Tra i doveri dell’autorità pubblica, prioritario è quello di assicurare ai propri sottoposti il necessario per vivere, quel “pane quotidiano” senza il quale gli equilibri sociali si spezzano, i rapporti si compromettono e le rivolte balzano all’ordine del giorno. E, per la conquista del consenso, è importante non soltanto l’intervento ma anche la sua “pubblicizzazione”, in modo che la politica svolta in questa direzione sia evidente e nota a tutti. Si è scelto di verificare la politica di approvvigionamento in un periodo preciso e circoscritto: l’inizio dell’Età moderna (senza rinunciare a richiami tardomedievali), segnato dalla “rivoluzione informativa” dell’avvento della stampa. L’autorità pubblica veniva a disporre di uno strumento potente di diffusione dell’informazione, che fu utilizzato sin dai primi tempi per fare “informazione alimentare”. I bandi in particolare, per la maggior parte dei quali si prevedeva l’affissione sulla pubblica piazza, rappresentano un occhio privilegiato sulle politiche alimentari in sé, ma anche e soprattutto su ciò che si voleva rendere noto. Il banditore che, preceduto dal suono della tromba nei “luoghi consueti”, dava lettura dei provvedimenti delle autorità in epoca medievale era ormai superato dalle nuove possibilità offerte dalla tecnica. Si è scritto della natura “effimera” dei bandi, spesso reiterati in archi di tempo molto brevi e altrettanto spesso – sono le autorità stesse a dichiararlo – disattesi. Tutto vero, ma è vero anche che ne esistono, in numerose città, raccolte corpose e sistematiche, costituitesi molto spesso negli archivi delle autorità che li emanavano al tempo della loro emanazione. La volontà stessa di conservazione è indice dell’importanza che si attribuiva loro. Inoltre, quello che qui si vuole leggere è in particolare la volontà del legislatore in materia alimentare e la modalità di utilizzo del nuovo strumento informativo per la sua diffusione: in questo contesto i bandi costituiscono un punto d’osservazione imprescindibile. I bandi sono diffusi nella maggior parte delle città italiane; qui se ne è scelta una, Bologna, dove la disponibilità di materiale archivistico è consistente e dove la forma del doppio governo (legato pontificio e senato cittadino) costituisce un’ulteriore peculiarità di un certo interesse. Bologna si trovava poi nella situazione di dover operare sforzi notevoli per assicurare un approvvigionamento sufficiente: luogo di trasformazione piuttosto che di produzione di derrate, le sue risorse erano basate sul controllo di un contado dalle dimensioni insufficienti per assicurare il necessario agli abitanti della città. E, tra gli abitanti, non si devono dimenticare anche i numerosi studenti che ne facevano un polo universitario internazionale. Una politica alimentare si rendeva dunque in questo caso, a maggior ragione, necessaria.

Nourrir le peuple et le lui faire savoir : Bologne à la Renaissance / Campanini Antonella. - STAMPA. - (2010), pp. 197-217.

Nourrir le peuple et le lui faire savoir : Bologne à la Renaissance

Campanini Antonella
2010

Abstract

Tra i doveri dell’autorità pubblica, prioritario è quello di assicurare ai propri sottoposti il necessario per vivere, quel “pane quotidiano” senza il quale gli equilibri sociali si spezzano, i rapporti si compromettono e le rivolte balzano all’ordine del giorno. E, per la conquista del consenso, è importante non soltanto l’intervento ma anche la sua “pubblicizzazione”, in modo che la politica svolta in questa direzione sia evidente e nota a tutti. Si è scelto di verificare la politica di approvvigionamento in un periodo preciso e circoscritto: l’inizio dell’Età moderna (senza rinunciare a richiami tardomedievali), segnato dalla “rivoluzione informativa” dell’avvento della stampa. L’autorità pubblica veniva a disporre di uno strumento potente di diffusione dell’informazione, che fu utilizzato sin dai primi tempi per fare “informazione alimentare”. I bandi in particolare, per la maggior parte dei quali si prevedeva l’affissione sulla pubblica piazza, rappresentano un occhio privilegiato sulle politiche alimentari in sé, ma anche e soprattutto su ciò che si voleva rendere noto. Il banditore che, preceduto dal suono della tromba nei “luoghi consueti”, dava lettura dei provvedimenti delle autorità in epoca medievale era ormai superato dalle nuove possibilità offerte dalla tecnica. Si è scritto della natura “effimera” dei bandi, spesso reiterati in archi di tempo molto brevi e altrettanto spesso – sono le autorità stesse a dichiararlo – disattesi. Tutto vero, ma è vero anche che ne esistono, in numerose città, raccolte corpose e sistematiche, costituitesi molto spesso negli archivi delle autorità che li emanavano al tempo della loro emanazione. La volontà stessa di conservazione è indice dell’importanza che si attribuiva loro. Inoltre, quello che qui si vuole leggere è in particolare la volontà del legislatore in materia alimentare e la modalità di utilizzo del nuovo strumento informativo per la sua diffusione: in questo contesto i bandi costituiscono un punto d’osservazione imprescindibile. I bandi sono diffusi nella maggior parte delle città italiane; qui se ne è scelta una, Bologna, dove la disponibilità di materiale archivistico è consistente e dove la forma del doppio governo (legato pontificio e senato cittadino) costituisce un’ulteriore peculiarità di un certo interesse. Bologna si trovava poi nella situazione di dover operare sforzi notevoli per assicurare un approvvigionamento sufficiente: luogo di trasformazione piuttosto che di produzione di derrate, le sue risorse erano basate sul controllo di un contado dalle dimensioni insufficienti per assicurare il necessario agli abitanti della città. E, tra gli abitanti, non si devono dimenticare anche i numerosi studenti che ne facevano un polo universitario internazionale. Una politica alimentare si rendeva dunque in questo caso, a maggior ragione, necessaria.
2010
Le choix des aliments. Informations et pratiques alimentaires
197
217
Nourrir le peuple et le lui faire savoir : Bologne à la Renaissance / Campanini Antonella. - STAMPA. - (2010), pp. 197-217.
Campanini Antonella
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/890901
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