La papilla interdentale, inizialmente considerata come una semplice parte della gengiva di forma piramidale, è un’entità anatomica dalla morfologia complessa, alla quale si riconoscono oggi sia finalità protettive verso il parodonto profondo e le superfici radicolari, sia funzioni estetiche e fonetiche; la sua perdita quindi deve essere valutata come l’alterazione dell’insieme delle sue specifiche funzioni. Analizzando i versanti papillari rivolti verso le superfici dentali in direzione corono-apicale, si trovano l’epitelio sulculare, l’epitelio giunzionale e l’attacco connettivale. L’attacco connettivale e l’epitelio giunzionale costituiscono un’unità fondamentale definita ampiezza biologica, la cui violazione porta a un’inesorabile e spontanea perdita di supporto di tessuto dentale finalizzata alla ricostruzione del corretto rapporto epitelio-connettivale. Molteplici sono le cause che possono portare alla perdita o al danneggiamento della papilla. Tali fattori possono essere distinti in infettivi, come gengiviti e parodontiti, e traumatici, come l’uso scorretto dei dispositivi igienici domiciliari e la chirurgia parodontale. Dagli anni Sessanta in poi sono state elaborate numerose tecniche chirurgiche finalizzate a preservare i tessuti molli, compresi quelli interprossimali; particolare impulso a questa impostazione va attribuito non solamente a una cre- scente sensibilità estetica del parodontologo, ma anche all’introduzione di conoscenze di tipo rigenerativo/ricostruttivo. Quando la perdita dei tessuti interdentali è già avvenuta possono essere attuate molteplici tecniche con finalità ricostruttive, che possono essere distinte in due categorie: chirurgiche e non chirurgiche. Le tecniche ricostruttive non chirurgiche mirano fondamentalmente a modificare le determinanti anatomiche non gengivali correlate con la presenza dei tessuti interdentali. Tra queste strategie si riconoscono trattamenti restaurativi, protesici e ortodontici; molto recente la proposta d’iniezione di fibroblasti. Molteplici stratagemmi chirurgici sono stati descritti in letteratura, con finalità correttive verso deficit di tessuti interdentali; purtroppo nessuna ricerca specifica ha per ora verificato l’effettivo risultato e/o comparato tra loro tali tecnicismi. La conoscenza delle molteplici variabili che influenzano lo stato di salute e l’equilibrio dei tessuti compresi nell’area interdentale è alla base di una corretta gestione clinica dell’area; la rassegna del percorso scientifico che ha portato sino alle più recenti tecniche preservative e ricostruttive della papilla interdentale permette al clinico un razionale approccio terapeutico.
Checchi, L., Montevecchi, M., Piana, L., Checchi, V. (2009). Preservation and reconstructive techniques of interdental papilla. DENTAL CADMOS, 77(1), I-XXV.
Preservation and reconstructive techniques of interdental papilla
Checchi L.;Montevecchi Marco
;Checchi V.
2009
Abstract
La papilla interdentale, inizialmente considerata come una semplice parte della gengiva di forma piramidale, è un’entità anatomica dalla morfologia complessa, alla quale si riconoscono oggi sia finalità protettive verso il parodonto profondo e le superfici radicolari, sia funzioni estetiche e fonetiche; la sua perdita quindi deve essere valutata come l’alterazione dell’insieme delle sue specifiche funzioni. Analizzando i versanti papillari rivolti verso le superfici dentali in direzione corono-apicale, si trovano l’epitelio sulculare, l’epitelio giunzionale e l’attacco connettivale. L’attacco connettivale e l’epitelio giunzionale costituiscono un’unità fondamentale definita ampiezza biologica, la cui violazione porta a un’inesorabile e spontanea perdita di supporto di tessuto dentale finalizzata alla ricostruzione del corretto rapporto epitelio-connettivale. Molteplici sono le cause che possono portare alla perdita o al danneggiamento della papilla. Tali fattori possono essere distinti in infettivi, come gengiviti e parodontiti, e traumatici, come l’uso scorretto dei dispositivi igienici domiciliari e la chirurgia parodontale. Dagli anni Sessanta in poi sono state elaborate numerose tecniche chirurgiche finalizzate a preservare i tessuti molli, compresi quelli interprossimali; particolare impulso a questa impostazione va attribuito non solamente a una cre- scente sensibilità estetica del parodontologo, ma anche all’introduzione di conoscenze di tipo rigenerativo/ricostruttivo. Quando la perdita dei tessuti interdentali è già avvenuta possono essere attuate molteplici tecniche con finalità ricostruttive, che possono essere distinte in due categorie: chirurgiche e non chirurgiche. Le tecniche ricostruttive non chirurgiche mirano fondamentalmente a modificare le determinanti anatomiche non gengivali correlate con la presenza dei tessuti interdentali. Tra queste strategie si riconoscono trattamenti restaurativi, protesici e ortodontici; molto recente la proposta d’iniezione di fibroblasti. Molteplici stratagemmi chirurgici sono stati descritti in letteratura, con finalità correttive verso deficit di tessuti interdentali; purtroppo nessuna ricerca specifica ha per ora verificato l’effettivo risultato e/o comparato tra loro tali tecnicismi. La conoscenza delle molteplici variabili che influenzano lo stato di salute e l’equilibrio dei tessuti compresi nell’area interdentale è alla base di una corretta gestione clinica dell’area; la rassegna del percorso scientifico che ha portato sino alle più recenti tecniche preservative e ricostruttive della papilla interdentale permette al clinico un razionale approccio terapeutico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.