La nostra ricerca considera il limite altitudinale dei faggeti nel versante settentrionale dell'Appennino tosco-emiliano, osservabile soltanto sulle più alte montagne, dal Passo della Cisa alla valle del Reno. Il limite è stato mappato alla scala 1: 25 000, usando ARC-GIS - ArcView 8.3, sulla base di quattro carte della vegetazione (TOMASELLI et al, 1994; TOMASELLI et al., 2002; FERRARI et al., 2002a; FERRARI et al., 2002b). Questo limite cartografico si estende complessivamente per 354 km. Per individuare i tratti di maggiore naturalità si è proceduto ad un'analisi dei contatti cartografici del limite del bosco con tipi di vegetazione naturale e subnaturale. La lunghezza totale di questi contatti è di 163 Km e si realizza interamente sopra i 1600 m di quota. I contatti più estesi sono quelli con le brughiere a mirtilli (Loiseleurio-Vaccinietea: 71%) e con praterie a Brachypodium genuense (DC) Römer et Schultes (21%). La caratterizzazione termica dell'attuale limite naturale del bosco è stata eseguita utilizzando i dati di temperatura giornaliera (min e max) del periodo 1951-2002 registrati dalle poche stazioni disponibili e affidabili per il periodo di tempo considerato, seriate secondo un criterio altitudinale: Anzola dell'Emilia (49 m), Pavullo nel Frignano (682 m), Monte Ombraro (727 m), Sestola (1020 m) e Monte Cimone (2165 m). Il gradiente adiabatico dei parametri termici con l'altitudine è stato calcolato mediante regressioni lineari. Si è visto che la quota più elevata del limite del bosco (1875 m) corrisponde ad una temperatura media annua di 4.2 °C, ad una media estiva di 11 °C, ad una media del mese più freddo di -2.5 °C, ad una media del mese più caldo di 12.7 °C e a 132 giorni con temperatura massima >= 10 °C. (PEZZI & FERRARi, 2004). Questi risultati sono soltanto una prima approssimazione circa le esigenze termiche del faggio. Essi derivano da interpolazioni basate su un modello adiabatico, dove mancano misure alle quote corrispondenti alla distribuzione dei faggeti. Questo potrebbe spiegare alcune differenze sinora riscontrate con i dati di letteratura, di cui, peraltro, non è spesso noto il metodo di rilevamento e di elaborazione. Questa carenza potrà essere colmata in futuro mediante l’installazione opportuna di piccole stazioni meteorologiche. Questo consentirà anche di tener conto dell'effetto termico della nebulosità delle medie ed alte quote dell'Appennino settentrionale. Si può comunque osservare che i dati termici relativi al faggio sono più elevati rispetto a quelli riferiti alle conifere delle Alpi. Un contributo cruciale per la comprensione dell'attuale distribuzione del limite altitudinale dei faggeti in relazione ai limiti ecologici del faggio alle alte quote può venire dalla dendrocronologia. Al limite superiore degli alberi (sia altitudinale che latitudinale) analisi dendrocronologiche sono state impiegate per capire l’influenza dei fattori climatici sull’accrescimento degli alberi, per datare l’insediamento delle piante e stimare l’avanzamento o la regressione del limite stesso. Nelle aree di studio del Monte Prado e del Monte Giovo, comprese tra 44° 12’ e 44° 27’ N e 10° 38’ e 10° 59’ E, sono stati individuati 3 plot lungo un gradiente altitudinale che include il limite superiore del bosco. In ogni plot (10 x 30 m), dai 12 alberi di diametro maggiore sono state estratte due carotine mediante succhiello di Pressler (di 0,5 cm di diametro), ad un’altezza di 85 cm, escludendo la linea di massima pendenza per evitare la presenza di legno di reazione. I campioni sono stati levigati e le carote sono state poi datate al binoculare (Leica Wild M3Z, Germania) ed è stata misurata l’ampiezza di ogni singolo anello mediante lo strumento LINTAB collegato al software TSAP (Frank Rinn, Heidelberg, Germania). Per l’analisi dendroclimatologica sono state selezionate le serie temporali che presentavano i valori statistici più alti e sono state calcolate le funzioni di risposta con il clima. I dati met...

Ecologia del limite altitudinale del bosco nell'Appennino Settentrionale.

