Nella pratica quotidiana, il Medico Oculista osserva le zone dell’occhio malate in situ avvalendosi di strumentazioni ambulatoriali high-tech, di fatto un’indagine morfologica in vivo che ha oggi raggiunto definizioni e ingrandimenti comparabili a una microscopia ottica convenzionale. Nel caso in cui la storia clinica e la sintomatologia soggettiva orientino verso un sospetto di Dry Eye, le recenti linee guida indicate nel DEWS (Dry Eye WorkShop) suggeriscono una serie pratica di test clinici per valutare varie componenti dell’Unità Funzionale Lacrimale (U.F.L.). Nello specifico, i test di primo livello proposti sono: BUT, colorazione vitale superficie oculare, test Schirmer I senza anestesia (o I con anestesia, e/o Schirmer II con stimolazione nasale), morfologia ed espressibilità ghiandole di Meibomio. Tuttavia, la correlazione tra l’obiettività clinica e la sintomatologia soggettiva è scarsa nella malattia del Dry Eye, poiché è ormai riconosciuto come l’insorgenza dei sintomi preceda quella dei segni clinici. Sarebbe pertanto auspicabile poter affiancare alla valutazione clinica test diagnostici di livello maggiore, in grado di rilevare variazioni precoci del distretto di interesse.

VERSURA P (2009). Il LABORATORIO DIAGNOSTICO NEL DRYE EYE. PROPOSTA PER UN PROFILO C LACRIMALE. SUPERFICIE OCULARE, 3, 2-2.

Il LABORATORIO DIAGNOSTICO NEL DRYE EYE. PROPOSTA PER UN PROFILO C LACRIMALE

VERSURA, PIERA
2009

Abstract

Nella pratica quotidiana, il Medico Oculista osserva le zone dell’occhio malate in situ avvalendosi di strumentazioni ambulatoriali high-tech, di fatto un’indagine morfologica in vivo che ha oggi raggiunto definizioni e ingrandimenti comparabili a una microscopia ottica convenzionale. Nel caso in cui la storia clinica e la sintomatologia soggettiva orientino verso un sospetto di Dry Eye, le recenti linee guida indicate nel DEWS (Dry Eye WorkShop) suggeriscono una serie pratica di test clinici per valutare varie componenti dell’Unità Funzionale Lacrimale (U.F.L.). Nello specifico, i test di primo livello proposti sono: BUT, colorazione vitale superficie oculare, test Schirmer I senza anestesia (o I con anestesia, e/o Schirmer II con stimolazione nasale), morfologia ed espressibilità ghiandole di Meibomio. Tuttavia, la correlazione tra l’obiettività clinica e la sintomatologia soggettiva è scarsa nella malattia del Dry Eye, poiché è ormai riconosciuto come l’insorgenza dei sintomi preceda quella dei segni clinici. Sarebbe pertanto auspicabile poter affiancare alla valutazione clinica test diagnostici di livello maggiore, in grado di rilevare variazioni precoci del distretto di interesse.
2009
VERSURA P (2009). Il LABORATORIO DIAGNOSTICO NEL DRYE EYE. PROPOSTA PER UN PROFILO C LACRIMALE. SUPERFICIE OCULARE, 3, 2-2.
VERSURA P
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