Negli ultimi 10 anni si è assistito ad una vera e propria svolta nelle politiche europee rivolte ai servizi per l’infanzia in quanto si è passati da un approccio meramente orientato all’espansione quantitativa dell’offerta , legato ad una concezione prevalentemente conciliativa, ad una nuova visione in cui si afferma convintamente il valore educativo delle istituzioni rivolte a bambini da 0 a 6 anni. In particolare, negli orientamenti normativi europei più recenti, emerge chiaramente come i servizi rivolti alla prima infanzia non siano più concepiti solamente come servizi volti a promuovere la conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di cura per le famiglie, quanto piuttosto si ribadisce che nidi e scuole dell’infanzia debbano rispondere prioritariamente al diritto dei bambini e delle bambine – in quanto cittadini e cittadine europei – a ricevere educazione e cura adeguate a soddisfare i loro bisogni e a promuovere lo sviluppo delle loro potenzialità relazionali, cognitive e sociali (Pilastro Europeo dei Diritti Sociali, 2017). Inoltre, dal momento che il nido o la scuola dell’infanzia rappresentano il primo ambiente sociale che bambini e bambine frequentano al di fuori della famiglia, tali istituzioni educative devono farsi garanti del loro diritto a partecipare attivamente alla vita sociale e culturale delle comunità in cui vivono (Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, 1989; Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, 2016). Al contempo, gli esiti di numerose ricerche nazionali e internazionali dimostrano come la frequenza del nido e della scuola dell’infanzia possa contribuire in modo determinante a favorire il pieno sviluppo delle potenzialità infantili sul piano cognitivo, relazionale e sociale, innescando così circoli virtuosi che promuovono il successo formativo di bambini e ragazzi sul lungo periodo, contrastando gli effetti di eventuali disuguaglianze di partenza (ECEA, 2009). Per questa ragione, nelle politiche europee, l’investimento in servizi per l’infanzia di qualità elevata è considerato prioritario sia per contrastare il fenomeno della povertà educativa, sia per prevenire l’insuccesso scolastico e il successivo abbandono dei percorsi formativi da parte degli alunni che provengono da contesti più fragili.
Lazzari, A. (2021). La qualità dei nidi: il Quality Framework Europeo. Napoli : Tecnodid Editrice.
La qualità dei nidi: il Quality Framework Europeo
Arianna Lazzari
2021
Abstract
Negli ultimi 10 anni si è assistito ad una vera e propria svolta nelle politiche europee rivolte ai servizi per l’infanzia in quanto si è passati da un approccio meramente orientato all’espansione quantitativa dell’offerta , legato ad una concezione prevalentemente conciliativa, ad una nuova visione in cui si afferma convintamente il valore educativo delle istituzioni rivolte a bambini da 0 a 6 anni. In particolare, negli orientamenti normativi europei più recenti, emerge chiaramente come i servizi rivolti alla prima infanzia non siano più concepiti solamente come servizi volti a promuovere la conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di cura per le famiglie, quanto piuttosto si ribadisce che nidi e scuole dell’infanzia debbano rispondere prioritariamente al diritto dei bambini e delle bambine – in quanto cittadini e cittadine europei – a ricevere educazione e cura adeguate a soddisfare i loro bisogni e a promuovere lo sviluppo delle loro potenzialità relazionali, cognitive e sociali (Pilastro Europeo dei Diritti Sociali, 2017). Inoltre, dal momento che il nido o la scuola dell’infanzia rappresentano il primo ambiente sociale che bambini e bambine frequentano al di fuori della famiglia, tali istituzioni educative devono farsi garanti del loro diritto a partecipare attivamente alla vita sociale e culturale delle comunità in cui vivono (Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, 1989; Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, 2016). Al contempo, gli esiti di numerose ricerche nazionali e internazionali dimostrano come la frequenza del nido e della scuola dell’infanzia possa contribuire in modo determinante a favorire il pieno sviluppo delle potenzialità infantili sul piano cognitivo, relazionale e sociale, innescando così circoli virtuosi che promuovono il successo formativo di bambini e ragazzi sul lungo periodo, contrastando gli effetti di eventuali disuguaglianze di partenza (ECEA, 2009). Per questa ragione, nelle politiche europee, l’investimento in servizi per l’infanzia di qualità elevata è considerato prioritario sia per contrastare il fenomeno della povertà educativa, sia per prevenire l’insuccesso scolastico e il successivo abbandono dei percorsi formativi da parte degli alunni che provengono da contesti più fragili.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.