Il tema della salvaguardia del patrimonio culturale dal dissesto strutturale suscita l’interesse tanto dei tecnici e delle imprese quanto dell’opinione pubblica. I recenti crolli in ambito archeologico, pubblicizzati ad arte dalla stampa, hanno creato un grande disagio generale e l’embaress è più forte se si è in condizioni di emergenza. Se alle rovine dissestate si aggiunge la premura di un funzionario della So-printendenza di mettere in sicurezza i lacerti di muratura a rischio crollo, il disa-gio iniziale si trasforma in ansia e agli sventurati tecnici interpellati non rimane che consolarsi con i manuali tecnici. Qualche volta, però, la soluzione al problema non si trova facilmente poiché le opere di presidio da progettare, installare o rimuovere nei siti archeologici sono altra cosa e comportano un cambio di prospettiva: il caso va esaminato dalla parte delle strutture archeologiche attraverso l’analisi delle condizioni statiche del Monumento senza tuttavia avere la presunzione di abbandonare i numerosi prontuari già editi. Occorre “semplicemente” filtrare le pubblicazioni sulle opere di presidio e adattarle a possibili inserimenti nei siti archeologici. Il nostro scritto nasce da questa esigenza ed anche da una- se pur banale- consapevolezza: per poter eseguire operazioni di messa in sicurezza di lacerti di strutture antiche non si può prescindere dalla conoscenza dei materiali componenti la struttura, dalla comprensione del sistema costruttivo dell’antichità, dalla capacità di chi ci ha preceduto di non farsi sopraffare dalle forze della natura ponendo rimedio - in qualche modo- ai possibili effetti di un terremoto. Per poter analizzare le opere di presidio nei siti archeologici bisogna partire dalle origini, anche con l’aiuto della disciplina archeologica. Nell’articolo,pertanto,non si analizzeranno le tipologie di presidio più fre-quentemente adoperate (rimandando per questo alle numerose pubblicazioni esistenti) ma si cercherà di esaminare le problematiche derivanti dal loro inse-rimento nel contesto antico e dal loro permanere nel tempo, se pur sprovviste di un adeguato Piano di Manutenzione. Infine, si illustrerà l’esperienza della scuola di formazione per i tecnici incaricati del controllo e dell’ispezione delle opere di presidio e dei Beni Monumentali presenti nei siti archeologici.

PRESIDI STATICI ED OPERE DI MESSA IN SICUREZZA NEI SITI ARCHEOLOGICI: CONFINI E LIMITI DEL PIANO DI MANUTENZIONE PROGRAMMATA / Santopuoli Nicola; Vitale Miriam. - STAMPA. - 3:(2014), pp. 27-36. (Intervento presentato al convegno International Conference Preventive and Planned Conservation (PPC Conference) tenutosi a Monza (MI) nel 5-9 May 2014).

PRESIDI STATICI ED OPERE DI MESSA IN SICUREZZA NEI SITI ARCHEOLOGICI: CONFINI E LIMITI DEL PIANO DI MANUTENZIONE PROGRAMMATA

Santopuoli Nicola;
2014

Abstract

Il tema della salvaguardia del patrimonio culturale dal dissesto strutturale suscita l’interesse tanto dei tecnici e delle imprese quanto dell’opinione pubblica. I recenti crolli in ambito archeologico, pubblicizzati ad arte dalla stampa, hanno creato un grande disagio generale e l’embaress è più forte se si è in condizioni di emergenza. Se alle rovine dissestate si aggiunge la premura di un funzionario della So-printendenza di mettere in sicurezza i lacerti di muratura a rischio crollo, il disa-gio iniziale si trasforma in ansia e agli sventurati tecnici interpellati non rimane che consolarsi con i manuali tecnici. Qualche volta, però, la soluzione al problema non si trova facilmente poiché le opere di presidio da progettare, installare o rimuovere nei siti archeologici sono altra cosa e comportano un cambio di prospettiva: il caso va esaminato dalla parte delle strutture archeologiche attraverso l’analisi delle condizioni statiche del Monumento senza tuttavia avere la presunzione di abbandonare i numerosi prontuari già editi. Occorre “semplicemente” filtrare le pubblicazioni sulle opere di presidio e adattarle a possibili inserimenti nei siti archeologici. Il nostro scritto nasce da questa esigenza ed anche da una- se pur banale- consapevolezza: per poter eseguire operazioni di messa in sicurezza di lacerti di strutture antiche non si può prescindere dalla conoscenza dei materiali componenti la struttura, dalla comprensione del sistema costruttivo dell’antichità, dalla capacità di chi ci ha preceduto di non farsi sopraffare dalle forze della natura ponendo rimedio - in qualche modo- ai possibili effetti di un terremoto. Per poter analizzare le opere di presidio nei siti archeologici bisogna partire dalle origini, anche con l’aiuto della disciplina archeologica. Nell’articolo,pertanto,non si analizzeranno le tipologie di presidio più fre-quentemente adoperate (rimandando per questo alle numerose pubblicazioni esistenti) ma si cercherà di esaminare le problematiche derivanti dal loro inse-rimento nel contesto antico e dal loro permanere nel tempo, se pur sprovviste di un adeguato Piano di Manutenzione. Infine, si illustrerà l’esperienza della scuola di formazione per i tecnici incaricati del controllo e dell’ispezione delle opere di presidio e dei Beni Monumentali presenti nei siti archeologici.
2014
Protezione dal rischio sismico
27
36
PRESIDI STATICI ED OPERE DI MESSA IN SICUREZZA NEI SITI ARCHEOLOGICI: CONFINI E LIMITI DEL PIANO DI MANUTENZIONE PROGRAMMATA / Santopuoli Nicola; Vitale Miriam. - STAMPA. - 3:(2014), pp. 27-36. (Intervento presentato al convegno International Conference Preventive and Planned Conservation (PPC Conference) tenutosi a Monza (MI) nel 5-9 May 2014).
Santopuoli Nicola; Vitale Miriam
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/862523
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