Il progetto "Tipologia della composizione. Per una prospettiva di interfaccia tra morfologia e sintassi" si collocato nell'ambito del progetto PRIN "CompoNet: sviluppo di una risorsa interattiva per l'analisi teorica, tipologica e quantitativa dei composti", coordinato, a livello nazionale, dal prof. Sergio Scalise e finanziato per il biennio 2005-2007. Lo scrivente ha dunque occupato il ruolo di coordinatore di unità locale. Il programma di ricerca dell'Unità da me coordinata ha avuto lo scopo di tracciare un quadro dei processi morfologici di composizione in una prospettiva tipologica. Esso si inserisce in un campo di indagine largamente inesplorato. Come dimostra una ricognizione dell'Universals Archive gestito dall'Università di Costanza (disponibile al sito http://ling.uni-konstanz.de/pages/proj/sprachbau.htm), la tipologia ha sempre dedicato un interesse piuttosto scarso ai processi morfologici che non rientrino nell'ambito della flessione. Tutte le più note generalizzazioni tipologiche sono il frutto di una più o meno ampia comparazione delle categorie semantico-funzionali tradizionalmente definite flessive. Studi sistematici sulla derivazione sono praticamente inesistenti, principalmente perché le categorie semantico-funzionali di natura derivazionale paiono meno costanti di quelle flessive in ottica interlinguistica e, dunque, si prestano meno ad una comparazione su larga scala. La composizione, processo che si colloca a mezza via tra morfologia e sintassi, paga, in più, lo scarso accordo tra gli studiosi sui suoi limiti effettivi: in effetti manca ancora una definizione condivisa di ‘composto'. Nella letteratura scientifica viene solitamente considerata ‘composta' una parola costituita da due o più unità lessicali autonome, cioè da parole. Una definizione come questa appare troppo "larga" in quanto dà origine ad una categoria contraddistinta da un livello piuttosto basso di coerenza interna. In effetti, essa consente di attribuire l'etichetta ‘composto' praticamente ad ogni elemento lessicale che sia più grande di una parola, ma che non possa essere ancora o non possa essere più definito un sintagma. Si tratta, come è evidente, di un insieme praticamente sconfinato di dati, che, per la loro eterogeneità, paiono dissuadere ogni possibile tentativo di classificazione, soprattutto in chiave interlinguistica. L'unità di ricerca ha dunque raccolto dati da lingue diverse per filiazione genetica e per configurazione tipologica, allo scopo di monitorare le strategie poste in atto nella costruzione di parole composte e di tracciare i limiti della variazione interlinguistica rispetto a questo segmento della grammatica. L'unità di ricerca ha prodotto, al termine del biennio, le pubblicazioni e comunicazioni a convegni indicate nel file allegato.

Grandi N. (2005). Tipologia della composizione. Per una prospettiva di interfaccia tra morfologia e sintassi.

Tipologia della composizione. Per una prospettiva di interfaccia tra morfologia e sintassi

GRANDI, NICOLA
2005

Abstract

Il progetto "Tipologia della composizione. Per una prospettiva di interfaccia tra morfologia e sintassi" si collocato nell'ambito del progetto PRIN "CompoNet: sviluppo di una risorsa interattiva per l'analisi teorica, tipologica e quantitativa dei composti", coordinato, a livello nazionale, dal prof. Sergio Scalise e finanziato per il biennio 2005-2007. Lo scrivente ha dunque occupato il ruolo di coordinatore di unità locale. Il programma di ricerca dell'Unità da me coordinata ha avuto lo scopo di tracciare un quadro dei processi morfologici di composizione in una prospettiva tipologica. Esso si inserisce in un campo di indagine largamente inesplorato. Come dimostra una ricognizione dell'Universals Archive gestito dall'Università di Costanza (disponibile al sito http://ling.uni-konstanz.de/pages/proj/sprachbau.htm), la tipologia ha sempre dedicato un interesse piuttosto scarso ai processi morfologici che non rientrino nell'ambito della flessione. Tutte le più note generalizzazioni tipologiche sono il frutto di una più o meno ampia comparazione delle categorie semantico-funzionali tradizionalmente definite flessive. Studi sistematici sulla derivazione sono praticamente inesistenti, principalmente perché le categorie semantico-funzionali di natura derivazionale paiono meno costanti di quelle flessive in ottica interlinguistica e, dunque, si prestano meno ad una comparazione su larga scala. La composizione, processo che si colloca a mezza via tra morfologia e sintassi, paga, in più, lo scarso accordo tra gli studiosi sui suoi limiti effettivi: in effetti manca ancora una definizione condivisa di ‘composto'. Nella letteratura scientifica viene solitamente considerata ‘composta' una parola costituita da due o più unità lessicali autonome, cioè da parole. Una definizione come questa appare troppo "larga" in quanto dà origine ad una categoria contraddistinta da un livello piuttosto basso di coerenza interna. In effetti, essa consente di attribuire l'etichetta ‘composto' praticamente ad ogni elemento lessicale che sia più grande di una parola, ma che non possa essere ancora o non possa essere più definito un sintagma. Si tratta, come è evidente, di un insieme praticamente sconfinato di dati, che, per la loro eterogeneità, paiono dissuadere ogni possibile tentativo di classificazione, soprattutto in chiave interlinguistica. L'unità di ricerca ha dunque raccolto dati da lingue diverse per filiazione genetica e per configurazione tipologica, allo scopo di monitorare le strategie poste in atto nella costruzione di parole composte e di tracciare i limiti della variazione interlinguistica rispetto a questo segmento della grammatica. L'unità di ricerca ha prodotto, al termine del biennio, le pubblicazioni e comunicazioni a convegni indicate nel file allegato.
2005
Grandi N. (2005). Tipologia della composizione. Per una prospettiva di interfaccia tra morfologia e sintassi.
Grandi N.
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