Nell’ambito delle discipline ingegneristiche e tecniche legate ai vari ambiti della "res aedificatoria", il rischio che la “iper-specializzazione” conduca verso una visione ristretta e sterile della pratica operativa rappresenta una delle principali criticità, in particolare in epoca recente: l’orientamento sempre più “settorializzato”, spinto dalle nuove potenzialità fornite dagli strumenti informatici, ha infatti generato la tendenza a formare una figura professionale focalizzata sull’analisi e sullo sviluppo delle formulazioni e delle tecnologie, senza inquadrarle in una prospettiva storica e in una visione più ampia. All’interno dell’Università di Bologna, il percorso formativo degli ingegneri si è invece orientato da sempre in una direzione diversa, nella quale uno degli elementi invarianti è l’apporto significativo di un approccio classico-umanistico anche nelle discipline di carattere tecnico-scientifico: un’attitudine che riflette la lunga e gloriosa tradizione dell’Alma Mater Studiorum fondata nell’XI secolo. La sintesi tra queste due strade epistemologiche è stata il fil rouge nell’evoluzione della formazione all’interno della Scuola di Applicazione per Ingegneri di Bologna, poi Facoltà di Ingegneria, poi Scuola di Architettura e Ingegneria e infine Scuola di Ingegneria. Il risultato è un percorso che ha plasmato la figura di un “tecnico filosofo”, un professionista conscio del proprio ruolo, attento alle esigenze della società come alle problematiche legate alla costruzione, e al tempo stesso profondo conoscitore non solo delle formulazioni teoriche ma anche dell’esperienza storica.
Micaela Antonucci (2022). La scuola di ingegneria di Bologna: una “visione integrata” fra conoscenza storica e cultura politecnica. Sesto San Giovanni (MI) : Mimesis.
La scuola di ingegneria di Bologna: una “visione integrata” fra conoscenza storica e cultura politecnica
Micaela Antonucci
2022
Abstract
Nell’ambito delle discipline ingegneristiche e tecniche legate ai vari ambiti della "res aedificatoria", il rischio che la “iper-specializzazione” conduca verso una visione ristretta e sterile della pratica operativa rappresenta una delle principali criticità, in particolare in epoca recente: l’orientamento sempre più “settorializzato”, spinto dalle nuove potenzialità fornite dagli strumenti informatici, ha infatti generato la tendenza a formare una figura professionale focalizzata sull’analisi e sullo sviluppo delle formulazioni e delle tecnologie, senza inquadrarle in una prospettiva storica e in una visione più ampia. All’interno dell’Università di Bologna, il percorso formativo degli ingegneri si è invece orientato da sempre in una direzione diversa, nella quale uno degli elementi invarianti è l’apporto significativo di un approccio classico-umanistico anche nelle discipline di carattere tecnico-scientifico: un’attitudine che riflette la lunga e gloriosa tradizione dell’Alma Mater Studiorum fondata nell’XI secolo. La sintesi tra queste due strade epistemologiche è stata il fil rouge nell’evoluzione della formazione all’interno della Scuola di Applicazione per Ingegneri di Bologna, poi Facoltà di Ingegneria, poi Scuola di Architettura e Ingegneria e infine Scuola di Ingegneria. Il risultato è un percorso che ha plasmato la figura di un “tecnico filosofo”, un professionista conscio del proprio ruolo, attento alle esigenze della società come alle problematiche legate alla costruzione, e al tempo stesso profondo conoscitore non solo delle formulazioni teoriche ma anche dell’esperienza storica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.