L'articolo intende analizzare la specificità degli approcci epistemici di Jean Améry e Primo Levi nei confronti della pensabilità di Auschwitz, considerati nei termini della loro comune convinzione che ogni prospettiva di spiegazione fattuale "legata all'archivio" e intellettualizzata debba essere abbandonata. Levi parla dell'elemento "evocativo" e "fantasmatico", mentre Améry invoca una "empatia" che superi "la deduzione logica e la verifica empirica", avvicinandosi ai "limiti della ragione". Entrambi insistono sul ruolo essenziale di una dimensione simbolico-rappresentativa come scenario di uno sforzo non di conoscenza ma di "pensiero" attrezzato per trovare proprio nella condizione mediata e limitata della re-praesentatio la stessa apertura al senso e al riconoscimento che è stata distrutta sotto il regime "iper-rappresentativo" (J.L. Nancy) instaurato ad Auschwitz. Questo sforzo comune fornisce una visione del rapporto tra i due scrittori, da intendersi non come semplice contrasto, ma come riflesso inverso del pensiero dell'uno in quello dell'altro.
Matteo Cavalleri (2017). Immaginare l’impensabilità. Le epistemologie del limite di Jean Améry e Primo Levi. Milano : Meltemi.
Immaginare l’impensabilità. Le epistemologie del limite di Jean Améry e Primo Levi
Matteo Cavalleri
2017
Abstract
L'articolo intende analizzare la specificità degli approcci epistemici di Jean Améry e Primo Levi nei confronti della pensabilità di Auschwitz, considerati nei termini della loro comune convinzione che ogni prospettiva di spiegazione fattuale "legata all'archivio" e intellettualizzata debba essere abbandonata. Levi parla dell'elemento "evocativo" e "fantasmatico", mentre Améry invoca una "empatia" che superi "la deduzione logica e la verifica empirica", avvicinandosi ai "limiti della ragione". Entrambi insistono sul ruolo essenziale di una dimensione simbolico-rappresentativa come scenario di uno sforzo non di conoscenza ma di "pensiero" attrezzato per trovare proprio nella condizione mediata e limitata della re-praesentatio la stessa apertura al senso e al riconoscimento che è stata distrutta sotto il regime "iper-rappresentativo" (J.L. Nancy) instaurato ad Auschwitz. Questo sforzo comune fornisce una visione del rapporto tra i due scrittori, da intendersi non come semplice contrasto, ma come riflesso inverso del pensiero dell'uno in quello dell'altro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.