Se non mancano importanti e approfonditi studi sulla ricezione di Vitruvio tanto nel primo Umanesimo italiano, quanto nel più maturo Rinascimento, rimangono invece in gran parte da esplorare le letture che i grandi grammatici dell’umanesimo filologico tra Quattro e Cinquecento, (Poliziano, Filippo Beroaldo il Vecchio ed Ermolao Barbaro su tutti) avevano condotto sul De architectura. La presenza di riferimenti al lessico vitruviano nelle annotazioni, pur in tono minore rispetto ad altri autori ‘enciclopedici’ come Plinio, è comunque significativa e rivela l’interesse degli umanisti filologi verso un autore ritenuto certamente fondamentale, ma che era spesso di difficile interpretazione anche a causa di edizioni scorrette e lacunose (a partire dalla princeps, apparsa a Roma attorno al 1486 e curata da Giovanni Sulpicio da Veroli). L’intervento analizza le modalità con cui i grammatici si interessavano e ricorrevano a Vitruvio, nelle loro annotazioni filologiche (Miscellanea, prima e seconda centuria, Adnotationes Centum, Castigationes Plinianae), ora come testo da correggere, ora come fonte per spiegare o restaurare altri testi, cercando di individuare in queste letture i segni precursori della fortuna cinquecentesca del De architectura.
Giacomo Ventura (2021). Vitruvio e i grammatici: alcuni aspetti della lettura filologica del De Architectura sul finire del Quattrocento. Roma : Adi editore.
Vitruvio e i grammatici: alcuni aspetti della lettura filologica del De Architectura sul finire del Quattrocento
Giacomo Ventura
2021
Abstract
Se non mancano importanti e approfonditi studi sulla ricezione di Vitruvio tanto nel primo Umanesimo italiano, quanto nel più maturo Rinascimento, rimangono invece in gran parte da esplorare le letture che i grandi grammatici dell’umanesimo filologico tra Quattro e Cinquecento, (Poliziano, Filippo Beroaldo il Vecchio ed Ermolao Barbaro su tutti) avevano condotto sul De architectura. La presenza di riferimenti al lessico vitruviano nelle annotazioni, pur in tono minore rispetto ad altri autori ‘enciclopedici’ come Plinio, è comunque significativa e rivela l’interesse degli umanisti filologi verso un autore ritenuto certamente fondamentale, ma che era spesso di difficile interpretazione anche a causa di edizioni scorrette e lacunose (a partire dalla princeps, apparsa a Roma attorno al 1486 e curata da Giovanni Sulpicio da Veroli). L’intervento analizza le modalità con cui i grammatici si interessavano e ricorrevano a Vitruvio, nelle loro annotazioni filologiche (Miscellanea, prima e seconda centuria, Adnotationes Centum, Castigationes Plinianae), ora come testo da correggere, ora come fonte per spiegare o restaurare altri testi, cercando di individuare in queste letture i segni precursori della fortuna cinquecentesca del De architectura.File | Dimensione | Formato | |
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