L’idea di abbellire un’area di specie provenienti da Paesi lontani ha da sempre affascinato l’uomo stimolando così la nascita di Giardini, quelli di “acclimatazione”, diversi dai classici Orti Botanici. Anche solo per deliziare la vista, già gli antichi Romani crearono infatti sontuosi parchi unicamente di piante esotiche. Fu però soltanto a partire dal ‘700 che in Europa si manifestò l’esigenza di coltivarle, studiarle e nel contempo adattarle lentamente al clima: nacquero così e si diffusero i “giardini di acclimatazione”. Per quanto riguarda l’Italia, i primi sorsero sulla Riviera Ligure già a partire dal 1846 ed altri ne comparvero al sud; dopo circa mezzo secolo si contavano oltre cento giardini di acclimatazione. Ben pochi però sopravvissero allo straordinariamente gelido inverno che colpì l’Italia a cavallo tra il 1900 ed il 1901: uno di questi, il più ricco di varietà in Toscana, è il “Giardino di Ottone”. La vegetazione Ciò che inizialmente stupisce quando si arriva al Giardino di Ottone è la sua ubicazione. Esso si trova infatti all’interno del Campeggio-Villaggio “Rosselba Le Palme”, per cui vi si accede da quest’ultimo, attraverso un cancello in ferro che si apre sul viale centrale. Poi, per mezzo di una serie di vialetti ben tracciati, si giunge ad una costruzione dei primi del ‘900, punto centrale del Giardino. Tutta l’area è distribuita su più livelli con una massima elevazione di 40 m s.l.m. Per potere meglio individuarne ed ammirarne ogni angolo, il Giardino è stato suddiviso in 8 settori, seguendo la disposizione dei vialetti e delle aiuole già tracciate nel primitivo impianto. Lo stesso viale d’ingresso è adornato da maestosi esemplari di Phoenix canariensis, a cui si affiancano bellissime Cycas revoluta, Yucca elephantiphes, accanto a Nolina longifolia e Butia capitata. La N. longifolia, originaria del Messico, si è ben adattata ai climi temperato-caldi anche se vi cresce molto lentamente e, in Italia, se ne trovano begli esemplari anche in Sicilia e Liguria. La vegetazione racchiusa in questi due soli ettari proviene, infatti, dalle zone più disparate del globo: Argentina, Messico, Brasile, Uruguay, Cile, Perù, Bolivia, Himalaya, Pakistan, Iran, Afghanistan, Sudafrica, California, Australia, ecc. Tra i “pezzi” più pregiati figurano la rarissima palma azzurra (Encephalartos lehmanni) originaria dell’Africa australe, un fico d’Idia (Opuntia elata) alto più di 2,45 m ed il celebre lauro californiano (Umbellularia californica). Di queste e di tante altre specie presenti qui nel Giardino s’impara molto, aiutati dal prezioso Catalogo che aiuta il visitatore non solo nel riconoscimento, ma anche nell’apprendimento di notizie inaspettate ed a volte curiose, come quella che dalla palma da rafia (Raphia farinifera) si ottiene un amido (sago) adatto alla preparazione del pane, che stropicciando una foglia od un frutto dello Schinus molle si avverte un caratteristico odore di pepe (da cui il nome di “falso pepe” dato alla pianta), o che i fiori dell’albero del corallo (Erythrina crista-galli) hanno un ottimo sapore in insalata, mentre dalla sua corteccia si estraggono degli alcaloidi impiegati nei medicinali antipiretici e nei colliri, e dai rami si ricava un succo efficace contro le punture degli scorpioni (meglio non sperimentare la cosa di persona!).
Il Giardino di Ottone
BELLARDI, MARIA GRAZIA
2010
Abstract
L’idea di abbellire un’area di specie provenienti da Paesi lontani ha da sempre affascinato l’uomo stimolando così la nascita di Giardini, quelli di “acclimatazione”, diversi dai classici Orti Botanici. Anche solo per deliziare la vista, già gli antichi Romani crearono infatti sontuosi parchi unicamente di piante esotiche. Fu però soltanto a partire dal ‘700 che in Europa si manifestò l’esigenza di coltivarle, studiarle e nel contempo adattarle lentamente al clima: nacquero così e si diffusero i “giardini di acclimatazione”. Per quanto riguarda l’Italia, i primi sorsero sulla Riviera Ligure già a partire dal 1846 ed altri ne comparvero al sud; dopo circa mezzo secolo si contavano oltre cento giardini di acclimatazione. Ben pochi però sopravvissero allo straordinariamente gelido inverno che colpì l’Italia a cavallo tra il 1900 ed il 1901: uno di questi, il più ricco di varietà in Toscana, è il “Giardino di Ottone”. La vegetazione Ciò che inizialmente stupisce quando si arriva al Giardino di Ottone è la sua ubicazione. Esso si trova infatti all’interno del Campeggio-Villaggio “Rosselba Le Palme”, per cui vi si accede da quest’ultimo, attraverso un cancello in ferro che si apre sul viale centrale. Poi, per mezzo di una serie di vialetti ben tracciati, si giunge ad una costruzione dei primi del ‘900, punto centrale del Giardino. Tutta l’area è distribuita su più livelli con una massima elevazione di 40 m s.l.m. Per potere meglio individuarne ed ammirarne ogni angolo, il Giardino è stato suddiviso in 8 settori, seguendo la disposizione dei vialetti e delle aiuole già tracciate nel primitivo impianto. Lo stesso viale d’ingresso è adornato da maestosi esemplari di Phoenix canariensis, a cui si affiancano bellissime Cycas revoluta, Yucca elephantiphes, accanto a Nolina longifolia e Butia capitata. La N. longifolia, originaria del Messico, si è ben adattata ai climi temperato-caldi anche se vi cresce molto lentamente e, in Italia, se ne trovano begli esemplari anche in Sicilia e Liguria. La vegetazione racchiusa in questi due soli ettari proviene, infatti, dalle zone più disparate del globo: Argentina, Messico, Brasile, Uruguay, Cile, Perù, Bolivia, Himalaya, Pakistan, Iran, Afghanistan, Sudafrica, California, Australia, ecc. Tra i “pezzi” più pregiati figurano la rarissima palma azzurra (Encephalartos lehmanni) originaria dell’Africa australe, un fico d’Idia (Opuntia elata) alto più di 2,45 m ed il celebre lauro californiano (Umbellularia californica). Di queste e di tante altre specie presenti qui nel Giardino s’impara molto, aiutati dal prezioso Catalogo che aiuta il visitatore non solo nel riconoscimento, ma anche nell’apprendimento di notizie inaspettate ed a volte curiose, come quella che dalla palma da rafia (Raphia farinifera) si ottiene un amido (sago) adatto alla preparazione del pane, che stropicciando una foglia od un frutto dello Schinus molle si avverte un caratteristico odore di pepe (da cui il nome di “falso pepe” dato alla pianta), o che i fiori dell’albero del corallo (Erythrina crista-galli) hanno un ottimo sapore in insalata, mentre dalla sua corteccia si estraggono degli alcaloidi impiegati nei medicinali antipiretici e nei colliri, e dai rami si ricava un succo efficace contro le punture degli scorpioni (meglio non sperimentare la cosa di persona!).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.