituti Danici», XXXII (2006), 1, 139-159) fra il testo di Trissino e gli affreschi di Fasòlo e Zelotti, aggiungendovi alcune riflessioni e ponendo in risalto gli elementi stilistici che resero la tragedia di Trissino adatta a una rappresentazione scenica, e anche, sebbene indirettamente, a una realizzazione pittorica. Facendo leva in particolare sulle didascalie implicite (deittici e verbi di movimento) e sulla scansione delle scene, vorrei contribuire ad avvalorare l’ipotesi (avanzata da G. J. J. Van der Sman e P. Kragelund) che nel ciclo di affreschi della stanza di Sofonisba di villa Caldogno i pittori, per illustrare la vicenda, abbiano espressamente seguito le indicazioni del testo trissiniano, e non di quello liviano. A ciò, premetto una sezione che fa il punto sulle fonti storiche delle rappresentazioni (o delle letture pubbliche) della Sofonisba trissiniana durante il Cinquecento. Il contributo ha quindi lo scopo di riportare l’attenzione su questa vicenda letteraria, artistica e teatrale, raccogliendo la documentazione e gli studi prodotti fino a questo momento sull’argomento e fornendo alcuni spunti aggiuntivi, in modo da offrire una panoramica completa sul convergere delle attività degli artisti menzionati; correla la "rappresentabilità" teatrale della tragedia alla sua "rappresentabilità" pittorica; riflette sull’intenzione originaria di Trissino di elaborare un testo tragico ricco di suggestioni visive, con finalità non solo letteraria ma anche di rappresentazione scenica.
2018
La letteratura italiana e le arti, Atti del XX Congresso dell’ADI - Associazione degli Italianisti (Napoli, 7-10 settembre 2016)
1
23
La fortuna iconografica di un’eroina tragica: la storia di Sofonisba tra pittura e teatro / Arianna Capirossi. - ELETTRONICO. - (2018), pp. 1-23. (Intervento presentato al convegno La letteratura italiana e le arti, XX Congresso dell’ADI - Associazione degli Italianisti tenutosi a Napoli nel 7-10 settembre 2016).
Arianna Capirossi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/917616
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