Indubbiamente il tatuaggio è un fenomeno che in tempi recenti ha assunto una sempre più crescente popolarità soprattutto nelle società occidentali dove fino ad un recente passato era relegato a strati marginali della popolazione. Ci si può chiedere da dove abbia origine questa diffusione così capillare, se sia un fenomeno effimero o se risponda ad esigenze più interiori. Di queste ultime viene qui delineato un breve quadro. Sulla funzione terapeutica del tatuaggio, lungi dal voler sostenere una funzionalità di tipo medico del tatuaggio, il tipo di terapia preso in considerazione scaturisce da un'attività emozionale del soggetto inciso. Infatti, anche attraverso la più semplice ed apparentemente banale delle decorazioni corporee, si può ipotizzare che la persona tatuata voglia esprimere ciò di cui non ha forse ancora preso coscienza, ovvero tutto ciò che concerne la parte più intima del Sé. Forse, il valore dell'immagine sta proprio in questo: permette di sondare ciò che la parola e la coscienza non hanno ancora preso in considerazione. Con lo scopo di avvalorare questa funzione terapeutica del tatuaggio come strumento di coping emotivo si è condotta un’indagine costituita da un questionario, svoltosi on line (utilizzando i moduli di Google). Il questionario era composto da 20 items, alcuni dei quali prevedevano una risposta chiusa (si/no), altri una graduazione su una scala Likert da un minimo di 1 (poco) ad un massimo di 5 (molto), altri ancora delle risposte aperte che sono state successivamente organizzate per categorie. I partecipanti sono stati 30 maschi e 54 femmine, per un totale, quindi, di 84. I risultati del questionario confermano il fatto che i tatuaggi hanno la facoltà di poter esprimere emozioni e soprattutto di imprimerle, oltre che dentro, sopra di sé, come una cartina da leggere nel caso in cui uno si dovesse sentire perso per un’istante. È evidente, dunque, come attualmente i tatuaggi stiano acquisendo rilevanza più da un punto di vista simbolico che da quello estetico: quest’ultimo, altrettanto importante, fa da cornice ad un messaggio ancora più grande. Il messaggio che si legge (indirettamente) tra le risposte del questionario è che lo sguardo dell’altro passa in secondo piano. Ci si tatua per una questione squisitamente intimistica e personale, non si fa per moda (intesa come cosa superficiale e mondana) e che la moda sia comunque un fattore che riguarda la necessità insita in alcuni soggetti di esprimersi attraverso la creatività.
Arianna Lamonica, Roberto Caterina (2021). Il valore terapeutico antico e moderno del tatuaggio. Una breve inchiesta. AR-TÉ, 15, 36-53.
Il valore terapeutico antico e moderno del tatuaggio. Una breve inchiesta.
Roberto CaterinaSecondo
2021
Abstract
Indubbiamente il tatuaggio è un fenomeno che in tempi recenti ha assunto una sempre più crescente popolarità soprattutto nelle società occidentali dove fino ad un recente passato era relegato a strati marginali della popolazione. Ci si può chiedere da dove abbia origine questa diffusione così capillare, se sia un fenomeno effimero o se risponda ad esigenze più interiori. Di queste ultime viene qui delineato un breve quadro. Sulla funzione terapeutica del tatuaggio, lungi dal voler sostenere una funzionalità di tipo medico del tatuaggio, il tipo di terapia preso in considerazione scaturisce da un'attività emozionale del soggetto inciso. Infatti, anche attraverso la più semplice ed apparentemente banale delle decorazioni corporee, si può ipotizzare che la persona tatuata voglia esprimere ciò di cui non ha forse ancora preso coscienza, ovvero tutto ciò che concerne la parte più intima del Sé. Forse, il valore dell'immagine sta proprio in questo: permette di sondare ciò che la parola e la coscienza non hanno ancora preso in considerazione. Con lo scopo di avvalorare questa funzione terapeutica del tatuaggio come strumento di coping emotivo si è condotta un’indagine costituita da un questionario, svoltosi on line (utilizzando i moduli di Google). Il questionario era composto da 20 items, alcuni dei quali prevedevano una risposta chiusa (si/no), altri una graduazione su una scala Likert da un minimo di 1 (poco) ad un massimo di 5 (molto), altri ancora delle risposte aperte che sono state successivamente organizzate per categorie. I partecipanti sono stati 30 maschi e 54 femmine, per un totale, quindi, di 84. I risultati del questionario confermano il fatto che i tatuaggi hanno la facoltà di poter esprimere emozioni e soprattutto di imprimerle, oltre che dentro, sopra di sé, come una cartina da leggere nel caso in cui uno si dovesse sentire perso per un’istante. È evidente, dunque, come attualmente i tatuaggi stiano acquisendo rilevanza più da un punto di vista simbolico che da quello estetico: quest’ultimo, altrettanto importante, fa da cornice ad un messaggio ancora più grande. Il messaggio che si legge (indirettamente) tra le risposte del questionario è che lo sguardo dell’altro passa in secondo piano. Ci si tatua per una questione squisitamente intimistica e personale, non si fa per moda (intesa come cosa superficiale e mondana) e che la moda sia comunque un fattore che riguarda la necessità insita in alcuni soggetti di esprimersi attraverso la creatività.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.