Percorrendo la strada costiera che delimita la riva occidentale del Lago Maggiore, aggirata la punta della Castagnola, si arriva a Pallanza, una delle due frazioni (l’altra è Intra) che costituiscono in comune di Verbania. Frequentatissima stazione climatica di fama internazionale, Pallanza è celebre soprattutto per i fastosi Giardini Botanici di Villa Taranto. Il periodo migliore per apprezzarne le spettacolari fioriture è quello primaverile, quando rododendri, azalee, camelie, magnolie e variopinte bulbose creano effetti scenografici di grande impatto e suggestione. La particolarità di questi Giardini Botanici forse consiste proprio nella disposizione delle piante, di circa 20.000 tipi diversi in un’area complessiva di 16 ettari, disposizione che non segue i criteri scientifici della classificazione botanica, ma piuttosto l’effetto paesaggistico d’insieme e la spettacolarità di forme e colori. La Storia Tutto ha inizio da un’inserzione sul Times letta nel 1931 dal Capitano scozzese Neil Mac Eacharn, relativa alla messa in vendita di un appezzamento boschivo sulla punta della Castagnola da parte del Conte di Sant’Elia. E’ così che nasce Villa Taranto: un fitto bosco sulle rive del Lago Maggiore si trasformerà in un giardino all’inglese. Le fioriture primaverili Varcato l’ingresso, si percorre un piacevole viale, detto “delle conifere”, lungo il quale si sviluppa l’intero giardino che dal Lago si innalza dolcemente sul pendio seguendo collinette e terrazzamenti attraversati da sinuosi sentieri su cui si aprono scenari sempre diversi, con pergole, ponti, macchie di colore, angoli romantici e fontane zampillanti. In primavera iniziano a fiorire i rododendri, le camelie, le eriche e le Pieris, alcune come la P. japonica “Variegata” dalle foglie screziate, attorniate dai colori brillanti delle viole e delle bulbose stagionali; ora, è il momento dei narcisi. E’ anche l’epoca delle mirabili fioriture dei Cornus florida e Magnolia salicifolia. Questa ricchezza di colori e profumi accompagna il visitatore lungo tutto il percorso (7 km di viali!), lasciando di tanto in tanto il posto alle enormi sagome di alberi monumentali come due esemplari di Castanea sativa del 1700 e 1600 rispettivamente, un Cephalotaxus harringtoniana del 1956, una Chamaecyparis lawsoniana del 1954 ed un’imponente Davidia involucrata (piantata il 5 agosto del 1938), pittorescamente detta “Albero dei fazzoletti”. Ci si ferma ammirati per apprezzare i bellissimi “Giardini terrazzati” con cascatelle e giochi d’acqua che si alternano alle aiuole di piante annuali fiorite con, in primo piano, la statua bronzea del Pescatore, opera del napoletano Vincenzo Gemito. Tutto il giardino trasmette la grande pulsione romantica verso il “lontano” e l’esotico del suo ideatore, come testimoniano le tante piante provenienti dall’America e dell’Oriente che, nell’immaginazione ottocentesca, significavano libertà e ricchezza. Fra queste, si è attratti dall’imponente ninfacea Victoria amazzonica, originaria del Rio delle Amazzoni, dalle grandi e robuste foglie “a tortiera”, dalle nervature prominenti, capaci di reggere il peso, se ben distribuito, di un bambino. I suoi semi arrivarono a Villa Taranto nel 1956, dall’Orto Botanico di Stoccolma. Passo dopo passo, ci si ritrova al punto iniziale, con negli occhi ancora i colori dei fiori di primavera. Se tornassimo fra poche settimana, siamo certi che gli elementi cromatici sarebbero diversi: si potrebbero ad esempio ammirare le mirabili cascate di glicini, anche bianchi; così come sarebbero aperti i fiori carnosi e profumati del Nelumbo nucifera, oppure quelli, delle ortensie e delle oltre trecento varietà di dalie. E se ci si tornasse in autunno? Niente paura, troveremmo gli accesi colori della ricca collezione di aceri giapponesi (Cryptomeria japonica). In ogni stagione Villa Taranto è un mondo meraviglioso che si rinnova.
M.G. Bellardi (2010). I Giardini Botanici di Villa Taranto. FLORTECNICA, 7/8, 1-6.
