10 marzo 2020: un’Italia confusa segue con apprensione la conferenza stampa del presidente del consiglio Giuseppe Conte. Dal giorno dopo, l’intera nazione è confinata: bar chiusi, ristoranti solo per l’asporto, proibiti gli spostamenti al di fuori della provincia di residenza, didattica a distanza per scuole e università, autocertificazioni subito obsolete che seguono il ritmo inquietante dei provvedimenti governativi. A dare il ritmo alle nostre giornate di reclusi, l’appuntamento fisso delle 18, in cui il capo della protezione civile snocciola le cifre dell’epidemia, immediatamente riprese in tempo reale da tutti i quotidiani (vedi fig. 1). Fig. 1 Un esempio dei dati Cifre che, per la maggior parte della popolazione italiana, significano solo una cosa: terrore. Si parla di R0, di curva, di crescita esponenziale, di abbassare il picco, espressioni che per i più sono totalmente prive di senso – ma che nonostante questo entrano presto a far parte del lessico comune della paura. I matematici si sentono improvvisamente chiamati alle armi: da materia oscuramente relegata, nei pregiudizi dei più, a esperienze traumatiche sui banchi di scuola, la matematica si trasforma, a livello sociale e mediatico, in una chiave di lettura fondamentale per chiarire il senso di dati altrimenti difficili da interpretare. L’emergenza sanitaria rende immediatamente palese un’ovvietà: la comunicazione della matematica è una necessità imprescindibile di una società consapevole, i cui cittadini possano interpretare le informazioni dei media senza fraintendimenti, prendendo di conseguenza decisioni ragionevoli senza essere ostaggio di pseudoscienza e credenze oscurantiste. Purtroppo l’epoca Covid ha al contempo reso evidente un’altra ovvietà: nonostante, a differenza di quanto succedeva qualche lustro fa, esista una consistente popolazione di matematici che vuole comunicare, solo una piccola percentuale di questa popolazione ha idea di come questo vada fatto. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: polemiche sui modelli matematici, sulla sicumera di chi parla “a nome della Scienza”, sui criteri con cui vengono effettuate le scelte politiche, ecc. E confusione, da una parte e dall’altra. Quello della comunicazione è un paradigma ancora difficile da far accogliere, specie in ambito accademico. Se da una parte ormai la comunità accademica matematica ha chiaro come la comunicazione sia centrale per la società, non vi è la stessa consapevolezza riguardo a quanto questa centralità sussista anche per la matematica stessa. Di conseguenza, in contrasto con quanto succede nel resto d’Europa (per non parlare di una ormai consolidata tradizione anglosassone), in Italia i corsi di comunicazione sono estremamente rari nei piani di studio proposti dalle Università, e non esiste neppure un settore scientifico disciplinare di riferimento. Nonostante si tratti di un paradigma assolutamente necessario, ancora trova difficoltà ad essere accolto.
Titolo: | Comunicare la matematica: un paradigma necessario, che fatica a essere accolto | |
Autore/i: | Silvia Benvenuti; Daniele Gouthier | |
Autore/i Unibo: | ||
Anno: | 2021 | |
Rivista: | ||
Digital Object Identifier (DOI): | http://dx.doi.org/10.17454/QDCS01.03 | |
Abstract: | 10 marzo 2020: un’Italia confusa segue con apprensione la conferenza stampa del presidente del consiglio Giuseppe Conte. Dal giorno dopo, l’intera nazione è confinata: bar chiusi, ristoranti solo per l’asporto, proibiti gli spostamenti al di fuori della provincia di residenza, didattica a distanza per scuole e università, autocertificazioni subito obsolete che seguono il ritmo inquietante dei provvedimenti governativi. A dare il ritmo alle nostre giornate di reclusi, l’appuntamento fisso delle 18, in cui il capo della protezione civile snocciola le cifre dell’epidemia, immediatamente riprese in tempo reale da tutti i quotidiani (vedi fig. 1). Fig. 1 Un esempio dei dati Cifre che, per la maggior parte della popolazione italiana, significano solo una cosa: terrore. Si parla di R0, di curva, di crescita esponenziale, di abbassare il picco, espressioni che per i più sono totalmente prive di senso – ma che nonostante questo entrano presto a far parte del lessico comune della paura. I matematici si sentono improvvisamente chiamati alle armi: da materia oscuramente relegata, nei pregiudizi dei più, a esperienze traumatiche sui banchi di scuola, la matematica si trasforma, a livello sociale e mediatico, in una chiave di lettura fondamentale per chiarire il senso di dati altrimenti difficili da interpretare. L’emergenza sanitaria rende immediatamente palese un’ovvietà: la comunicazione della matematica è una necessità imprescindibile di una società consapevole, i cui cittadini possano interpretare le informazioni dei media senza fraintendimenti, prendendo di conseguenza decisioni ragionevoli senza essere ostaggio di pseudoscienza e credenze oscurantiste. Purtroppo l’epoca Covid ha al contempo reso evidente un’altra ovvietà: nonostante, a differenza di quanto succedeva qualche lustro fa, esista una consistente popolazione di matematici che vuole comunicare, solo una piccola percentuale di questa popolazione ha idea di come questo vada fatto. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: polemiche sui modelli matematici, sulla sicumera di chi parla “a nome della Scienza”, sui criteri con cui vengono effettuate le scelte politiche, ecc. E confusione, da una parte e dall’altra. Quello della comunicazione è un paradigma ancora difficile da far accogliere, specie in ambito accademico. Se da una parte ormai la comunità accademica matematica ha chiaro come la comunicazione sia centrale per la società, non vi è la stessa consapevolezza riguardo a quanto questa centralità sussista anche per la matematica stessa. Di conseguenza, in contrasto con quanto succede nel resto d’Europa (per non parlare di una ormai consolidata tradizione anglosassone), in Italia i corsi di comunicazione sono estremamente rari nei piani di studio proposti dalle Università, e non esiste neppure un settore scientifico disciplinare di riferimento. Nonostante si tratti di un paradigma assolutamente necessario, ancora trova difficoltà ad essere accolto. | |
Data stato definitivo: | 2022-04-05T10:08:14Z | |
Appare nelle tipologie: | 1.01 Articolo in rivista |