Com’è noto, la Riforma agraria, attuata a partire dall’ottobre 1950 dal governo centrista, coinvolse quelle regioni italiane caratterizzate da problemi cronici connessi alla concentrazione fondiaria e a strutture sociali arretrate. Se tale programma, sullo sfondo di obiettivi politici di creazione di consenso e della Guerra Fredda, si focalizzò sul Mezzogiorno e, in misura minore, sull’Italia centrale, l’unica area settentrionale designata come parte del progetto fu il delta padano, sia veneto, sia emiliano-romagnolo, a causa della povertà e del degrado sociale qui attestati. Specialmente nel settore deltizio emiliano-romagnolo, gli interventi messi in campo videro, accanto ai consueti espropri praticati dalla Riforma, un massiccio ricorso a bonifiche tramite idrovore delle locali aree umide, allo scopo di aumentare la superficie di terra da redistribuire agli assegnatari. Nel medio periodo un simile programma mostrò però tutti i suoi limiti, da un lato divenendo rapidamente anacronistico per un paese che, a partire dai tardi anni Cinquanta, andava conoscendo il boom economico; dall’altro alterando irrimediabilmente il paesaggio «anfibio» del delta del Po. Diversi autori locali rappresentarono la parabola di tale processo nelle rispettive opere letterarie: su tutte, I seminatori del tempo (1953), romanzo di Luciano Tommasi pubblicato negli anni di esordio degli interventi, dà una visione entusiastica e finalistica dell’opera riformatrice, strumento di riscatto, materiale e spirituale, per i tanti «diseredati» del delta, mentre la raccolta di racconti Addio alle valli di Francesco Serantini, risalente alla fase finale delle bonifiche ed edita postuma (1981), ne tratteggia un bilancio decisamente critico, sottolineando lo snaturamento dei quadri ambientali originari.
Stefano Piastra (2021). Redenzione o snaturamento? Rappresentazioni letterarie della Riforma agraria nel delta padano emiliano-romagnolo. GEOTEMA, 25(66), 113-118.
Redenzione o snaturamento? Rappresentazioni letterarie della Riforma agraria nel delta padano emiliano-romagnolo
Stefano Piastra
2021
Abstract
Com’è noto, la Riforma agraria, attuata a partire dall’ottobre 1950 dal governo centrista, coinvolse quelle regioni italiane caratterizzate da problemi cronici connessi alla concentrazione fondiaria e a strutture sociali arretrate. Se tale programma, sullo sfondo di obiettivi politici di creazione di consenso e della Guerra Fredda, si focalizzò sul Mezzogiorno e, in misura minore, sull’Italia centrale, l’unica area settentrionale designata come parte del progetto fu il delta padano, sia veneto, sia emiliano-romagnolo, a causa della povertà e del degrado sociale qui attestati. Specialmente nel settore deltizio emiliano-romagnolo, gli interventi messi in campo videro, accanto ai consueti espropri praticati dalla Riforma, un massiccio ricorso a bonifiche tramite idrovore delle locali aree umide, allo scopo di aumentare la superficie di terra da redistribuire agli assegnatari. Nel medio periodo un simile programma mostrò però tutti i suoi limiti, da un lato divenendo rapidamente anacronistico per un paese che, a partire dai tardi anni Cinquanta, andava conoscendo il boom economico; dall’altro alterando irrimediabilmente il paesaggio «anfibio» del delta del Po. Diversi autori locali rappresentarono la parabola di tale processo nelle rispettive opere letterarie: su tutte, I seminatori del tempo (1953), romanzo di Luciano Tommasi pubblicato negli anni di esordio degli interventi, dà una visione entusiastica e finalistica dell’opera riformatrice, strumento di riscatto, materiale e spirituale, per i tanti «diseredati» del delta, mentre la raccolta di racconti Addio alle valli di Francesco Serantini, risalente alla fase finale delle bonifiche ed edita postuma (1981), ne tratteggia un bilancio decisamente critico, sottolineando lo snaturamento dei quadri ambientali originari.File | Dimensione | Formato | |
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