Pablo Picasso inizia a sperimentare, dagli anni Trenta, un genere di scultura eseguita in gesso o argilla, e poi fusa in bronzo, che coniuga il modellato tradizionale della materia, eseguito con mani o spatole, con la creazione di vere e proprie impronte sul gesso prodotte da materiali o oggetti. Questo tipo di scultura costituisce un capitolo fondamentale nella esplorazione dei processi di fabbricazione delle opere. Dopo la visita all’Unité d’Habitation di Marsiglia, in compagnia di Le Corbusier, Picasso inizia a esplorare l’uso del calcestruzzo nella forma tecnica della “Betogravure”, inventata da Carl Nesjar, che prevede l’incisione della superficie e la conseguente messa in evidenza degli aggregati del composto cementizio. L’articolo si propone di analizzare, anche attraverso documenti d’archivio inediti, il significato dato da Picasso e Nesjar al calcestruzzo, e le relazioni tra le sperimentazioni sulla “Betogravure” e le esperienze architettoniche del secondo dopoguerra. Grazie a uno studio dei rapporti tra Picasso e Le Corbusier, a partire dal béton brut di Marsiglia, fino alle tecniche utilizzate per le sculture con Nesjar, e alle possibili influenze di queste tecniche sui cantieri della costruzione, è possibile constatare come la materia e la costruzione abbiano reso simili l’architettura e la scultura degli anni Cinquanta e Sessanta senza confondere le loro specificità, producendo quella che potremmo definire una sintesi delle arti a vocazione tecnica.
Anna Rosellini (2021). Le sculture in béton soufflé di Picasso e Nesjar, e i processi tecnici dell’architettura. L'UOMO NERO, XVII(17-18), 70-93.
Le sculture in béton soufflé di Picasso e Nesjar, e i processi tecnici dell’architettura
Anna Rosellini
2021
Abstract
Pablo Picasso inizia a sperimentare, dagli anni Trenta, un genere di scultura eseguita in gesso o argilla, e poi fusa in bronzo, che coniuga il modellato tradizionale della materia, eseguito con mani o spatole, con la creazione di vere e proprie impronte sul gesso prodotte da materiali o oggetti. Questo tipo di scultura costituisce un capitolo fondamentale nella esplorazione dei processi di fabbricazione delle opere. Dopo la visita all’Unité d’Habitation di Marsiglia, in compagnia di Le Corbusier, Picasso inizia a esplorare l’uso del calcestruzzo nella forma tecnica della “Betogravure”, inventata da Carl Nesjar, che prevede l’incisione della superficie e la conseguente messa in evidenza degli aggregati del composto cementizio. L’articolo si propone di analizzare, anche attraverso documenti d’archivio inediti, il significato dato da Picasso e Nesjar al calcestruzzo, e le relazioni tra le sperimentazioni sulla “Betogravure” e le esperienze architettoniche del secondo dopoguerra. Grazie a uno studio dei rapporti tra Picasso e Le Corbusier, a partire dal béton brut di Marsiglia, fino alle tecniche utilizzate per le sculture con Nesjar, e alle possibili influenze di queste tecniche sui cantieri della costruzione, è possibile constatare come la materia e la costruzione abbiano reso simili l’architettura e la scultura degli anni Cinquanta e Sessanta senza confondere le loro specificità, producendo quella che potremmo definire una sintesi delle arti a vocazione tecnica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.