Il rapporto tra letteratura e storia si configura come uno dei nodi centrali dell’opera di Georges Perec: l’atto della scrittura pare intimamente legato sia alla possibile ricostruzione della propria storia che alla lettura di una Storia indicibile. Il saggio intende dunque interrogare quei dispositivi testuali che, superando la dicotomia tra il dato finzionale e il dato autobiografico, permettono all’autore di affrontare e reinterpretare un fatto storico altrimenti inesprimibile. Come emerge chiaramente nel caso di W ou le souvenir d’enfance, è proprio nella costruzione di una fitta rete di scambi, astuzie e rimandi tra il racconto autobiografico (incapace, da solo, a narrare l’infanzia) e la storia di finzione, che all’autore è concesso di rappresentare un’esperienza. L’articolo indaga così il percorso che dal trauma della guerra, dei campi e della morte giunge fino all’atto della scrittura. La ferita si mostra infatti come punto di partenza sia della storia individuale che di quella collettiva: il suo manifestarsi, quale cicatrice, si fa spia di un trauma che non è stato accolto dal linguaggio, ma che trova evidenza nel corpo. Da tale traccia memoriale, si passa poi al vuoto, alla mancanza, alla perdita, prima di poter formulare ogni tipo di ricordo. Infine, dopo lo smarrimento in una sorta di oblio totalizzante, si apre il varco della memoria, attraverso cui giungere all’approdo della scrittura. L’autore, consapevole di radicarsi in un processo storico, e trasformando l’esperienza in linguaggio, può così dar voce a un realismo che comprenda e restituisca la complessità del mondo, fatta di uno scambio continuo tra frammentario e universale.

Elisa Attanasio (2014). «Le destin avait le figure d’un alphabet»: Georges Perec e la Storia. TRANSPOSTCROSS, 1, 1-24.

«Le destin avait le figure d’un alphabet»: Georges Perec e la Storia

Elisa Attanasio
2014

Abstract

Il rapporto tra letteratura e storia si configura come uno dei nodi centrali dell’opera di Georges Perec: l’atto della scrittura pare intimamente legato sia alla possibile ricostruzione della propria storia che alla lettura di una Storia indicibile. Il saggio intende dunque interrogare quei dispositivi testuali che, superando la dicotomia tra il dato finzionale e il dato autobiografico, permettono all’autore di affrontare e reinterpretare un fatto storico altrimenti inesprimibile. Come emerge chiaramente nel caso di W ou le souvenir d’enfance, è proprio nella costruzione di una fitta rete di scambi, astuzie e rimandi tra il racconto autobiografico (incapace, da solo, a narrare l’infanzia) e la storia di finzione, che all’autore è concesso di rappresentare un’esperienza. L’articolo indaga così il percorso che dal trauma della guerra, dei campi e della morte giunge fino all’atto della scrittura. La ferita si mostra infatti come punto di partenza sia della storia individuale che di quella collettiva: il suo manifestarsi, quale cicatrice, si fa spia di un trauma che non è stato accolto dal linguaggio, ma che trova evidenza nel corpo. Da tale traccia memoriale, si passa poi al vuoto, alla mancanza, alla perdita, prima di poter formulare ogni tipo di ricordo. Infine, dopo lo smarrimento in una sorta di oblio totalizzante, si apre il varco della memoria, attraverso cui giungere all’approdo della scrittura. L’autore, consapevole di radicarsi in un processo storico, e trasformando l’esperienza in linguaggio, può così dar voce a un realismo che comprenda e restituisca la complessità del mondo, fatta di uno scambio continuo tra frammentario e universale.
2014
Elisa Attanasio (2014). «Le destin avait le figure d’un alphabet»: Georges Perec e la Storia. TRANSPOSTCROSS, 1, 1-24.
Elisa Attanasio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/912742
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