Il colore rappresenta una componente fondamentale nell’usuale percezione della realtà che ci circonda e veicola molteplici informazioni, condizionate da complessi fattori culturali ed emotivi. Da più di due secoli è iniziato un cammino via via più sistematico verso la moderna colorimetria, con molte applicazioni in svariati settori industriali e scientifici fra cui quello della conservazione, il cui scopo fondamentale è di misurare il colore in modo oggettivo per meglio caratterizzare i materiali che ne sono contraddistinti, nel nostro caso pitture murali di interesse storico-artistico ed archeologico. La spettrofotometria, da noi eseguita in situ nella Domus del Centenario con strumentazione portatile che opera nella banda del visibile, ed in generale la scienza del colore non hanno ancora, in Italia, una diffusione adeguata alla loro importanza, soprattutto nel campo della conservazione. Oggigiorno questo fatto appare sempre meno giustificabile, dal momento che, con la tecnologia a disposizione per il rilievo del colore, è possibile effettuare, in tempi rapidi ed a costi accettabili, diverse affidabili indagini non distruttive, sia di tipo qualitativo che quantitativo. L’esperienza acquisita durante precedenti campagne per il rilievo del colore ci ha indotti a scegliere metodologie differenziate, sia di tipo qualitativo che quantitativo, in quanto, di fronte ad una superficie estesa e complessa come può essere quella architettonica, le soluzioni alle problematiche conservative non devono essere necessariamente univoche, ma vanno scelte con flessibilità e sempre commisurandole alle reali esigenze. La ricerca si è sviluppata nell’ambito del progetto “Pompei-Insula del Centenario” diretto da D. Scagliarini Corlàita del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna in collaborazione con la Soprintendenza di Pompei, ed in special modo all’interno degli studi e delle indagini archeometriche dirette per gli aspetti scientifici ed operativi da S. Santoro del Dipartimento di Storia dell’Università di Parma. Inoltre, durante le ripetute campagne di monitoraggio sono stati coinvolti allievi della Facoltà di Architettura dell’Università di Ferrara e della Facoltà di Lettere delle Università di Bologna e di Parma. Dal 1999 al 2002 sono state indagate numerose zone campione sulle pitture murali e sui graffiti della Casa del Centenario ed è stata creata una banca dati spettrofotometrica e fotografica. La banca dati spettrofotometrica è stata organizzata in modo digitale e su supporto cartaceo mediante due atlanti: il primo, di tipo fotografico (che documenta le zone più rappresentative), riporta la documentazione e la localizzazione di ogni zona indagata; nel secondo, che compendia i dati di tipo spettrofotometrico, sono riportate in modo sistematico per ogni zona indagata la caratterizzazione colorimetrica e la curva di riflettanza. Sulla base dei dati così strutturati, è stato possibile procedere con un monitoraggio delle zone campione dal 1999 al 2002. Con il lavoro di ricerca sinteticamente delineato sono stati raccolti ed elaborati i dati di tipo spettrofotometrico e di tipo fotografico raccolti nel corso di svariate campagne presso la Casa del Centenario a Pompei. I risultati finora ottenuti confermano come le indagini spettrofotometriche siano funzionali per gli studi conservativi e per il restauro delle superfici. In particolare, al momento attuale si può ritenere confermata l’efficacia dell’azione protettiva delle lastre in policabonato sulle pitture murali. Sulla base dei dati così strutturati in un ampio database, ci auguriamo che in futuro sia eventualmente possibile: 1) continuare con un monitoraggio periodico delle zone campione (controllando eventuali modificazioni dei parametri colorimetrici); 2) dopo aver opportunamente ampliato l’archivio già realizzato con ulteriori indagini sulle superfici interne ancora non caratterizzate, contribuire all’identificazione per via non distruttiva dei pigmenti presenti nelle decorazioni e nelle pitture murali; 3) contribuire al controllo dei processi di pulitura e degli interventi conservativi.
Sara Santoro , N. SANTOPUOLI, L. SECCIA (2007). Indagini spettrofotometriche e colorimetriche non distruttive sulle pitture murali della domus del Centenario: monitoraggio e creazione di una banca dati. ITA : Editore Ante Quem.