I Giardini Botanici di Villa Taranto
BELLARDI, MARIA GRAZIA
2010
Abstract
Percorrendo la strada costiera che delimita la riva occidentale del Lago Maggiore, aggirata la punta della Castagnola, si arriva a Pallanza, una delle due frazioni (l’altra è Intra) che costituiscono in comune di Verbania. Frequentatissima stazione climatica di fama internazionale, Pallanza è celebre soprattutto per i fastosi Giardini Botanici di Villa Taranto. Il periodo migliore per apprezzarne le spettacolari fioriture è quello primaverile, quando rododendri, azalee, camelie, magnolie e variopinte bulbose creano effetti scenografici di grande impatto e suggestione. La particolarità di questi Giardini Botanici forse consiste proprio nella disposizione delle piante, di circa 20.000 tipi diversi in un’area complessiva di 16 ettari, disposizione che non segue i criteri scientifici della classificazione botanica, ma piuttosto l’effetto paesaggistico d’insieme e la spettacolarità di forme e colori. La Storia Tutto ha inizio da un’inserzione sul Times letta nel 1931 dal Capitano scozzese Neil Mac Eacharn, relativa alla messa in vendita di un appezzamento boschivo sulla punta della Castagnola da parte del Conte di Sant’Elia. E’ così che nasce Villa Taranto: un fitto bosco sulle rive del Lago Maggiore si trasformerà in un giardino all’inglese. Le fioriture primaverili Varcato l’ingresso, si percorre un piacevole viale, detto “delle conifere”, lungo il quale si sviluppa l’intero giardino che dal Lago si innalza dolcemente sul pendio seguendo collinette e terrazzamenti attraversati da sinuosi sentieri su cui si aprono scenari sempre diversi, con pergole, ponti, macchie di colore, angoli romantici e fontane zampillanti. In primavera iniziano a fiorire i rododendri, le camelie, le eriche e le Pieris, alcune come la P. japonica “Variegata” dalle foglie screziate, attorniate dai colori brillanti delle viole e delle bulbose stagionali; ora, è il momento dei narcisi. E’ anche l’epoca delle mirabili fioriture dei Cornus florida e Magnolia salicifolia. Questa ricchezza di colori e profumi accompagna il visitatore lungo tutto il percorso (7 km di viali!), lasciando di tanto in tanto il posto alle enormi sagome di alberi monumentali come due esemplari di Castanea sativa del 1700 e 1600 rispettivamente, un Cephalotaxus harringtoniana del 1956, una Chamaecyparis lawsoniana del 1954 ed un’imponente Davidia involucrata (piantata il 5 agosto del 1938), pittorescamente detta “Albero dei fazzoletti”. Ci si ferma ammirati per apprezzare i bellissimi “Giardini terrazzati” con cascatelle e giochi d’acqua che si alternano alle aiuole di piante annuali fiorite con, in primo piano, la statua bronzea del Pescatore, opera del napoletano Vincenzo Gemito. Tutto il giardino trasmette la grande pulsione romantica verso il “lontano” e l’esotico del suo ideatore, come testimoniano le tante piante provenienti dall’America e dell’Oriente che, nell’immaginazione ottocentesca, significavano libertà e ricchezza. Fra queste, si è attratti dall’imponente ninfacea Victoria amazzonica, originaria del Rio delle Amazzoni, dalle grandi e robuste foglie “a tortiera”, dalle nervature prominenti, capaci di reggere il peso, se ben distribuito, di un bambino. I suoi semi arrivarono a Villa Taranto nel 1956, dall’Orto Botanico di Stoccolma. Passo dopo passo, ci si ritrova al punto iniziale, con negli occhi ancora i colori dei fiori di primavera. Se tornassimo fra poche settimana, siamo certi che gli elementi cromatici sarebbero diversi: si potrebbero ad esempio ammirare le mirabili cascate di glicini, anche bianchi; così come sarebbero aperti i fiori carnosi e profumati del Nelumbo nucifera, oppure quelli, delle ortensie e delle oltre trecento varietà di dalie. E se ci si tornasse in autunno? Niente paura, troveremmo gli accesi colori della ricca collezione di aceri giapponesi (Cryptomeria japonica). In ogni stagione Villa Taranto è un mondo meraviglioso che si rinnova.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.