Il diritto dei beni culturali è oggi sempre più oggetto di linee evolutive rispetto ai tratti che lo hanno in origine tradizionalmente caratterizzato: tali linee vanno da un lato nel senso di una sempre crescente apertura alla collaborazione con i soggetti privati, anche in forma di impresa, e dall’altro verso un progressivo ampliamento del concetto stesso di cultura. Entrambe conducono peraltro ad interrogarsi su un nodo teorico di cruciale importanza, ossia sulla ammissibilità e sulla giusta misura, anche nell’ottica della libertà costituzionale di arte e scienza di cui all’art. 33 Cost., di una valorizzazione anche economica del patrimonio culturale, la quale sembrerebbe rispondere a molte delle debolezze, tanto in termini finanziari quanto di professionalità, che oggi caratterizzano la pubblica amministrazione. Particolare rilievo assume in questo senso la disciplina delle sponsorizzazioni, istituto assai delicato per le grandi potenzialità che lo caratterizzano e al contempo per la fragilità degli equilibri che debbono sussistere fra i molteplici interessi coinvolti per consentirne un utilizzo proficuo per tutte le parti, sia pubbliche e sia private. La normativa esistente, pur sensibilmente semplificata e resa più flessibile dopo l’entrata in vigore del nuovo Codice dei contratti pubblici nel 2016, richiede ulteriore implementazione, così da uniformarsi al paradigma di una reale sinergia dell’azione e convergenza di intenti pubblico-private, che consentano una valorizzazione inclusiva e sostenibile del patrimonio culturale, in ossequio al quadro costituzionale che vuole la cultura plurale e funzionale alla crescita individuale e collettiva, espressione del principio personalista.
Olivia Pini (2019). Pluralismo culturale soggettivo ed oggettivo nel quadro costituzionale: valorizzazione culturale e valorizzazione economica nella disciplina delle sponsorizzazioni. DIRITTIFONDAMENTALI.IT, 2/2019(2/2019), 1-57.
Pluralismo culturale soggettivo ed oggettivo nel quadro costituzionale: valorizzazione culturale e valorizzazione economica nella disciplina delle sponsorizzazioni
Olivia PiniPrimo
2019
Abstract
Il diritto dei beni culturali è oggi sempre più oggetto di linee evolutive rispetto ai tratti che lo hanno in origine tradizionalmente caratterizzato: tali linee vanno da un lato nel senso di una sempre crescente apertura alla collaborazione con i soggetti privati, anche in forma di impresa, e dall’altro verso un progressivo ampliamento del concetto stesso di cultura. Entrambe conducono peraltro ad interrogarsi su un nodo teorico di cruciale importanza, ossia sulla ammissibilità e sulla giusta misura, anche nell’ottica della libertà costituzionale di arte e scienza di cui all’art. 33 Cost., di una valorizzazione anche economica del patrimonio culturale, la quale sembrerebbe rispondere a molte delle debolezze, tanto in termini finanziari quanto di professionalità, che oggi caratterizzano la pubblica amministrazione. Particolare rilievo assume in questo senso la disciplina delle sponsorizzazioni, istituto assai delicato per le grandi potenzialità che lo caratterizzano e al contempo per la fragilità degli equilibri che debbono sussistere fra i molteplici interessi coinvolti per consentirne un utilizzo proficuo per tutte le parti, sia pubbliche e sia private. La normativa esistente, pur sensibilmente semplificata e resa più flessibile dopo l’entrata in vigore del nuovo Codice dei contratti pubblici nel 2016, richiede ulteriore implementazione, così da uniformarsi al paradigma di una reale sinergia dell’azione e convergenza di intenti pubblico-private, che consentano una valorizzazione inclusiva e sostenibile del patrimonio culturale, in ossequio al quadro costituzionale che vuole la cultura plurale e funzionale alla crescita individuale e collettiva, espressione del principio personalista.File | Dimensione | Formato | |
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