Indagini spettrofotometriche e colorimetriche non distruttive sulle pitture murali della domus del Centenario: monitoraggio e creazione di una banca dati
N. SANTOPUOLI;L. SECCIA
2007
Abstract
Il colore rappresenta una componente fondamentale nell’usuale percezione della realtà che ci circonda e veicola molteplici informazioni, condizionate da complessi fattori culturali ed emotivi. Da più di due secoli è iniziato un cammino via via più sistematico verso la moderna colorimetria, con molte applicazioni in svariati settori industriali e scientifici fra cui quello della conservazione, il cui scopo fondamentale è di misurare il colore in modo oggettivo per meglio caratterizzare i materiali che ne sono contraddistinti, nel nostro caso pitture murali di interesse storico-artistico ed archeologico. La spettrofotometria, da noi eseguita in situ nella Domus del Centenario con strumentazione portatile che opera nella banda del visibile, ed in generale la scienza del colore non hanno ancora, in Italia, una diffusione adeguata alla loro importanza, soprattutto nel campo della conservazione. Oggigiorno questo fatto appare sempre meno giustificabile, dal momento che, con la tecnologia a disposizione per il rilievo del colore, è possibile effettuare, in tempi rapidi ed a costi accettabili, diverse affidabili indagini non distruttive, sia di tipo qualitativo che quantitativo. L’esperienza acquisita durante precedenti campagne per il rilievo del colore ci ha indotti a scegliere metodologie differenziate, sia di tipo qualitativo che quantitativo, in quanto, di fronte ad una superficie estesa e complessa come può essere quella architettonica, le soluzioni alle problematiche conservative non devono essere necessariamente univoche, ma vanno scelte con flessibilità e sempre commisurandole alle reali esigenze. La ricerca si è sviluppata nell’ambito del progetto “Pompei-Insula del Centenario” diretto da D. Scagliarini Corlàita del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna in collaborazione con la Soprintendenza di Pompei, ed in special modo all’interno degli studi e delle indagini archeometriche dirette per gli aspetti scientifici ed operativi da S. Santoro del Dipartimento di Storia dell’Università di Parma. Inoltre, durante le ripetute campagne di monitoraggio sono stati coinvolti allievi della Facoltà di Architettura dell’Università di Ferrara e della Facoltà di Lettere delle Università di Bologna e di Parma. Dal 1999 al 2002 sono state indagate numerose zone campione sulle pitture murali e sui graffiti della Casa del Centenario ed è stata creata una banca dati spettrofotometrica e fotografica. La banca dati spettrofotometrica è stata organizzata in modo digitale e su supporto cartaceo mediante due atlanti: il primo, di tipo fotografico (che documenta le zone più rappresentative), riporta la documentazione e la localizzazione di ogni zona indagata; nel secondo, che compendia i dati di tipo spettrofotometrico, sono riportate in modo sistematico per ogni zona indagata la caratterizzazione colorimetrica e la curva di riflettanza. Sulla base dei dati così strutturati, è stato possibile procedere con un monitoraggio delle zone campione dal 1999 al 2002. Con il lavoro di ricerca sinteticamente delineato sono stati raccolti ed elaborati i dati di tipo spettrofotometrico e di tipo fotografico raccolti nel corso di svariate campagne presso la Casa del Centenario a Pompei. I risultati finora ottenuti confermano come le indagini spettrofotometriche siano funzionali per gli studi conservativi e per il restauro delle superfici. In particolare, al momento attuale si può ritenere confermata l’efficacia dell’azione protettiva delle lastre in policabonato sulle pitture murali. Sulla base dei dati così strutturati in un ampio database, ci auguriamo che in futuro sia eventualmente possibile: 1) continuare con un monitoraggio periodico delle zone campione (controllando eventuali modificazioni dei parametri colorimetrici); 2) dopo aver opportunamente ampliato l’archivio già realizzato con ulteriori indagini sulle superfici interne ancora non caratterizzate, contribuire all’identificazione per via non distruttiva dei pigmenti presenti nelle decorazioni e nelle pitture murali; 3) contribuire al controllo dei processi di pulitura e degli interventi conservativi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.