Nel corso della seconda metà del Novecento l’Italia è parsa a lungo estranea a forme di personalizzazione politica in virtù innanzitutto della pesante eredità del fascismo, ossia di un regime che si era proposto di realizzare una vera e propria rivoluzione antropologica, capace di rigenerare l’italica stirpe attraverso un esasperato culto del capo politico. Con l’avvento della democrazia, la centralità esercitata dai partiti nello spazio pubblico e mediale, dove sino agli anni Ottanta hanno controllato rigidamente la televisione di Stato, ha confinato a lungo il corpo dell’uomo politico nel retroscena, oscurato dagli slogan e dai simboli delle forze politiche e dall’introduzione del sistema proporzionale, poco incline a personalizzare la contesa politica. Solo il declino della «repubblica dei partiti» ha consentito al corpo degli uomini politici di rientrare sulla scena da protagonista. Il saggio ricostruisce la transizione intervenuta nel corso degli anni Ottanta, in cui la crisi del sistema politico ereditato dal dopoguerra e la contestuale trasformazione del panorama mediale hanno portato l’Italia a colmare il ritardo accumulato rispetto alle altre democrazie occidentali e – con l’ingresso in politica del principale imprenditore del settore televisivo, Silvio Berlusconi – l’hanno proiettata come caso pionieristico di studio sul terreno della «video-politica» e della personalizzazione mediale.
BRIZZI (2021). Partiti, corpi e personalizzazione politica in Italia tra «Prima» e «Seconda» Repubblica. STUDI CULTURALI, 2021(3), 467-474 [10.1405/102370].
Partiti, corpi e personalizzazione politica in Italia tra «Prima» e «Seconda» Repubblica
BRIZZI
2021
Abstract
Nel corso della seconda metà del Novecento l’Italia è parsa a lungo estranea a forme di personalizzazione politica in virtù innanzitutto della pesante eredità del fascismo, ossia di un regime che si era proposto di realizzare una vera e propria rivoluzione antropologica, capace di rigenerare l’italica stirpe attraverso un esasperato culto del capo politico. Con l’avvento della democrazia, la centralità esercitata dai partiti nello spazio pubblico e mediale, dove sino agli anni Ottanta hanno controllato rigidamente la televisione di Stato, ha confinato a lungo il corpo dell’uomo politico nel retroscena, oscurato dagli slogan e dai simboli delle forze politiche e dall’introduzione del sistema proporzionale, poco incline a personalizzare la contesa politica. Solo il declino della «repubblica dei partiti» ha consentito al corpo degli uomini politici di rientrare sulla scena da protagonista. Il saggio ricostruisce la transizione intervenuta nel corso degli anni Ottanta, in cui la crisi del sistema politico ereditato dal dopoguerra e la contestuale trasformazione del panorama mediale hanno portato l’Italia a colmare il ritardo accumulato rispetto alle altre democrazie occidentali e – con l’ingresso in politica del principale imprenditore del settore televisivo, Silvio Berlusconi – l’hanno proiettata come caso pionieristico di studio sul terreno della «video-politica» e della personalizzazione mediale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.