FERRARI, CARLO;MAGNANI, SILVIA;PEZZI, GIOVANNA
2005

Abstract

La nostra ricerca considera il limite altitudinale dei faggeti nel versante settentrionale dell'Appennino tosco-emiliano, osservabile soltanto sulle più alte montagne, dal Passo della Cisa alla valle del Reno. Il limite è stato mappato alla scala 1: 25 000, usando ARC-GIS - ArcView 8.3, sulla base di quattro carte della vegetazione (TOMASELLI et al, 1994; TOMASELLI et al., 2002; FERRARI et al., 2002a; FERRARI et al., 2002b). Questo limite cartografico si estende complessivamente per 354 km. Per individuare i tratti di maggiore naturalità si è proceduto ad un'analisi dei contatti cartografici del limite del bosco con tipi di vegetazione naturale e subnaturale. La lunghezza totale di questi contatti è di 163 Km e si realizza interamente sopra i 1600 m di quota. I contatti più estesi sono quelli con le brughiere a mirtilli (Loiseleurio-Vaccinietea: 71%) e con praterie a Brachypodium genuense (DC) Römer et Schultes (21%). La caratterizzazione termica dell'attuale limite naturale del bosco è stata eseguita utilizzando i dati di temperatura giornaliera (min e max) del periodo 1951-2002 registrati dalle poche stazioni disponibili e affidabili per il periodo di tempo considerato, seriate secondo un criterio altitudinale: Anzola dell'Emilia (49 m), Pavullo nel Frignano (682 m), Monte Ombraro (727 m), Sestola (1020 m) e Monte Cimone (2165 m). Il gradiente adiabatico dei parametri termici con l'altitudine è stato calcolato mediante regressioni lineari. Si è visto che la quota più elevata del limite del bosco (1875 m) corrisponde ad una temperatura media annua di 4.2 °C, ad una media estiva di 11 °C, ad una media del mese più freddo di -2.5 °C, ad una media del mese più caldo di 12.7 °C e a 132 giorni con temperatura massima >= 10 °C. (PEZZI & FERRARi, 2004). Questi risultati sono soltanto una prima approssimazione circa le esigenze termiche del faggio. Essi derivano da interpolazioni basate su un modello adiabatico, dove mancano misure alle quote corrispondenti alla distribuzione dei faggeti. Questo potrebbe spiegare alcune differenze sinora riscontrate con i dati di letteratura, di cui, peraltro, non è spesso noto il metodo di rilevamento e di elaborazione. Questa carenza potrà essere colmata in futuro mediante l’installazione opportuna di piccole stazioni meteorologiche. Questo consentirà anche di tener conto dell'effetto termico della nebulosità delle medie ed alte quote dell'Appennino settentrionale. Si può comunque osservare che i dati termici relativi al faggio sono più elevati rispetto a quelli riferiti alle conifere delle Alpi. Un contributo cruciale per la comprensione dell'attuale distribuzione del limite altitudinale dei faggeti in relazione ai limiti ecologici del faggio alle alte quote può venire dalla dendrocronologia. Al limite superiore degli alberi (sia altitudinale che latitudinale) analisi dendrocronologiche sono state impiegate per capire l’influenza dei fattori climatici sull’accrescimento degli alberi, per datare l’insediamento delle piante e stimare l’avanzamento o la regressione del limite stesso. Nelle aree di studio del Monte Prado e del Monte Giovo, comprese tra 44° 12’ e 44° 27’ N e 10° 38’ e 10° 59’ E, sono stati individuati 3 plot lungo un gradiente altitudinale che include il limite superiore del bosco. In ogni plot (10 x 30 m), dai 12 alberi di diametro maggiore sono state estratte due carotine mediante succhiello di Pressler (di 0,5 cm di diametro), ad un’altezza di 85 cm, escludendo la linea di massima pendenza per evitare la presenza di legno di reazione. I campioni sono stati levigati e le carote sono state poi datate al binoculare (Leica Wild M3Z, Germania) ed è stata misurata l’ampiezza di ogni singolo anello mediante lo strumento LINTAB collegato al software TSAP (Frank Rinn, Heidelberg, Germania). Per l’analisi dendroclimatologica sono state selezionate le serie temporali che presentavano i valori statistici più alti e sono state calcolate le funzioni di risposta con il clima. I dati met...
2005
Ferrari C.; Cherubini P.; Magnani S.; Pezzi G.;
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