L'articolo analizza tre opere letterarie degli anni Duemila che oscillano tra narrativa e teatro, rievocando le figure di artisti le cui vicende biografiche sono strettamente legate alla loro creazione artistica; in particolare: il racconto "La mostra" (2001) in cui Claudio Magris ha ricostruito l’esistenza irregolare del pittore triestino Vito Timmel; il racconto-monologo "Viva la vida" (2010) in cui Pino Cacucci ha dato voce alla pittrice messicana Frida Kahlo; il monologo "La parola del padre. Caravaggio e l’Inquisitore (2017) in cui Ermanno Rea immagina l’interrogatorio serrato a cui l’inquisitore sottopone il Merisi. Questi testi ibridi rientrano tra quelle scritture contemporanee che a partire proprio dall’indagine dei limiti tra visibile e dicibile si pongono l’obiettivo di mostrare l’ampia gamma di possibilità per guardare e descrivere il mondo, opponendosi così all’omologazione globalizzata dello sguardo e dell’immaginazione imposta dai paradigmi visivi del tardocapitalismo
Filippo Milani (2021). Storie di pittori tra narrativa e teatro nella letteratura italiana degli anni Duemila. ELEPHANT & CASTLE, 25, 151-166.
Storie di pittori tra narrativa e teatro nella letteratura italiana degli anni Duemila
Filippo Milani
2021
Abstract
L'articolo analizza tre opere letterarie degli anni Duemila che oscillano tra narrativa e teatro, rievocando le figure di artisti le cui vicende biografiche sono strettamente legate alla loro creazione artistica; in particolare: il racconto "La mostra" (2001) in cui Claudio Magris ha ricostruito l’esistenza irregolare del pittore triestino Vito Timmel; il racconto-monologo "Viva la vida" (2010) in cui Pino Cacucci ha dato voce alla pittrice messicana Frida Kahlo; il monologo "La parola del padre. Caravaggio e l’Inquisitore (2017) in cui Ermanno Rea immagina l’interrogatorio serrato a cui l’inquisitore sottopone il Merisi. Questi testi ibridi rientrano tra quelle scritture contemporanee che a partire proprio dall’indagine dei limiti tra visibile e dicibile si pongono l’obiettivo di mostrare l’ampia gamma di possibilità per guardare e descrivere il mondo, opponendosi così all’omologazione globalizzata dello sguardo e dell’immaginazione imposta dai paradigmi visivi del tardocapitalismoFile | Dimensione | Formato | |
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