Introdotto già negli anni ’90 del secolo scorso come obbligatorio per le autonomie locali, il controllo di gestione non ha mai trovato quella naturale ed estesa diffusione come ci si poteva attendere. Alla base di tale deludente risultato vi è sempre stata una radicata carenza di cultura organizzativa improntata al conseguimento di specifici risultati; al contempo, si è ravvisata una scarsa consapevolezza, ravvisata specie tra gli amministratori, nel comprendere che l’assunzione delle scelte decisionali si debba basare su riflessioni prevalentemente di tipo politico o anche emergenziale e non dipendere in buona parte (come dovrebbe essere) da un’approfondita valutazione tra alternative sostenibili e fondate su una dettagliata analisi di misure di performance, come da sempre viene richiesto ad un’organizzazione che si prefigge di essere innovativa ed attenta alle dinamiche territoriali. Il presente contributo intende focalizzarsi su alcuni spunti di riflessione inerenti al “Vademecum Controllo di Gestione” appena pubblicato dalla Regione Emilia-Romagna, da sempre ente protagonista in tema di Unioni di Comuni “virtuose”. 1. Premessa Il controllo di gestione venne introdotto nel nostro Ordinamento già durante la metà degli anni ’90 quando il Legislatore emanò il lungimirante testo del d.lgs. n. 77/1995, che poi finì per confluire nella struttura portante del TUEL del 2000 arrivato ai giorni nostri. Per chi allora si profuse per una rapida diffusione della logica sottostante il controllo e si aspettava a distanza di quasi trent’anni di potersi raffigurare
L. Mazzara, G.L. (2022). Lo sviluppo del controllo di gestione nelle Unioni di Comuni: riflessioni alla luce del nuovo vademecum sul controllo di gestione della Regione Emilia-Romagna. FINANZA E TRIBUTI LOCALI, 9, 25-33.
Lo sviluppo del controllo di gestione nelle Unioni di Comuni: riflessioni alla luce del nuovo vademecum sul controllo di gestione della Regione Emilia-Romagna
L. Mazzara
Primo
;G. LeoniSecondo
2022
Abstract
Introdotto già negli anni ’90 del secolo scorso come obbligatorio per le autonomie locali, il controllo di gestione non ha mai trovato quella naturale ed estesa diffusione come ci si poteva attendere. Alla base di tale deludente risultato vi è sempre stata una radicata carenza di cultura organizzativa improntata al conseguimento di specifici risultati; al contempo, si è ravvisata una scarsa consapevolezza, ravvisata specie tra gli amministratori, nel comprendere che l’assunzione delle scelte decisionali si debba basare su riflessioni prevalentemente di tipo politico o anche emergenziale e non dipendere in buona parte (come dovrebbe essere) da un’approfondita valutazione tra alternative sostenibili e fondate su una dettagliata analisi di misure di performance, come da sempre viene richiesto ad un’organizzazione che si prefigge di essere innovativa ed attenta alle dinamiche territoriali. Il presente contributo intende focalizzarsi su alcuni spunti di riflessione inerenti al “Vademecum Controllo di Gestione” appena pubblicato dalla Regione Emilia-Romagna, da sempre ente protagonista in tema di Unioni di Comuni “virtuose”. 1. Premessa Il controllo di gestione venne introdotto nel nostro Ordinamento già durante la metà degli anni ’90 quando il Legislatore emanò il lungimirante testo del d.lgs. n. 77/1995, che poi finì per confluire nella struttura portante del TUEL del 2000 arrivato ai giorni nostri. Per chi allora si profuse per una rapida diffusione della logica sottostante il controllo e si aspettava a distanza di quasi trent’anni di potersi raffigurareFile | Dimensione | Formato | |
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