L’andamento della proporzione dei tagli cesarei (TC) sul totale dei parti continua a mostrare in Italia un costante incremento annuale, nonostante già da molti anni il problema dell’appropriatezza dell’applicazione di questa procedura e la possibilità di poterla contenere sia stato a lungo preso in considerazione. Nel 2006 la proporzione di parti cesarei sul totale dei parti ha raggiunto, in Italia, il valore del 39,3% variando da un minimo del 23,93% del Friuli-Venezia Giulia ad un massimo del 61,86% della Campania (grafico 1). La proporzione di tagli cesarei è così ulteriormente aumentata rispetto al 2005 del 2,6%; tale aumento si registra in tutte le regioni ad eccezione di Liguria, Emilia-Romagna, Basilicata e Sardegna che presentano una riduzione della proporzione rispetto all’anno precedente (tabella 1). I due terzi circa di tutti i parti cesarei sono rappresentati da quelli primari. La proporzione di TC primari rappresenta molto probabilmente l’indicatore più importante da monitorare dal momento che ad un TC primario con una probabilità molto elevata seguirà un TC ripetuto. È necessario, pertanto, continuare a tenere distinti, come suggerisce la letteratura, i TC primari e i TC ripetuti nei confronti tra le regioni. La maggior parte dei tagli cesarei sono primari e se si vogliono ottenere inversioni di tendenza nell’utilizzo di questa procedura è di fondamentale importanza concentrarsi su questi casi e studiare quali siano i determinanti clinici e non. Per questo motivo, come già detto in precedenza, potrebbe essere importante anche fare confronti applicando tecniche di risk-adjustment.
Dallolio L., Di Gregori V., Pieri G., Carretta E., Sferrazza A., Fantini M.P. (2009). Parti cesarei. ROMA : Università Cattolica del Sacro Cuore.
Parti cesarei
DALLOLIO, LAURA;PIERI, GIULIA;CARRETTA, ELISA;FANTINI, MARIA PIA
2009
Abstract
L’andamento della proporzione dei tagli cesarei (TC) sul totale dei parti continua a mostrare in Italia un costante incremento annuale, nonostante già da molti anni il problema dell’appropriatezza dell’applicazione di questa procedura e la possibilità di poterla contenere sia stato a lungo preso in considerazione. Nel 2006 la proporzione di parti cesarei sul totale dei parti ha raggiunto, in Italia, il valore del 39,3% variando da un minimo del 23,93% del Friuli-Venezia Giulia ad un massimo del 61,86% della Campania (grafico 1). La proporzione di tagli cesarei è così ulteriormente aumentata rispetto al 2005 del 2,6%; tale aumento si registra in tutte le regioni ad eccezione di Liguria, Emilia-Romagna, Basilicata e Sardegna che presentano una riduzione della proporzione rispetto all’anno precedente (tabella 1). I due terzi circa di tutti i parti cesarei sono rappresentati da quelli primari. La proporzione di TC primari rappresenta molto probabilmente l’indicatore più importante da monitorare dal momento che ad un TC primario con una probabilità molto elevata seguirà un TC ripetuto. È necessario, pertanto, continuare a tenere distinti, come suggerisce la letteratura, i TC primari e i TC ripetuti nei confronti tra le regioni. La maggior parte dei tagli cesarei sono primari e se si vogliono ottenere inversioni di tendenza nell’utilizzo di questa procedura è di fondamentale importanza concentrarsi su questi casi e studiare quali siano i determinanti clinici e non. Per questo motivo, come già detto in precedenza, potrebbe essere importante anche fare confronti applicando tecniche di risk-adjustment.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.