Il contributo propone un’interpretazione della conclusione della Commedia diversa da quella solitamente indicata, tramite una nuova lettura del verso « ma già volgeva il mio disio e ’l velle » (Par. XXXIII, 143). Gli studiosi solitamente considerano gli ultimi versi del poema come riferiti ancora all’unione beatifica del protagonista con Dio. Il presenta articolo mostra invece che il verbo volgere implica un cambiamento di direzione. Per una nota legge teologica Dante è impossibilitato a distogliersi autonomamente dalla visione di Dio per indirizzare altrove il proprio desiderio e la propria volontà. Ma egli è un uomo vivente, non un beato del Paradiso, perciò è lo stesso Dio ad allontanarlo dalla contemplazione di Lui, perché egli possa tornare alla vita terrena.
Titolo: | Come finisce la Commedia? Per una diversa interpretazione del verso «Ma già volgeva il mio disio e ’l velle» («Par.» XXXIII, 143) | |
Autore/i: | Giuseppe Ledda | |
Autore/i Unibo: | ||
Anno: | 2021 | |
Rivista: | ||
Abstract: | Il contributo propone un’interpretazione della conclusione della Commedia diversa da quella solitamente indicata, tramite una nuova lettura del verso « ma già volgeva il mio disio e ’l velle » (Par. XXXIII, 143). Gli studiosi solitamente considerano gli ultimi versi del poema come riferiti ancora all’unione beatifica del protagonista con Dio. Il presenta articolo mostra invece che il verbo volgere implica un cambiamento di direzione. Per una nota legge teologica Dante è impossibilitato a distogliersi autonomamente dalla visione di Dio per indirizzare altrove il proprio desiderio e la propria volontà. Ma egli è un uomo vivente, non un beato del Paradiso, perciò è lo stesso Dio ad allontanarlo dalla contemplazione di Lui, perché egli possa tornare alla vita terrena. | |
Data stato definitivo: | 2022-02-16T10:49:32Z | |
Appare nelle tipologie: | 1.01 Articolo in rivista |