Si tratta del tentativo di colmare un vuoto negli studi dei rapporti tra l'impero romano Orientale, o Bizantino, nei secoli XIV-XV,, e le città italiane, in particolar modo le città i cui interessi erano prevalentemente di natura commerciale: ricchissima la bibliografia attorno ai rapporti con Venezia e Genova, mancava ancora Firenze, il cui progetto, per il secolo XV, fu quello di fare una aperta concorrenza alle prime due potenti rivali nel Mediterraneo orientale. Per studiare il fenomeno, ci si è mossi dal quadro dei grandi rapporti commerciali tra Mediterraneo e Mar Nero in continua evoluzione, per giungere al progetto perseguito a partire degli anni '30 dai grandi banchieri fiorentini, a cominciare dagli Acciaiuoli, già presenti nella penisola Ellenica con interessi finanziari e notevoli investimenti. La perdita di Costantinopoli in mani turche (1453) non costrinse i protagonisti a lasciar cadere tale progetto, ma semplicemente a sostituire l'imperatore bizantino col sultano turco. La Firenze dei Medici e degli Strozzi diverrà uno dei più fedeli partner commerciali dei sultani. La passione per lo studio del greco, già riscontrabile nella seconda metà del Trecento, la fondazione della Accademia neoplatonica, la propensione verso il collezionismo di prestigio di codici manoscritti greci, oggetti d’arte ed icone provenienti dall’impero romano d’Oriente, in via di dissoluzione tra 1453 e 1465, fenomeni propri del Quattrocento, qui rimangono sullo sfondo di un grande progetto che impegnò la oligarchia di finanzieri, banchieri e grandi mercanti che governava il Comune di Firenze, a partire dall’entrata in possesso del porto di Pisa nel 1404, ma la cui origine va cercata nei possessi signorili e negli interessi finanziari degli Acciaiuoli fiorentini nella penisola Ellenica: il progetto di dare vita ad una Romània fiorentina da sviluppare in concorrenza con quelle veneziana e genovese. La concessione da parte del basileus dei Romani Giovanni VIII Paleologo di privilegi commerciali al termine dei lavori del Concilio che sancì l’unione delle chiese che Firenze si era premurata di ospitare nell’inverno-primavera del 1439, si configurò come l’obiettivo e il momento centrale del progetto. Una pagina di storia delle relazioni tra le città italiane e l’impero romano Orientale nell’ultima fase della sua esistenza territoriale poco frequentata, ma che tra Costantinopoli e Firenze passa per Atene, Corinto, le isole dell’Egeo, Venezia e Milano.

Vespignani, G. (2022). Bisanzio e Firenze. La Romània fiorentina nel Quattrocento. Spoleto : FONDAZIONE CISAM.

Bisanzio e Firenze. La Romània fiorentina nel Quattrocento

G. VESPIGNANI
2022

Abstract

Si tratta del tentativo di colmare un vuoto negli studi dei rapporti tra l'impero romano Orientale, o Bizantino, nei secoli XIV-XV,, e le città italiane, in particolar modo le città i cui interessi erano prevalentemente di natura commerciale: ricchissima la bibliografia attorno ai rapporti con Venezia e Genova, mancava ancora Firenze, il cui progetto, per il secolo XV, fu quello di fare una aperta concorrenza alle prime due potenti rivali nel Mediterraneo orientale. Per studiare il fenomeno, ci si è mossi dal quadro dei grandi rapporti commerciali tra Mediterraneo e Mar Nero in continua evoluzione, per giungere al progetto perseguito a partire degli anni '30 dai grandi banchieri fiorentini, a cominciare dagli Acciaiuoli, già presenti nella penisola Ellenica con interessi finanziari e notevoli investimenti. La perdita di Costantinopoli in mani turche (1453) non costrinse i protagonisti a lasciar cadere tale progetto, ma semplicemente a sostituire l'imperatore bizantino col sultano turco. La Firenze dei Medici e degli Strozzi diverrà uno dei più fedeli partner commerciali dei sultani. La passione per lo studio del greco, già riscontrabile nella seconda metà del Trecento, la fondazione della Accademia neoplatonica, la propensione verso il collezionismo di prestigio di codici manoscritti greci, oggetti d’arte ed icone provenienti dall’impero romano d’Oriente, in via di dissoluzione tra 1453 e 1465, fenomeni propri del Quattrocento, qui rimangono sullo sfondo di un grande progetto che impegnò la oligarchia di finanzieri, banchieri e grandi mercanti che governava il Comune di Firenze, a partire dall’entrata in possesso del porto di Pisa nel 1404, ma la cui origine va cercata nei possessi signorili e negli interessi finanziari degli Acciaiuoli fiorentini nella penisola Ellenica: il progetto di dare vita ad una Romània fiorentina da sviluppare in concorrenza con quelle veneziana e genovese. La concessione da parte del basileus dei Romani Giovanni VIII Paleologo di privilegi commerciali al termine dei lavori del Concilio che sancì l’unione delle chiese che Firenze si era premurata di ospitare nell’inverno-primavera del 1439, si configurò come l’obiettivo e il momento centrale del progetto. Una pagina di storia delle relazioni tra le città italiane e l’impero romano Orientale nell’ultima fase della sua esistenza territoriale poco frequentata, ma che tra Costantinopoli e Firenze passa per Atene, Corinto, le isole dell’Egeo, Venezia e Milano.
2022
187
978-88-6809-353-2
Vespignani, G. (2022). Bisanzio e Firenze. La Romània fiorentina nel Quattrocento. Spoleto : FONDAZIONE CISAM.
Vespignani, G.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/906207
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