La storia della Compagnia della Fortezza, compagnia di teatro del Carcere di Volterra, e del suo regista Armando Punzo è una storia fatta di impossibilità, continuamente superate, che non si è mai fermata nella lotta per la costruzione di un’umanità nuova, migliore di quella che la Storia ha voluto consegnarci. Non si è mai fermata davanti alla sfida di sognare la vita, partendo dal dentro, dalla condanna dell’uomo ai suoi limiti. Anche durante il periodo di lockdown, ancora una volta, è riuscita ad aprire uno squarcio attraverso il quale poter dare forma a quello che apparentemente sembra impensabile. Nonostante lo scenario drammatico, fatto di divieti e impossibilità, si è generata una nuova sfida per inventare nuove forme e modi per continuare a lavorare attorno al progetto Naturae, una ricerca che ha visto gli artisti attori-detenuti protagonisti di un gesto artistico collettivo, transitorio, momentaneo, che ha lasciato un segno profondo nei territori e nei suoi spettatori. L'articolo è corredato dalle foto di Nico Rossi.
L'arte dello sconfinamento / Federica Zanetti. - In: LEFT. - STAMPA. - numero 29 - 23 luglio 2021:(2021), pp. 50-55.
L'arte dello sconfinamento
Federica Zanetti
2021
Abstract
La storia della Compagnia della Fortezza, compagnia di teatro del Carcere di Volterra, e del suo regista Armando Punzo è una storia fatta di impossibilità, continuamente superate, che non si è mai fermata nella lotta per la costruzione di un’umanità nuova, migliore di quella che la Storia ha voluto consegnarci. Non si è mai fermata davanti alla sfida di sognare la vita, partendo dal dentro, dalla condanna dell’uomo ai suoi limiti. Anche durante il periodo di lockdown, ancora una volta, è riuscita ad aprire uno squarcio attraverso il quale poter dare forma a quello che apparentemente sembra impensabile. Nonostante lo scenario drammatico, fatto di divieti e impossibilità, si è generata una nuova sfida per inventare nuove forme e modi per continuare a lavorare attorno al progetto Naturae, una ricerca che ha visto gli artisti attori-detenuti protagonisti di un gesto artistico collettivo, transitorio, momentaneo, che ha lasciato un segno profondo nei territori e nei suoi spettatori. L'articolo è corredato dalle foto di Nico Rossi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.