Nel contributo vengono esaminate le fonti giuridiche romane che contengono il termine latino ‘amor’ (e il suo verbo corrispettivo ‘amo’) in riferimento al rapporto tra un uomo e una donna, al fine di determinarne la valenza assunta e cogliere eventuali variazioni di significato. Alla luce dell’analisi svolta, emerge che le fonti di diritto romano assegnano all’’amor’ tra un uomo e una donna un’ampia varietà di significati, che si connotano tutti però in modo tendenzialmente negativo o, raramente, neutrale: l’‘amor’ è presentato come un sentimento turpe, irrazionale, che spesso si pone addirittura in contrasto con le leggi della natura e della società. L’unica eccezione è rappresentata da C.Th. 8, 17, 2 (a. 410) di Teodosio II che, redatta probabilmente in un contesto cristiano, sublima l’‘amor’ coniugale.
ELENA PEZZATO (2021). L'amor delle fonti giuridiche romane. JUS, 6, 172-202.
L'amor delle fonti giuridiche romane
ELENA PEZZATO
2021
Abstract
Nel contributo vengono esaminate le fonti giuridiche romane che contengono il termine latino ‘amor’ (e il suo verbo corrispettivo ‘amo’) in riferimento al rapporto tra un uomo e una donna, al fine di determinarne la valenza assunta e cogliere eventuali variazioni di significato. Alla luce dell’analisi svolta, emerge che le fonti di diritto romano assegnano all’’amor’ tra un uomo e una donna un’ampia varietà di significati, che si connotano tutti però in modo tendenzialmente negativo o, raramente, neutrale: l’‘amor’ è presentato come un sentimento turpe, irrazionale, che spesso si pone addirittura in contrasto con le leggi della natura e della società. L’unica eccezione è rappresentata da C.Th. 8, 17, 2 (a. 410) di Teodosio II che, redatta probabilmente in un contesto cristiano, sublima l’‘amor’ coniugale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.